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Funk Shui Project & Davide Shorty – Intervista

Funk Shui Project &  Davide Shorty – Intervista

Sono tornati i Funk Shui Project, un gruppo che nell’underground rap italiano si è sempre fatto molto notare.
Sin dal precedente disco con Willie Peyote, fino al loro ultimo EP, “Bossa Souldier“, sono stati diversi i nomi noti con cui questo gruppo, di ispirazione soul e funk, ha collaborato. Oggi, per il loro nuovo progetto chiamato “Terapia di Gruppo“, hanno cambiato formazione, optando per un nuovo cantante: Davide Shorty.
Gli abbiamo fatto delle domande.

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Ciao ragazzi, innanzi tutto complimenti per il disco.
Voi cambiate molto spesso la voce del vostro gruppo e a questo giro è stata scelta quella di Shorty, come è nata la collaborazione?

Ciao  a tutti e grazie per i complimenti! Si, diciamo che è una peculiarità che ci contraddistingue fin dai nostri esordi, ci tiene ancorati al concetto fondante del progetto, ovvero quello di collaborare indistintamente con chiunque si crei una chimica artistica adatta. Con Davide nasce così, partendo dal suo avvicinarsi  a noi da Londra quando uscì il nostro primo lavoro con Willie. Da lì, appena ci fu l’opportunità di suggellare l’interesse reciproco, decidemmo – passando attraverso l’esperienza de In the Loft – di continuare a far fluire le ispirazioni comuni e la passione per un certo sound dentro un lavoro più grande, più completo.

 

Il vostro nuovo disco, “Terapia di Gruppo”, è uscito da poco. Siete contenti dei feedback che state avendo?

Molto contenti perché anzitutto ci abbiamo messo un bel po’ di tempo per svariate questioni logistiche e di vita di ognuno di noi. Poi perché quando liberi un disco nel mondo diventa in qualche modo di tutti e non ti rimane che “ guardare di nascosto l’effetto che fa!”. Al momento sembra che l’effetto sia quello sperato!

 

Per Shorty: ho notato un evoluzione nella tua scrittura, pensi di aver cambiato approccio per la scrittura di questo disco?

Paradossalmente alcuni dei brani di questo disco li ho scritti prima di altri brani contenuti nel mio vecchio album “Straniero”, quindi più che di evoluzione é esatto parlare di un approccio diverso, più rap. In “Terapia di gruppo” ho cercato di analizzare sensazioni ed emozioni molto intime, la selezione delle parole non é mai casuale ed ogni rima é messa li perché ha un messaggio.

 

La seconda strofa di “Come si fa” è incredibile. Ti va di spiegarci il messaggio che volevi lanciare con essa?

Grazie! É una strofa scritta molto di getto e racconta tra le righe i motivi per cui sono partito da Palermo e di quanto non abbia avuto scelta seguendo la musica. Avevo bisogno di sentirmi libero, e non giudicato, cosa che in una città del sud succede all’ordine del giorno. Purtroppo le circostanze a volte possono essere psicologicamente schiaccianti, ma sta all’individuo andare oltre e trovare il proprio livello di libertà, il luogo aiuta, ma non é determinante, siamo noi a dover scavare dentro di noi e di conseguenza scegliere, a prescindere da dove ci troviamo.

 

Che intendi con “Cancellano dai libri Piazzale Loreto”?

L’Italia é il paese che dimentica con la facilità di un vecchietto con l’Alzheimer.
Frase riferita alla classe politica di estrema destra, parte della quale momentaneamente é ai vertici del paese. Vorrei poter dare per scontato (e forse sbaglio visto il tasso di analfabetismo funzionale) che chi ci legge conosca la storia del nostro paese. La rivolta di piazzale Loreto segna la chiusura di un momento molto buio per la nostra storia, legato all’oppressione del fascismo. Purtroppo le politiche di divisione di personaggi come Salvini, con un processo di revisionismo storico, sfruttano la frustrazione e la scarsa informazione per accaparrarsi consensi e sono diventate una sorta di proto-fascismo (un periodo che potrebbe precedere la degenerazione e quindi il ritorno di un regime totalitario ed il fallimento della democrazia). I deboli vengono demonizzati, é scoppiata una guerra tra poveri, si parla di grande invasione e la discriminazione sta venendo normalizzata. Stiamo assistendo ad una crescita esponenziale degli episodi di razzismo in tutta la nazione…nel 2018!
Questi individui utilizzano un linguaggio violento, ed una retorica senza fondamento, facendo ribollire la rabbia di chi già si trova in miseria e non ha gli strumenti per smascherare la menzogna. Ciò avviene alla luce del sole, e noi artisti nel nostro piccolo non possiamo fare altro che indicarlo e denunciarlo.

La politica nel rap non si fa più da un pezzo, ma credo che sia il momento di prendere posizioni chiare visto il grado di disperazione. La creatività dovrebbe “riumanizzarci”.

Il periodo storico che viviamo é durissimo. L’attenzione delle persone é stata ridotta ed appiattita dal bombardamento di tutti i media; siamo troppo stimolati, al punto tale da esser diventati ciechi.
É una deriva, che si può combattere solo con la cultura.
A dire la verità penso che ci si dovrebbe organizzare e scendere in piazza per un confronto pacifico. Siamo in tanti, e dalla nostra abbiamo fame di conoscenza, questo dovrebbe renderci forti e motivati abbastanza. Bisogna parlare, trovare un punto di comunicazione anche quando sembra impossibile, ma soprattutto smettere di fermarsi in superficie, per quanto difficile possa sembrare l’unione é l’unico modo per rieducarci alla sensibilità.

Ed invece con “Mi nego la possibile rivalsa del mio ego”?

“Questa stanza mi consola é il primo brano che ha legato me ed i Funk Shui Project. Si parla di depressione, di salute mentale e quel brano in particolare é quasi una preghiera all’universo. Negli anni mi sono reso conto di quanto l’ego (inteso come autocompiacimento fine a se stesso, voglia di apparire) debba tenersi distante dalla musica per renderla veramente genuina. Non é tanto la voglia di apparire quanto il bisogno di raccontare una storia, di liberarsene per star meglio.

Quel verso mette l’accento su questa realizzazione. Mi nego la possibilità di apparire e basta, e di nutrirmi e drogarmi di quella sensazione che l’approvazione degli altri può portare. Credo che la musica sia molto più grande di noi e ci tengo che diventi veicolo di qualcosa di vero, non di un’illusione.

 

Per il gruppo:“Fuori di noi”, secondo me, è il perfetto connubio tra la vostra musica e la nuova wave del rap mondiale, per altro Tormento su quella produzione è assurdo.
Voi cosa ne pensate?
Vi piace la nuova scuola del rap?

Premessa : Aver avuto l’occasione di lavorare con Torme è stato un sogno che si è realizzato e come volevasi dimostrare, lui per primo ha voluto cimentarsi e sperimentare con noi l’approccio ad un brano che non fosse squisitamente classico, nell’accezione del sound sopratutto. Lui è da sempre un artista molto attento a tutte le nuove wave e ne sa sempre cogliere la giusta sfumatura da far sua.

Noi come ascoltatori prima di tutto, non disdegnamo mai le novità qualsiasi esse siano. Il lavoro da fare è sullo scremare ciò che dimostra originalità e ciò che invece è solo il prodotto di una scia, lo strascico di qualcosa di già sentito.

Senza dover far nomi o disquisire se i contenuti e le forme siano edificanti o meno, possiamo tranquillamente affermare che ci sono esempi di artisti, ad esempio, trap che ci piacciono e con i quali non avremmo problemi a confrontarci anche artisticamente.

 

Vi faccio una domanda che avrei voluto farvi da tanto. Quali ispirazioni ci sono state per far venire fuori il vostro precedente disco: “Bossa Souldier”?

Anzitutto grazie mille per la domanda perché è un lavoro a cui siamo super affezionati e che forse è passato leggermente inosservato. La Bossa Nova è un genere che ci lega tantissimo ( Jeremy & Natty Dub nello specifico ), ci ha sempre fortemente ispirato ed era da tempo che ci frullava in testa l’idea di tributare a nostro modo un lavoro a quel genere, quel mondo, quella cultura. Considerate che in Brasile hanno cantato la rivoluzione del paese rivoluzionando proprio quel genere così dolce,smielato e bitter-sweet, e facendolo diventare il loro canto di emancipazione culturale.

 

E’ previsto un tour per questo disco?

Assolutamente si. Abbiamo appena annunciato le prime 10 date in giro per lo stivale a cui, ci auguriamo, ne susseguano tante tante altre!

 

Avete altre cose che state preparando per noi?

Ora attendiamo di partire in tour e siamo già orientati nel frattempo alla produzione di altri lavori. Chissà che non vedano la luce in un prossimo futuro magari nuovi volumi di lavori passati. Chissà…

 

Funk Shui Project – Terapia di Gruppo

a cura di Davide Frascogna




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