Hiphopmn

1) Ciao Principe ti diamo il benvenuto su hiphopmn.it!La prima domanda è la solita, come ti sei avvicinato al mondo dell’Hip Hop, qual è stata la scintilla che ha fatto esplodere questa passione?

Grazie dell’ospitalità e un saluto a tutti i lettori di hiphopmn.it! Ho iniziato come ascoltatore di musica rap e poi attivamente come writer nell’ormai lontano ’95. A quell’epoca la comunità era molto forte e unita, quindi conoscendo altri appassionati di hip hop di tutta Italia e girando per le jam che abbondavano in quel periodo, sono passato molto rapidamente dalle arti visive alla musica: prima col freestyle e poi iniziando a scrivere testi veri e propri.

 

 

2) So che hai iniziato a fare l’mc all’inizio degli anni 90, di quali mezzi disponevi all’epoca e come era fare l’mc? Insomma com’era il giovane Principe?

Di sicuro con più capelli! Ah ah ah. Scherzi a parte, avevamo davvero poco, mi riferisco a mezzi e opportunità per farci sentire ma compensavamo ampiamente con la voglia e la passione. Gli studi di registrazione erano stanze ricavate da qualche garage e anche le informazioni su come poter comporre e produrre del buon rap erano difficilissime da recuperare. Personalmente ho amato molto di quel periodo il senso di comunità che faceva dei B-Boy d’ Italia una specie di grande famiglia: in qualunque posto del paese ci ritrovassimo per un concerto o un evento, c’era sempre qualcuno pronto a farti ascoltare il suo mixtape e ad ospitarti per la nottata. Mi considero davvero fortunato ad aver vissuto dall’interno quell’epoca.

 

 

3) Perché il nome Principe? Cosa si nasconde dietro la scelta di questo aka, vuoi sottolineare la regalità del tuo rap o c’è un qualche altro motivo?

Come spesso capita, gli aka te li ritrovi cuciti addosso e iniziano a fare parte di te. Il mio nasce da un ambiente completamente diverso rispetto a quello dell’hip hop. Il nome Principe mi venne affibbiato dai miei compagni di calcio per la somiglianza calcistica con il talento della Roma, Giuseppe Giannini. Quindi nacque come uno scherzo e quando si trattò di scegliere un nome d’arte, quello era semplicemente il nome che sentivo più mio.

 

 

4) Come ho scritto prima sei sulla scena da parecchio, come mai hai aspettato il 2005 per far uscire il tuo primo lavoro “Credo LP”?

Negli anni ’90 fare un disco non era solo complicato a livello pratico, era anche considerato come il passo finale di un’evoluzione. Per i primi anni della mia carriera da mc, il freestyle, le strofe sui mixtape e altri lavori come ad esempio gli EP, sono stati la mia palestra. Non erano molti all’epoca, gli artisti che producevano un disco, e non prendendo alla leggera questo step, ho aspettato fino a che non sono riuscito a creare un prodotto da solista che mi rappresentasse pienamente.

 

 

5) Il tuo ultimo lavoro “Dalla parte sbagliata” risale al 2011 in questi 4 anni di assenza hai lavorato a qualcosa di nuovo? Se si quando sarà sul mercato e cosa dobbiamo aspettarci?

Ho lavorato continuamente alla mia musica e il prodotto che sto ultimando è forse equivalente per importanza al mio album d’esordio. Non voglio svelarvi nulla ma sono sicuro che quando uscirà sarà una bella sorpresa. Per questo album sto collaborando con un king…nel vero senso della parola. Stiamo costruendo un lavoro in cui ho profuso tutte le mie abilità e la mia passione e che spero rappresenti un’ ulteriore crescita artistica per me. Per la data di uscita non posso ancora dirti nulla, ma dovremmo essere in dirittura d’arrivo. State sintonizzati!

 

 

6) Uno con la tua esperienza sicuramente avrà vissuto una marea di episodi all’interno dell’ambiente hip hop, qual è stato il più significativo per te finora?

Una delle cose che ho sempre amato di più dell’hip hop è la sua capacità di avvicinare le persone, ricordo molti momenti importanti e molti palchi che sono stato contento di calcare, ma le emozioni più grandi mi sono sempre state regalate dalle piccole realtà: conoscere qualcuno che attraversava l’Italia in treno per dipingere a fianco del suo writer preferito, vedere un ragazzino che muove i primi passi in un cerchio un qualunque sabato pomeriggio al Regio (storico luogo di ritrovo dell’hip hop torinese) o ricevere il mixtape di un giovane rapper che me lo consegna carico dell’entusiasmo che avevo anche io quando iniziai. Queste sono le cose che mi hanno segnato di più ed è questo che considero la spina dorsale dell’hip hop.

 

 

7) Cosa ne pensi dell’hip hop nostrano attuale? cosa pensi che bisognerebbe fare per portare la musica rap italiana su un livello superiore?

La scena rap italiana ha visto una crescita esponenziale in questi ultimi anni, sia come diffusione che come innalzamento del livello medio. Purtroppo questa crescita ha determinato anche un allontamento dalla cultura hip hop in generale e personalmente credo che il rap sia più forte quando è mantenuta salda la sua connessione con la cultura che l’ha originato. Il confronto tra rapper, il rispetto verso le origini della nostra musica e il desiderio di raccontare la realtà sono gli elementi che potrebbero contribuire a rendere più forte e più solida la nostra scena.

 

 

8) Cosa consigli alle nuove leve, invece, per cercare di emergere o comunque farsi conoscere sulla scena?

Credo che piuttosto che pensare a farsi notare, chi sceglie di fare rap dovrebbe preoccuparsi di migliorare le proprie abilità tecniche e di crescere come artista. Viviamo un’epoca in cui, chi ha qualità, non avrà problemi a farsi notare; semmai il problema sta proprio nel non mettere il desiderio di fama e successo davanti a quello di fare buona musica. Insomma una maggiore ricerca della qualità invece della rincorsa alle visualizzazioni su Youtube.

 

 




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