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Dani Faiv & Lexotan – Intervista

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Anche questa settimana siamo in Machete questa volta per intervistare la nuova leva della crew Dani Faiv, fuori col suo primo disco ufficiale “The Waiter” curato in gran parte con la collaborazione di Jack The Smoker. Così sui divani degli studi Machete ne abbiamo approfittato per fargli alcune domande in compagnia pure di Lexotan, il cui apporto è stato fondamentale per la buona riuscita di questo lavoro.

 

Questo “The Waiter” è il tuo primo disco ufficiale che esce per Machete. Come ti senti? Come li vedi i primi feedback che stanno arrivando? Che aspettative avevi?

Guarda, sinceramente aspettative basse. Io sono molto ambizioso quindi ogni volta che ottengo qualcosa voglio sempre di più, non mi accontento. Però sto vedendo diversi feedback parecchio positivi, in molti punti vendita il disco è esaurito e han dovuto riordinarlo. Non ce lo aspettavamo però io voglio aspettare anche i risultati finali prima di parlare però son contento. Con Machete mi trovo benissimo, è un collettivo potente che mi ha dato una mano nella realizzazione del disco soprattutto in post produzione. Ai ragazzi è piaciuto molto, mi stanno scrivendo in tanti tutti i giorni.

 

Partiamo dal principio. Penso che tu ti sia fatto conoscere ai più con quella famosa puntata di Real Talk assieme a Jack The Smoker. Ma prima, chi è Dani Faiv prima? Come hai iniziato? E parlaci anche dei lavori precedenti come “Teoria Del Contrario mixtape”.

Bravissimo, “Teoria del contrario” è stato il primissimo progetto che definisco ufficiale. Prima ho cominciato come tutti poi ho avuto un po’ una vita in giro, ho vissuto a Minorca, dovevo ancora capire quello che volevo. Il mio passato comunque è da breaker, ho fatto dieci anni di breakdance. A sei anni avevo il disco “Anarchy” di Busta Rhymes. Poi maturando e capendo cosa volevo dalla mia vita ho iniziato col rap. “Teoria del contrario” è il primo progetto che definisco ufficiale perché fatto con la testa. Poi c’è anche “9 Days To Kill” che è un EP uscito subito dopo assieme a dei ragazzi di Bari tra cui Strage.

 

E come è arrivato il contatto con Jack The Smoker?

E’ arrivato perché Strage mi disse “Cavolo ma la scena milanese vi deve conoscere” e lui per assurdo, anche se di Bari, conosceva Lanz Khan. Lui mi fa “Guarda, c’è il mio amico Jangy Leoon che ha lo studio a Milano. Venite e portate il disco, gli diamo un ascolto”. Io non sapevo  che Jangy dividesse lo studio con Jack! Quindi arrivo lì, c’era anche Jack che però stava lavorando, quindi faccio sentire il disco solo a Jangy Leoon. Lui si prende benissimo e dice “Fra domani torna qua e porta la copia anche per Jack”. Il giorno dopo Jack mi scrive su Facebook “Dammi il tuo numero, ho sentito il disco e ti voglio proporre il progetto”. E così è nato “The Waiter” in un anno di lavoro! Ci son stati cambiamenti, cose, però sì in un anno abbiamo fatto tutto.

 

Parliamo appunto ora di “The Waiter”. La prima cosa che salta all’orecchio è il sound che è un qualcosa che non è old school, ma nemmeno qualcosa che viene etichettato banalmente come trap. Come è stato concepito questo tipo di sound?

Allora è nato un po’ dalla mia passione legata agli inizi di questa cosa. Non sono uno che se la mena, ma devo dire che ho un buon background, quindi mi ha aiutato molto ascoltare cose che ai giovani d’oggi sono sconosciute tipo Madlib o J Dilla, quella scuola lì. Anche nel disco c’è un beat che sembra praticamente di J Dilla che è una parte di un minuto dopo “Senza Sabbia Dentro”. Ho voluto portare quel suono lì che oggi è praticamente sconosciuto però reinterpretandolo a mio modo, soprattutto per quanto riguarda il flow su cui c’è molta ricerca. Io ascolto parecchio la roba nuova come 21 Savage o Lil Yachty e loro mi hanno dato modo di cambiare il mio approccio nello scrivere.

 

Parlando dei testi invece, ovviamente si nota una gran componente tecnica. Ma i testi sembrano una specie di flusso di coscienza. Tipo in Pragaras si nota molto questa cosa. Come ci lavori sui testi?

In generale il disco parla del mio passaggio da cameriere a rapper. Infatti la copertina rappresenta io che incornicio la mia carriera da cameriere e la racconto. Quindi ho voluto dare questa impronta generale a tutti i pezzi: c’è questa voglia di vendetta e riscatto per chi lavora e si fa il culo ma non viene apprezzato. Poi nei miei testi non ho voluto togliere la mia skill di punta che è la punchline. La punchline può essere generica: se la vuoi fare non devi attenerti troppo all’argomento, ma rischi che poi cada nel freestyle, in qualcosa di scontato. Io ho voluto unire le due cose, la punchline e i concetti che ho in testa, così è uscito questo disco.

Coinvolgiamo anche Lexotan. Da quanto ho capito c’è tutta la parte del disco dei ritornelli e cantato a cui avete lavorato fianco a fianco. Intanto come vi siete conosciuti e come avete iniziato a collaborare? Poi come avete lavorato su questo disco?

L: Quando lui è arrivato da La Spezia a Milano lui mi ha contattato. All’inizio l’ho aiutato col lavoro del cameriere, che era un contatto della mia ragazza. Lui aveva già ascoltato molte cose mie.

D: Io ero molto fan, diciamo la verità.

L: Mi ha scritto, mi ha chiesto di fare qualcosa assieme. Quando è venuto qui per il suo progetto abbiamo unito le forze e quindi sono sempre gravitato attorno a ciò che faceva lui e viceversa. Quando abbiamo visto che c’era un discorso abbastanza serio in ballo, abbiamo incanalato tutte le energie sul suo lavoro e gli ho dato una mano sulle parti vocali. Ho prediletto il cantato, ho messo da parte il rap e mi sono dedicato solo a progetti di questo tipo.

 

Ultimamente la scena rap italiana ha subito un cambiamento e uno svecchiamento enorme, con l’arrivo di tutta questa nuova scuola di rapper più giovani, di cui fai parte anche te possiamo dire. Come la vedi questa situazione e la scena rap in generale?

Ti dico la verità, sono sempre contento se c’è un’evoluzione nel genere. E’ sempre cosa buona. Oggi siamo arrivati a numeri internazionali, quindi la cosa è ancor più positiva. Io vivendola dall’interno perché ascolto rap italiano da una vita, ho notato solo oggi o comunque nell’ultimo periodo un cambiamento enorme per quanto riguarda le views. Io non le ho mai guardate le views, è una roba assurda però è così, mi son reso conto solo oggi. Per esempio sono andato a risentirmi un pezzo vecchio presente in Game Over di Jack, un pezzo che per me era un inno (Opposto, ndr), ha per assurdo cinquanta/sessantamila views, che oggi non sono nulla. Quindi ho visto sto cambiamento esagerato. Chiaramente è bello se rimangono le sfumature del genere. Con tutta la stima professionale che posso avere, tuttavia un disco intero di The Weeknd non riesco a sentirlo. Bisogna bilanciare la cosa, ma son contentissimo. Ci sono un sacco di ragazzi di oggi che mi fanno impazzire anche in Italia. C’è tanto buon materiale e si può ancora migliorare. Secondo me tra uno/due anni lavoreremo con gli americani di quelli forti al top, ne sono sicuro al 100%. E già stiamo iniziando infatti.

 

Pezzo a cui sei più affezionato di questo disco?

PIN.

 

E come mai?

Perché è stato l’ultimo pezzo che ho finito di scrivere. Alcuni pezzi li lascio a metà e li termino poi. La musicalità di quel pezzo la sento come un canto libero. Il ritornello è un’idea di Lexotan. Gli feci sentire il beat e a lui venne st’idea “E vado sempre più suuuu….”. A me quindi ha ispirato come un canto libero, anche a farlo live per la prima volta, mani aperte, occhi chiusi… grandi viaggi. Ripercorrerlo oggi con dei suoni del genere (il beat è 90 bpm) suonato da Carlo Feola che è un pianista di Napoli, ha 60 anni ed è fortissimo. Mi è piaciuta molto sta cosa di riproporre una cosa vecchia ma non è stata capita molto perché è uno dei pezzi meno citati. A quanto dicono sono piaciuti di più Looper, Affogare. Per carità sono affezionat0 uguale a sti pezzi ma PIN proprio mi ha preso di più.

 

Adesso che il disco è fuori, quali sono i tuoi progetti futuri? Per quanto riguarda sia nuovi lavori che live

Live stiamo già girando, abbiamo già portato il disco a Bergamo e poi Brindisi. Brindisi anzi è stato un delirio, bella accoglienza. A Giugno abbiamo altre date come Abano Terme, Sardegna ecc. L’obiettivo è girare sempre con Jack per portare live le combo che abbiamo avuto. Poi ovviamente Lexotan è sempre presente perché oltre a cantarmi i ritornelli fa un lavoro che nei live non si è mai visto: non è solo le doppie, sono cori, melodie sotto diverse da quelle che canto io, una cosa che se mai verrai a vedere un live può colpire. Progetti futuri miei non ti dico nulla, ma sicuramente ti faccio un nome che è appunto Lexotan. Ne vedrete delle belle!

Francesco Gobbato




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