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Outside the box – B-Music (Recensione)

Senza alcuna ombra di dubbio negli ultimi anni la separazione tra “mainstream” e “underground” si è noiosamente fatta imponente e non accenna minimamente a sanarsi, riempiendo copiosamente le bocche peccatrici di molte persone che o non ne capiscono davvero o non sanno il significato del termine “priorità”.

Think’d e Pacman sono due mc pugliesi autori di un progetto chiamato “Outside the box” che ha dato alla luce il suo primo lavoro esattamente il primo giorno di questo 2014, un EP dal titolo “B-Music”.
E’ essenziale soffermarsi sul nome che è stato conferito al gruppo: maccheronicamente tradotto dall’inglese otterremmo un cacofonico “Fuori dalla scatola” che non è uno scimmiottamento di Mondo Marcio bensì un invito… un invito a pensare in modo indipendente, a distruggere le dilaganti barriere del pregiudizio e del conformismo: ci verrà ricordato all’interno della terza delle cinque tracce.

Il duo decide, come ci suggerisce il battesimo del disco, di porsi sotto la seconda categoria: la serie B musicale; l’intenzione di tale scelta è palesata nelle prime due tracce: raramente l’orgoglio di appartenere all’ambiente underground del nostro hip-hop si è fatto così manifesto e così imponente, tuttavia è essenziale denotare che tale separazione non è fatta in virtù del semplice purismo o dell’incondizionata difesa di ciò che è meno conosciuto, come troppa gente oggi si ostina a fare, bensì questa esigenza è dettata dalla pochezza dei “piani alti” del rap nostrano.

L’argomento verrà trattato oltre che sul piano musicale anche su quello economico in una traccia che, parafrasando un classico del genere rap creato da 9 nove ragazzi uniti sotto una W, denuncia l’atteggiamento di superficialità, di egoismo e di avidità che corrompe un nutrito numero di mcs, al di là della canzone in sé per sé, è in una barra della stessa che forse tutta la questione può dirsi chiusa: “Il miglior dissing è l’indifferenza”.
La tonalità con cui questi primi episodi del disco si esprimono possono inizialmente far emergere una certa lentezza a decollare ed un flow un po’ duro da digerire, no problem: sembrerà tutto decisamente più snello, liscio e comprensibile con i progressivi ascolti.

“I.D.” invece smorza per un attimo i toni e si concentra su un argomento di fondamentale importanza in ogni ambiente, esulando dall’hip-hop, parliamo ovviamente dell’identità: capita a tutti di fare conoscenza di “bandiere” senza una colorazione, senza una connotazione, che non fanno altro che lasciarsi trasportare dal vento… no, non si parla di bandiere.

Il disco si chiude in modo ancora più cupo e tormentato di come è iniziato, prima con una traccia che si presta al senso dell’orrore causando un senso di riluttanza ed un’inquietudine estremamente consistente ma discostandosi in modo inaspettato e spiazzante dalle argomentazioni seriose trattate fino a tal momento e successivamente con una descrizione della provincia dei due artisti, con cui, per sommi capi, condivido i natali e di cui posso, per quanto ne sappia, confermare quasi tutto.

Il mode che si sussegue per tutti i 18 minuti, come detto, è piuttosto cupo e non potrebbe essere diversamente date le conclusioni tratte da ogni lucido discorso che vede alternarsi gli mc, le strumentali, create da 5 produttori diversi, si prestano perfettamente alle intenzioni degli autori del disco, a riguardo non c’è davvero nulla da contestare.

Think’d e Pacman hanno dato forma ad un prodotto valido e maturo che si presterà facilmente a più di un ascolto senza risultare pesante pur essendo sostanzialmente davvero carico di impressioni raccolte dai due ragazzi, 18 minuti che impieghereste in modo davvero intenso…
Ma c’è stato Sanremo… meglio rompere le palle per quello, o no!?

Voto: 7,5 / 10
                             

Michele Garribba.




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