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Clipping – Mid City (Recensione)

“Clipping è una distorsione di forma d’onda che si verifica quando un amplificatore è sovra pilotato e tenta di erogare una tensione o corrente oltre la sua capacità massima, ovvero va in saturazione” fonte Wikipedia.

Questa è la degna introduzione ai Clipping: gruppo di Rap sperimentale da Los Angeles formato dal Mc Daveed Diggs (anche attore), William Hutson (noto anche come Rale) e infine Jonathan Snipes (attivo dal lontano 2002 con lo pseudonimo Captain Ahab), tutti e tre noti al grande pubblico per l’album ‘’CLPPNG’’ uscito nel 2014 per Sub-Pop.

“Clipping: make party music for the club you wish you hadn’t gone to, the car you don’t remember getting in, and the streets you don’t feel safe on.” fonte la pagina Facebook del gruppo.

Retrospettiva: prima di presentarsi al grande pubblico, il gruppo si forma intorno al 2010 e pubblica tre anni dopo il loro Mixtape d’esordio “Midcity”, passato leggermente inosservato assieme a una coppia di EP.
“It’s Clipping bitch”. Si apre così questo progetto seguito da diversi
rumori a dir poco disturbanti che ci introducono alla prima strofa della prima traccia praticamente acappella, seguita da inframezzi alla fine di ogni strofa che ricordano il suono amplificato agli eccessi del vostro vecchio televisore.
“Come get it”
ci introduce gli stessi rumori fino a “Loud”, in pratica priva anch’essa di percussioni, dove droga, sesso e violenza dominano la scena nelle liriche di Daveed, che con un flow degno dei migliori rapper del mid-west ci presenta un ottimo extrabeat.
Nonostante l’originalità (per non dire l’anticonformismo), è proprio Daveed Diggs, a mio parere, il protagonista delle successive tredici tracce.
Un flow a fuoco rapido, un
breath-control a dir poco impressionante, una violenza lirica straordinaria: tutto questo riesce a dare al progetto un’identità originale, con vari riferimenti alle droghe, la cultura club, al gangsta rap, sessismo e citazioni alla vecchia scuola, il tutto intriso di misantropia, nichilismo e “fuck yourself”.
Tanti gli episodi che meritano una menzione, come il geniale e colorato skit “Overpass” (dove un classico
bip atto a censurare le liriche esplicite del nostro mc viene modulato fino a diventare un altro suono funzionando da outro) o la penultima “Real” da cui viene estratto il sample vocale che va a chiudere il progetto.
Perfino i featuring (sette, l’equivalente della metà dei pezzi presenti in tracklist) non deludono e tengono perfettamente testa al protagonista.
Per quanto riguarda invece la produzione, seppur fuori da ogni possibile schema, minimale come non mai, viene alla lunga a mancare il comparto ritmico tipico del genere nonché la totale assenza di elementi come scratch, samples o altro, il che può condizionare l’ascolto a lungo andare.
Quello che intendo, che poi verrà appunto migliorato nell’esordio ufficiale, e che tutta questa
musica concreta sarebbe stata bella anche su un break che mena e qualche graffio ogni tanto, tuttavia non delude poi così tanto il minimalismo dell’operazione.
In sostanza ascoltatelo senza troppe parole, recuperate l’esordio ufficiale nel caso ve lo siate perso e non aggiungo altro in virtù del fatto che il mio voto a questo disco dovrebbe parlare per me.
“Take three of these, don’t call me/ this is the presciption, bitch/”

 

8,5/10

Matt rocc




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