Hiphopmn

Intervista – Zeth

1. Ciao Zeth. Ti ringraziamo per questa intervista. Per iniziare, essendo la prima volta con noi, parlaci un po’ di come ti sei appassionato alla cultura hip hop e di come hai intrapreso la carriera da rapper e se sei soddisfatto dei traguardi raggiunti e di ciò che hai fatto finora.

Ciao e grazie mille dell’ospitalità! La mia storia nell’hip hop è lunga, nasce 20 anni fa, tra una partita a basket e le musiche che trasmetteva Radio Palladium con il mitico Ciso. Sono la cosiddetta seconda generazione dell’hiphop italiano, quella post posse, nata nella prima metà degli anni 90. Ero troppo piccolo per frequentare i centri sociali quindi l’hip hop mi ha raggiunto sotto forme diverse, magari da uno stereo ai bordi di un campetto. Non so dirti come sono diventato un rapper, ho scritto le mie prime canzoni nel 96 e fatto i primi palchi poco dopo, credo sia stata una giusta propensione naturale (coi piatti ero un frana totale). Ho fatto tanti dischi, tanti live, ho conosciuto direi almeno il 70% della scena nazionale, visto che negli anni ho contribuito a fondare Moodmagazine (con Toni Meola) e Myhiphop poi, facendo veramente le acrobazie in questo senso. Diciamo che potrei scrivere un libro sul vero volto della scena hip hop, su quello che la maggior parte delle persone non ha minimamente visto o immaginato…ci sono tanti retroscena che potrebbero far cambiare idea su molte cose…ci ho anche pensato un paio di volte…

Per il resto, io sono ancora uno che si imbarazza se qualcuno gli fa i complimenti per una canzone; non mi sono mai fermato a pensare ai traguardi, perché appena raggiungevo un obiettivo me ne ero posti altri 10 e poi sarebbe davvero brutto da parte mia arrivare qui dicendo “ho fatto questo, ho fatto quello”, cioè mi fa un po’ ridere pensare di usare il termine “carriera”… chi se ne frega in fondo … mi sembrerebbe di fare la gara a chi ha il pisello più lungo e sarebbe un po’ puerile. Sono un rapper, amante di un certo tipo di tecnica e nerd a bestia. Sono un collezionista di fumetti e un gran giocatore di videogames e boardgames. Sono un cultore di un certo tipo di cinema e adoro scrivere sceneggiature per videoclip e dedicarmi anche alla loro produzione. Questo mi rende particolare, distinguibile…diciamo che a differenza di altri sono riuscito a trovare presto il mio stile identificativo sia espressivo che tecnico.

2. Recentemente ti sei esibito a “Lucca Comics & Games”: come hai vissuto questa esperienza? Rimanendo in argomento, com’è nata la collaborazione con Danno per la traccia “Nerd Wars”? Parlaci anche della tua passione per la cosiddetta “cultura nerd” di cui troviamo riferimenti un po’ in tutto Zeta.

Beh partecipare ad un evento come Lucca Comics è davvero un sogno che si avvera. Al momento dovrebbe essere il secondo o terzo evento “comics” al MONDO per numero di presenze, quindi puoi immaginare quanto sia emozionante e anche un “onore” ricevere un invito del genere. Aggiungi che io frequento Lucca Comics (e un bordello di altre fiere e convention) ormai da più di 13 anni e che per me è quasi una seconda casa. Il live è stato fenomenale. Con la mia band Zee Rex abbiamo portato uno show del tutto nuovo, molto crossover nell’impostazione…sotto il palco c’erano oltre 4000 persone, ci hanno accolti in maniera pazzesca, e davvero mi auguro di poter tornare anche l’anno prossimo su quel palco. In backstage l’atmosfera è stata bellissima, si è creato un ottimo clima, e vedere la gente che conosceva già Nerd Wars a memoria mi ha davvero emozionato.

Io e Danno siamo amici da tanti anni. A prescindere dal rap, siamo due nerd fatti e finiti. Passiamo ore a parlare di giochi, film, libri serie tv e abbiamo gli stessi gusti (da Star Wars a Garth Ennis, dagli Xmen ai giochi da tavolo di ruolo). Erano anni che parlavamo di fare un pezzo assieme, ma bisognava trovare la giusta bombetta. Quando ho scritto lo scheletro di Nerd Wars su quel capolavoro di beat che ha fatto Amon, campionando Mazinga, mi sono detto che il momento era giunto e che io e lui eravamo gli unici in Italia in grado di realizzare un pezzo del genere, che davvero non ha precedenti. La cosa stupenda di Nerd Wars è il fatto che sia nata con una spontaneità che sembravamo entrambi tornati ad avere 16 anni. Ci siamo gasati su tutta la linea e, visto che parliamo di cose che ci appassionano davvero tanto, credo che traspaia questa genuinità. Magari prossimamente ci sarà qualche altra novità…

Riguardo l’essere nerd, è una questione un po’ strana. Adesso va di moda essere nerd. Basta guardare Big Bang Theory, avere un paio di occhiali strani e avere la maglietta dei Pokemon e boom il gioco è fatto. Sticazzi. Sono un collezionista di fumetti e di boardgames, e crescendo a pane e comics era naturale che il mio modo di scrivere fosse influenzato da questo mio forma mentis. Adoro Grant Morrison, Millar, Ennis, Mignola e Frank Miller; il loro modo di scrivere in particolare mi ha influenzato negli ultimi anni molto più di quello dei rappers che seguo. Anche nei miei video vedi che il mio immaginario è particolarmente “cinematografico”. Tutto il mio disco, che definirei comunque “conscious”, è scritto mediante l’utilizzo di metafore, analogie e chiavi di lettura legate a questo tipo di cultura… qualcuno ultimamente ha detto che ho inventato un nuovo genere…il nerd-core….ahahaha!
3. In “I Wonder” emerge tutta la tua passione per la musica, dichiari infatti: “con il rap non ho mica fatto i soldi ma di certo ho ancora fame”. Cosa ti senti di consigliare ai giovani che iniziano a rappare? E’ possibile secondo te vivere di musica mantenendo viva e pura la passione?

In verità I Wonder è la dedica che faccio a tutti i musicisti underground che conducono una doppia vita…quelli che hanno un lavoro diverso dalla musica e che cercano di fare e ottenere il massimo nel poco tempo che gli è concesso. Quelli che suonano nonostante tutto, quelli che sacrificano ore di sonno e mille altre cose in nome della passione. Creare bella musica è difficile. Creare bella musica dopo essere tornati da 9 ore di lavoro in un altro contesto è ancora più difficile e dal mio punto di vista merita un rispetto particolare, che spesso in Italia – terra di artisti e bla bla di stocazzo – non viene riconosciuto. Nella mia lunga militanza nell’hiphop mi sono trovato spesso a “crescere” o veder crescere giovani rappers, diventati poi grandi e bravi. Il consiglio è di LAVORARE. Non so chi diavolo abbia messo in testa il contrario ma il rap, anzi l’hip hop, non è una cosa per tutti e necessita di tanto sforzo e abnegazione. Leggo delle cose così imbarazzanti su facebook certe volte che davvero mi domando che cosa stia passando per la testa di tanti giovani rookies. Il LAVORO sulla musica e l’impegno sono fondamentali e qui più di qualcuno lo sta scordando. Giocano a fare i Gue Pequeno e io rimango davvero stranito, perché gli stessi non capiscono quanto sforzo e gavetta ci siano dietro anche a personaggi molto popolari come lui. Fortunatamente esistono dei giovani pazzeschi, rispettosissimi della cultura e di chi c’è stato prima, e stanno crescendo infinitamente più bravi di quanto lo eravamo noi alla loro età. Per quanto riguarda il “vivere” di musica, mantenendo viva la passione la risposta è: perché no? Certo che si può riuscire. Ovviamente richiede uno sforzo EXTRA non indifferente e molte concomitanze fortunate (o di destino chiamale come vuoi), tipo essere nel posto giusto al momento giusto.
Io compro troppi fumetti e action figures per poter campare esclusivamente di musica! Ahahahahahahaha!
Ma in ogni caso smettiamola di pensare che tutti gli artisti mainstream o “commerciali” – come si diceva un tempo – siano bestie che hanno fatto un patto col diavolo per i soldi. Ognuno sceglie le strade che preferisce in base alla propria personalità e attitudine. Quindi se uno ad un certo punto “cambia” e passa al “Lato Oscuro” demonizzato della musica, per i canoni che professate, magari non era uno stinco di santo neanche prima quando era “underground”.
4. Come sta andando il disco? E’ da poco uscito il secondo videoclip/singolo “Doomsday”; pensi di farne uscire un terzo in futuro?

Zeta mi sta dando un sacco di soddisfazioni, soprattutto al di fuori dei confini dell’hip hop. Quest’anno ho suonato tantissimo e in tanti contesti diversi, dal tour ai vari festival di questa estate, agli eventi “comics”, all’apertura del live di Lindsey Stirling con i The Sidh. Le reazioni del pubblico, le cose che mi sono state dette dopo i live, i dischi che ho venduto, denotano un’attenzione e una fame di musica da parte di molte di queste persone che nella scena hiphop mi è sembrata un po’ affievolirsi. Mi ha aperto gli occhi. Nel tempo ho iniziato a conoscere e collaborare con band come The Groovy Monkeys, The Sidh, Anima Caribe. Lavorare con i musicisti mi ha proiettato in una nuova dimensione…è stato un onore (anche inaspettato alle volte) ricevere tanti feedback positivi e apprezzamenti da grandi musicisti di professione. Che bello, per troppo tempo non mi ero accorto di questo ambiente fighissimo e così stimolante.

Doomsday è il Dark Side contrapposto al cammino della luce, un continuo confronto. E’ una canzone che parla di villains, necessari affinchè possano esistere gli eroi.
E’ la mia presa di posizione netta nei confronti del proprio nemico personale, il nostro Villain, rappresentato dai problemi della vita. Il video e la canzone condannano un certo pessimismo da social network, quello del “disagio” e “odio tutti”. Per come la vedo sono stronzate scritte da gente troppo annoiata per combinare qualcosa di buono. Io non ho il tempo per ‘ste cose.
Il video, che reputo il migliore tra quelli che abbiamo realizzato con Eyes Productions, mostra una tortura subdola, psicologica, e il simbolo di Superman che brucia lentamente è il chiaro parallelismo di quello che può accadere quando lasciamo che i nostri demoni interori ci consumino. How to kill a Superhero.
Nel mondo dei comics molti Villains falliscono perché tentano di affrontare di petto i supereroi. Purtroppo la vita è più subdola e cerca sempre di attaccarti alle spalle, un passo alla volta.
Il terzo singolo è già stato deciso, mi piacerebbe farlo uscire poco dopo Natale, comunque durante l’inverno….ho già detto tutto.

5. In diverse tracce di Zeta si sentono certe barre che trasudano una critica verso un certo tipo di rap fondato solo sullo “spaccare” e i soldi e in generale sul rap che oggi va per la maggiore. Qual è la tua opinione al riguardo? Cosa ne pensi in generale dell’andamento della scena rap in Italia di questo periodo?

Non è del tutto corretto. Paradossalmente rispetto di più chi dichiaratamente fa musica per scopi commerciali e redditizi (con tutte le conseguenze del caso) che non quelli che si nascondo dietro la bandiera dei “duri e puri” e poi sotto sotto sono solo opportunisti e magheggioni. E poi se parliamo di contenuti non è che certi testi americani degli anni 90 fossero questo fulgido esempio di rettitudine e cultura.
Ho riassunto questi concetti su Clint Eastwood. Adoro quel pezzo. C’è tutto ciò che penso, visto con il filtro del vecchio veterano che, tanto per citare Gunny, “ha mangiato filo spinato a colazione e pisciato napalm”. Mi sono sempre visto come un veterano di questa cosa, una sorta di Nick Fury “buono”…spesso con posizioni molto nette a riguardo.

Quindi ti dico che è bello vedere la musica rap in classifica, e tutti in qualche modo abbiamo goduto di questo. Purtroppo la superficialità è segno dei tempi…le mode passano ancora più velocemente e c’è talmente tanta offerta che un sacco di cose rischiano di passare inosservate perché non c’è più il gusto della ricerca, specie tra i giovanissimi. Questo danneggia anche il mondo della musica perché anche il rap non è immune da questa tendenza. Se solo ci fosse più tempo e voglia di cercare forse anche questa tendenza a seguire degli esempi sterili sarebbe ridimensionata.
Adesso tutti condividono le foto su facebook “SAVE THE VINYL”, ma poi brutti stronzi il giradischi a casa manco ce lo avete…
Per fortuna ci sono ancora grandi esempi da seguire. Ho gioito come un pazzo nell’apprendere del nuovo disco di Kaos, e anche tra i cosiddetti mainstream si possono trovare delle perle di grande bellezza e profondità. Però con tutto il rispetto non mettetemi davanti Moreno e altre cose del genere perché io sono abbastanza esperto da sentire la puzza di bruciato a kilometri di distanza….

6.  Sempre in Zeta c’è una traccia (Puito) totalmente in dialetto veneto che vede la collaborazione di Herman Medrano. Come è nata questa collaborazione e l’idea di un pezzo del genere? E inoltre come vedi la scena rap in Veneto?

Negli ultimi anni Herman Medrano è diventato come un fratello maggiore. In tour con lui ho imparato tantissimo, nonostante io non sia più un pivello, e si è creato un rapporto speciale. Puito segue il percorso che assieme io e Herman abbiamo iniziato con Mi Non Me Sento, che qui in Veneto è diventato un piccolo tormentone. Io e lui condividiamo il piacere di utilizzare la musica anche più spensierata per lanciare dei messaggi, spesso anche molto seri e importanti. Sentirai questa cosa anche nel nuovo pezzo fatto assieme, contenuto nel suo nuovo album di prossima uscita. E’ bellissimo fare il rap nell’idioma che usiamo ogni giorno e il veneto ha una musicalità speciale con la quale trovo tanta affinità. E lui, vero iniziatore di questa cosa del rap in dialetto veneto, è davvero un artista dalla sensibilità superiore. Abbiamo in mente qualcosa di nuovo ancora, ma per il momento non posso dire niente!
La scena veneta è forte. Una fucina che ha prodotto tanti talenti, insomma ormai si sa. Tutti i big passati per Pedro, Rivolta, K2 e tutti i vari locali sanno che la qualità qui c’è e in abbondanza e che i gruppi “in apertura” spesso non fanno sconti a nessuno. Senza contare che è rimasto un delizioso spirito “real”… Certo non mancano competizione e qualche scazzo, ma in generale c’è un rispetto di fondo che non deve essere trascurato. Io sono positivo sulla sua ulteriore crescita.
7. Dopo questo disco hai altri progetti in cantiere? Stai già lavorando a qualcos’altro? Puoi anticiparci qualcosa?

Mi fa incazzare la velocità con cui si bruciano dischi e video di recente. Tu mi chiedi del futuro? E io ti dico PARLIAMO DEL PRESENTE! Per me ZETA è come fosse appena nato, mi soddisfa molto e credo che debba raggiungere ancora tanta gente! Ho scelto un percorso artistico particolare. Il disco si intitola ZETA per un motivo ben preciso. L’ultima lettera dell’alfabeto coincide con la chiusura di un ciclo, dove io sono la costante, ascolta l’intro scritta da Miguel Velasquez e interpretata da Maurizio Merluzzo (no, non è il campione di un film, è un monologo creato appositamente!). E’ partito da me e tutto torna a me. Ho voglia di sperimentare palchi diversi come sto facendo negli ultimi tempi e dedicarmi alle collaborazioni con i musicisti. Ho nuotato per anni nel grande lago dell’hiphop, ora voglio prendere il largo nel mare della musica. Non a caso adesso mi muovo con una band di grandi musicisti e amici, gli Zee Rex (Claudio, Teo, Manu e Miguel) e sto lavorando ad un progetto interessantissimo assieme ad un super producer trentino, Menevolt, e al mio amico e socio Iain Marr dei The Sidh (con cui ho già fatto The Winter Song e Clichè). Il viaggio iniziato con Nerd Wars continuerà, come nelle migliori tradizioni cinematografiche degli anni 80/90 ;)

8. L’intervista è terminata. Concludiamo con un tuo saluto ai fan e a chi ci segue.

Vorrei salutare e ringraziare gli amici che hanno lavorato con me su questo disco, in primis Dj MS, mio vecchio compagno e dj di infinito talento, che ha davvero sudato 7 camicie per aiutarmi nel viaggio, Miguel Velasquez (K DeBridge) che ha vissuto questo album quasi come fosse il suo e Luca Occhi, il mio socio – regista dei videoclip, perché avevamo un obiettivo e abbiamo corso fianco a fianco tra mille difficoltà per realizzarlo. E poi Apoc, Amon, Freshbeat, Mo’Rox, Gonzo e ancora MS, dei producer favolosi, che mi hanno donato davvero le musiche che ho sempre desiderato avere in un disco. Danno, Masito e Baro per la loro amicizia e supporto costante, Herman Medrano e tutti i Groovy Monkeys, in particolare Enrico “Millo” per le sue splendide bassline e i continui consigli, Ares Adami, Maurizio Merluzzo, fantastico doppiatore e showman a cui auguro tutto il successo del mondo, Katja Marun (il brano con lei è tra i miei preferiti), il mio vecchio socio Enrico “Penta” bulla grandissimo dietro al banco mixer, che fa suonare sempre tutto come piace a me, Dj Tech, Dj Rumble e Iain Marr (con tutti i The Sidh) che mi ha mostrato una prospettiva nella musica che mi ha stregato.
Ai miei Zee Rex va un abbraccio forte e l’augurio che assieme si possano conquistare sempre più vette. E a tutti quelli che hanno preso il disco e che hanno condiviso le mie canzoni dico GRAZIE. E’ stato un onore entrare nelle vostre vite anche se magari solo per il tempo di una canzone.
Grazie a voi per la bella chiacchierata e un augurio a tutti i vostri followers e al popolo della MUSICA, affinchè certi stereotipi possano essere eliminati, definitivamente. E quando avete tempo, leggete qualche bel fumetto potente, vedrete come starete meglio e come migliorerà il vostro gusto critico.
One love!
Link ultimo video  “DOOMSDAY (prod. Apoc)”: https://www.youtube.com/watch?v=aykJSy0ypcM

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