Loudness! Tutto ciò che c’è da sapere per il caricamento dei tuoi brani online
Sei un artista emergente di quelli cazzuti underground senza supporti discografici?
Potrebbero esserti utili un paio di dritte sul caricamento online dei tuoi brani; e già, perché un mix collaudato e un bel master non bastano quando sono in agguato dei piccoli grandi dettagli che è meglio conoscere!
Infatti, le piattaforme di streaming da Spotify a Youtube fanno in modo che tutte le canzoni suonino più o meno allo stesso livello di volume (non è il caso di Soundcloud dove le regole sono diverse), prendendo come riferimento un parametro: la loudness, o anche molto più semplicemente ‘il rumore medio’ di un brano, in questo caso.
La loudness si misura facilmente con tanti plugin, molti dei quali spesso anche gratuiti e ben funzionanti:
https://www.nugenaudio.com/mix-and-master-for-streaming-services.php ;
con i quali possiamo portare più facilmente i nostri brani ai –14LUFS* (Loudness Unit in reference at Full Scale) di, in questo caso, Spotify. (*Si chiamano anche LKFS)
Perché accade? Sostanzialmente -ed è un dato di fatto-, siamo più propensi a farci piacere le canzoni che suonano più forte rispetto a quelle che suonano più basse e questo ha scatenato negli anni passati una vera e propria guerra della loudness per fare a gara a chi faceva suonare più forte i propri brani, ma non solo, il discorso vale anche per le pubblicità in televisione. Nulla di nuovo insomma, la solita gara a chi ce l’ha più grosso, il sound…
Ed è quindi per questo che oggi le piattaforme di streaming tendono a scoraggiare gli artisti a comprimere #abbestia i propri brani a favore della dinamica, una parola bellissima, che sta ad indicare in questo caso la differenza tra il punto di ascolto più basso e quello più alto, o per capirci meglio, se suonate una nota di piano e la premete forte avrà un valore psicologico ben diverso da quando la suonate molto piano e delicatamente; un fattore quindi, spesso e volentieri cruciale per la resa emotiva e generale di un brano.
Tornando a cosa fare, dobbiamo quindi capire che caricare il proprio brano rispettando questi valori di riferimento aiuta molto perché significa essere sicuri che quello che ascoltiamo noi, sia lo stesso che ascolteranno i vostri fans! Nel caso in cui, per esempio, il nostro brano suonasse a –8LUFS, significherebbe lasciare modo a Spotify di abbassare di non poco il volume del nostro brano e fare in modo che durante la riproduzione buona parte del materiale audio venga perso e rovinato, dando agli ascoltatori un’esperienza ben diversa da come l’avevamo pensata noi, perché sia chiaro: buona parte del file viene proprio tagliata via.
Ecco un’immagine presa in prestito da Mastering the Mix. Dove a sinistra abbiamo una bella dinamica e a destra la stessa dinamica distrutta da Spotify.
Per chi non avesse aperto il link sopra, riporto la tabella:
Spotify | -14LUFS, Ogg Vorbis | |
YouTube | -13 LUFS, AAC-LC / Opus | |
Apple Music | -16 LUFS, AAC-LC | |
Tidal | -14 LUFS, AAC-LC | |
AES Recommended Practice | -20 to -16 LUFS, N/A |
Insomma cari artisti emergenti, fate belle canzoni ma soprattutto fatecele ascoltare bene!
In bocca al lupo.
Antonio Fenix.