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Intervista ai Black Beat Movement

Intervista ai Black Beat Movement

Fuori ora la nostra intervista ai Black Beat Movement, collettivo alternative/soul milanese fondato nel 2012.
Oggi con loro parleremo di Radio Mantra, il loro nuovo disco uscito a Marzo 2018 e di come poco a poco si stanno ritagliando uno spazio nel panorama della musica Black italiana.

black beat movement

Come, dove e perché sono nati i Black Beat Movement?

I Black Beat Movement sono nati nel 2012 a Milano da un’idea di Luca Javier Bologna e Naima Faraò, ai quali in brevissimo tempo si sono uniti Jacopo Boschi, Luca Specchio e Dj Agly. L’idea era quella di ottenere un suono nuovo all’interno della scena black, che guardasse un po’ più verso il futuro e non verso il passato.

È da poco uscito il vostro nuovo album “Radio Mantra”: com’è nato questo titolo? In cosa pensate che differisca dai lavori precedenti?

Si, nella prima metà del 2018 è uscito per La Grande Onda di Tommaso “Piotta” Zanello, Radio Mantra, il nostro quarto lavoro. Il titolo prende spunto dalle Radio Mantra, delle piccole radio tascabili a pile vendute in India che trasmettono diversi mantra per poter meditare dove e quando si vuole. Ci piaceva l’idea di unire il concetto di spiritualità e quello di condivisione via etere, la musica si diffonde attraverso l’aria, così come la spiritualità.

Come avete scelto i featurings?

Ogni collaborazione è una storia fantastica ed è il risultato di un rapporto umano, di stima, rispetto e amicizia. Siamo onorati che Roy Paci, Ghemon, i Technoir e KG Man siano presenti con il loro messaggio e la loro arte all’interno del nostro disco.

Cosa vi ha portato a fare tutte le vostre canzoni (ad eccezione di quella con Ghemon) in inglese? Perché, appunto, avete fatto un’eccezione proprio per la traccia con Ghemon?

Da sempre abbiamo optato per l’inglese per una scelta prettamente artistica: ci piace come suona questa lingua nel nostro genere. Ciò non leva il fatto che amiamo l’italiano e non ci diamo limiti. Il brano con Ghemon ci è sembrato l’occasione ideale per incominciare un percorso anche in questa direzione! Qualche altra cosa in italiano uscirà sicuramente ma senza abbandonare l’inglese e perché no…anche altre lingue!

Qual è secondo voi la traccia migliore dell’album? Perché?

I genitori non hanno figli preferiti! Siamo soddisfatti di tutte le tracce presenti all’interno di Radio Mantra, da Lagoon a Red Rocks, da Edera a Blazin’. Ognuna racconta un mondo.

Per andare avanti bisogna sempre imparare dal passato: c’è qualcosa col senno di poi che cambiereste nei vostri precedenti lavori?

Siamo una band con approccio sperimentale, quindi ci mettiamo in discussione ogni giorno (cambieremmo tutto sempre eheh) ma cerchiamo di fare piccoli passi credibili e veri ogni volta. Questi anni ci hanno portato a vivere situazioni incredibili, gioie immense e dolori cocenti ma fa parte dei giochi. Teniamo durissimo in questo periodo dove la musica è molte volte messa a lato a favore di showbiz e artisti usa e getta. Noi suoniamo soul music, con un approccio sicuramente nuovo a livello sonoro e di testi, ma che si identifica in quel peculiare modo di vivere la musica, con le radici affondate nell’hip hop e nella condivisione, imparare insieme facendo musica insieme.

Che cosa dobbiamo aspettarci da voi in futuro?

Ora stiamo portando in giro per tutta Italia Radio Mantra, e siamo belli impegnati nel tour, ma stiamo già buttando giù nuove idee per il futuro. Sicuramente ci dedicheremo anche un po’ all’estero, per diffondere le buone vibrazioni non solo in Italia!

Avete un pubblico fantastico che vi segue a ogni live: qual è il vostro segreto?

Abbiamo un pubblico pazzesco e c’è uno zoccolo duro che ci segue ovunque. Il segreto? Forse che siamo persone semplici che non se la tirano, anzi, appena abbiamo l’occasione tiriamo in mezzo tutti quanti nella nostra avventura! Oltre alla forte passione che ognuno di noi ha per la musica, se questo progetto ‘resiste’ lo dobbiamo soprattutto alla nostra Massive. All’interno di Radio Mantra infatti c’è una traccia dedicata a tutti quelli che ci seguono che si intitola My People.

Per Naima: come fai a dividerti in modo efficace tra tutti i gruppi di cui fai parte? Cosa ti ha portato a far parte di più gruppi?

Ho la fortuna di far parte di tre progetti molto importanti della scena milanese: Black Beat Movement, Elephant Claps e Artchipel Orchestra. Sono tre realtà che si muovono in territori differenti esplorando mondi diversi e al momento riesco a dosare bene le energie. Sicuramente il fatto di essere una persona abbastanza organizzata mi aiuta a gestire bene il mio tempo!




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