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Fruit Joint. Intervista a Dani Faiv

Dani Faiv è uno degli ultimi acquisti di casa Machete, che l’anno scorso aveva stupito un po’ tutti col suo primo disco ufficiale “The Waiter”, realizzato inoltre con la direzione artistica di Jack The Smoker. Oggi il rapper spezzino esce invece col suo secondo disco “Fruit Joint”, che sin dai primi estratti (“Gameboy Color”) dimostrava un mood più spensierato e meno cupo rispetto al precedente disco. L’abbiamo quindi incontrato in Sony per fargli qualche domanda su questo nuovo progetto.

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Il tuo secondo disco “Fruit Joint” ufficiale esce venerdì. Quali sono le tue aspettative? Come pensi verrà recepito dal momento che il mood di questo progetto è diverso da quello di The Waiter?

Non saprei cosa aspettarmi. Oggi in Italia il pubblico è vario e sempre più attento all’immagine piuttosto che alla musica, soprattutto in questo genere dove gli ascoltatori sono giovani e con i social possono esprimere facilmente il loro parere. In America non si fermano solo all’aspetto esteriore. Ti faccio un esempio: se Trippie Redd si fa i capelli rossi non gli dicono “sei Lil Yachty“, proprio per questo motivo. Il mio disco riprende le tematiche di ‘The Waiter’ ma in maniera più matura sia di testa che a livello di rime. Certi tecnicismi prima non mi venivano. Possiamo dire che “Fruit Joint” è un “The Waiter” più evoluto ma sempre con lo stesso Dani Faiv felice, preso bene ecc… Magari alcuni mi conoscono solo per le robe recenti come “Gameboy Color” ma questo è un loro limite. Molti veterani hanno apprezzato quello che faccio e proprio loro mi hanno fatto fare un salto di qualità, oltre ovviamente a tutte le persone che mi hanno iniziato a seguire di recente. Da “Pollo” a “Melinda” fino ad arrivare a “Gameboy Advance”. Nel disco c’è tutto quello che vi aspettate, se siete miei fan.

 

Nel comunicato stampa leggo che questo album si rivolge a una fetta di pubblico più giovane. Possiamo definire Fruit Joint un disco di transizione, di evoluzione? “Pollo” ad esempio poteva stare benissimo in “The Waiter”.

Sì, anche ‘Melinda’ a mio avviso. Ha un beat con sonorità recenti ma comunque è tutta rappata con i contenuti di sempre. Tutto l’album è completamente rappato, non ci sono barre cantate. E’ tutto real rap. Davvero non riesco a capire come ciò non si possa sentire, ma per fortuna ci sono tanti veterani che ci sono arrivati subito.

 

Il concept di questo disco è “molto colorato” potremmo dire. Nelle liriche troviamo riferimenti a questo immaginario fatto di frutta e colori. Da dove nasce l’idea?

Da ‘Gameboy Color’ assolutamente. L’idea era di cambiare il mio aspetto, non fisico, ma relativo appunto all’immaginario. Quindi trasferire tutta quell’idea di ‘presa bene’ a immagini, basi, liriche e temi. Il motivo di questa scelta è che voglio essere coerente. Prima portavo i piatti, mi alzavo alle otto del mattino e mi giravano i coglioni ora sono riuscito a esaudire il mio sogno. Sono in Machete, faccio il lavoro che mi piace e voglio essere coerente perchè ora non sono ‘preso male’. Poi magari fra un anno mi gireranno i coglioni per altro.

 

In questo disco i soli featuring presenti sono G.bit e Lexotan mentre non ci sono collaborazioni con altri artisti Machete. Perchè hai deciso di inserire pochi feat. in questo disco?

Ho scelto di mettere pochi featuring nell’album perchè il disco è corto e non volevo mettere altre voci. Voglio solo far sentire la mia di voce. La scelta di G.bit deriva dalla stima reciproca, il mood è lo stesso anche se la traccia che abbiamo creato non è poi così felice anzi l’approccio alle strofe è molto ‘duro’.

 

Il disco è composto da 8 tracce anche se si tratta di un album ufficiale. Stai seguendo la moda di inserire meno canzoni nei progetti, come stanno già facendo Kanye West o Desiigner per citarne due?

Il disco uscirà in copia fisica tra Settembre/Ottobre. Lì ci saranno molte sorprese. Ti dico solo questo

 

Qual è il pezzo di Fruit Joint al quale sei più affezionato, più soddisfatto o che ti rispecchia di più?

‘Gameboy Advance’ e ‘Melinda’. La prima perchè è una canzone più matura rispetto a ‘Gameboy Color’. Non è che mando affanculo la finanza e basta ma esprimo dei concetti, nel ritornello soprattutto dico: “col mio brother che mi porta e mi dice non ti preoccupare della strada come se avessimo i giorni contati e indietro non si torna più”. E’ una roba più poetica. Ad esempio finisce il live e il tuo amico ti dice non ti preoccupare e vivi come se ogni giorno fosse l’ultimo, che è un po’ la filosofia che voglio portare.

‘Melinda’ perchè è l’esatto compromesso tra prima e ora. E’ proprio una traccia potente, senti che il beat è fresco anche se ‘triste’. Mi piace davvero.

 

Tu come tutti gli artisti Machete sei molto attento all’aspetto live e infatti già per The Waiter avevi preparato un tipo di live diverso dai soliti. Ci saranno sorprese a livello di live per quanto riguarda Fruit Joint?

Guarda di preciso non so ma di sicuro non vogliamo fare un live piatto. Al massimo tireremo dei limoni, studieremo qualcosa del genere… ride.

a cura di Francesco Gobbato

 




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