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Un lupo deve uscire dal branco. Tedua racconta Mowgli

Un lupo deve uscire dal branco. Tedua racconta Mowgli

Il 2018 sarà un anno molto movimentato per quanto riguarda il panorama rap italiano. Sono difatti molto i dischi che dovranno uscire e che dovremo ascoltare, tra nuove leve e vecchie glorie, chi deve riconfermarsi e chi invece esordire con il primo lavoro ufficiale. Ed è tra questi ultimi che appartiene “il figlio illegittimo della giungla urbana” Tedua, , in uscita in questi giorni con il suo primo disco solista per Sony, “Mowgli”.

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Dopo anni di gavetta nella scena ligure, diversi mixtape tra cui “Orange County California” che l’ha portato sotto tutti i riflettori, questo disco rappresenta per lui la prova del nove su cui si concentrano le aspettative di molti; e Mario Molinari (vero nome di Tedua) decide di optare per un concept molto particolare, composto da continui riferimenti al Libro della giungla” e alla metafora della vita in strada come una vita in una vera e propria giungla urbana. Un concept del genere, così particolare e diverso rispetto a ciò che siamo abituati a sentire di recente (in verità, forse, siamo poco abituati ad ascoltare dischi che abbiano un concept vero e proprio dietro), non può che incuriosirci e così cogliamo la palla al balzo per andare alla presentazione ufficiale del disco: presentazione che non si tiene, come avviene di solito, di giorno in qualche sala conferenze di una major, bensì viene organizzata in centro a Milano al Bar Martini – Dolce & Gabbana con party a seguire dopo la conferenza stampa; insomma una situazione e una location decisamente invitante e piacevole.

In una stanza del locale dove, oltre a noi sono presenti altri giornalisti, inviati di altri siti del settore, l’ufficio stampa, i ragazzi della Wild Bandana (tra cui Izi) e Z4 Gang, Tedua inizia a spiegarci il viaggio che sta dietro alla lavorazione di Mowgli, partendo dall’ascolto del primo pezzo dell’album, “Sangue misto”

“Mowgli nasce da uno stream of consciousness. Dietro questo flusso di parole scandite da tecnica, metrica e forma c’è un contenuto che viene dal profondo del cuore e dal subconscio. Non è studiato a tavolino tutto ciò e quindi non è nemmeno facile a tavolino dirvi di cosa tratta il brano, l’emozione che trasmette è quasi criptica.”

Prosegue poi dicendo:

“La mia musica nasce per stupire, non pretende di essere capita. Io spero col tempo di diventare sempre più iconico e raggiungibile da tutte le persone scandendo sempre di più i concetti. Poi non voglio tirare fuori la scusa di essere speciale, ma non i può negare che ci stanno dicendo di creare qualcosa di unico qua in Italia, quindi di avere questa peculiarità che si è riuscita a realizzare grazie alle sonorità, alla direzione artistica e all’amicizia di Chris Nolan.”

Mowgli nasce come disco concepito a quattro mani da Tedua e da Chris Nolan, come ci tiene lui stesso a ribadire e questo crea un’atmosfera e una direzione molto chiara e determinata all’interno di ogni traccia. Si passa poi a un altro estratto, “Dune”

“Qui abbiamo voluto fare qualcosa di più divertente, ispirandoci al flow delle banlieu parigine. C’è un approccio molto hip hop, molto trap, molto 2018, qualcosa che ai ragazzi piace tanto. Il ritornello parla di Ciro, che potrebbe essere Ciro di Marzio di “Gomorra” così come tanti personaggi che si possono incontrare lungo il percorso di vita. Nelle strofe invece abbiamo voluto provare questo esercizio di stile dove proponiamo un contenuto che può risultare piacevole a prescindere dal contesto che stai vivendo, quindi una musica che è un po’ l’effetto di un buon fast food.”

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Dopo questi primi due pezzi si prende una pausa, per raccontare la sua storia, farcita da sue diverse vicissitudini personali, i trasferimenti da Milano a Genova e viceversa, la scoperta dell’ hip hop e soprattutto la nascita della sua crew, la cui forza si porta sempre dietro (difatti parla sempre al plurale quando racconta ciò, giusto per far capire l’importanza) e il conseguente rispetto ottenuto in tutta la Liguria e fuori.

Si passa quindi all’ascolto di “Acqua”, remix di “Malpensandoti” di Dargen D’Amico, definito da Tedua stesso “poeta del rap italiano”:

“Poi quando la vedo non penso più
Non so se è lontana o vicina
Come i bimbi la TV, yeah
Il male che ho dentro non sento più
E non so se è lontano o vicino
Come i bimbi la TV
(Non lo so, non lo so, non lo so)”

Il ritornello del pezzo è preso da questa quartina contenuta nel pezzo originale di Dargen. E’ uno dei pezzi più introspettivi del disco, che però non risulta pesante nonostante “”spesso fare pezzi troppo personali risulta fine a se stesso” (cit.).

Terminati gli ascolti di questi estratti c’è spazio per un po’ di domande e c’è la possibilità per l’artista di esprimere un po’ di considerazioni proprie sulla sua musica.

“Spesso mi accusano di non essere molto comprensibile nella mia musica, un po’ per l’utilizzo massiccio di tecnica e per l’uso che faccio della dizione. Mi accusano anche di non fare un rap classico e nemmeno una trap di tendenza. Io dico che non pretendo di essere capito subito, la mia musica non si capisce al primo ascolto, chi ha voglia mi capirà. Questa non vuole essere spocchia da artista, però io quando ero un ascoltatore e sentivo qualche testo che non capivo subito mi gasavo.”

Torna poi sulla metafora di Mowgli, già visibile dalla cover

“Parla di un ragazzo che va avanti con la forza di un branco, all’interno di una città che funge da giungla urbana al cui interno si può essere prede, predatori o entrambe le cose. Ci sono le stagioni delle piogge (quelle dove ci sono i grossi pianti), le stagioni di carestia (degli affetti, amore ecc.). Ma lui comunque impara a conoscere tutte queste cose e non si piange addosso, affronta con un sorriso. Va ricordato che gli alberi vanno potati finché sono piccoli, così i ragazzini hanno bisogno di una direzione. E Mowgli la trova questa direzione, ma può succedere che venga respinto dagli altri e venga a mancare la forza del branco e a quel punto deve essere in grado di proseguire da solo con le sue forze.”

Ne approfitta anche per fare qualche “frecciata” verso certi stereotipi del genere e spiegare il suo percorso di crescita:

“Si arriva anche a una saturazione di certi aspetti che lo stesso hip hop ci ha insegnato, come l’esaltazione del blocco e della strada. Si parte da lì ma si usa il rap per cercare di uscirci. Finché ti trovi in mezzo al percorso è ok, questo stesso lavoro è un percorso di transizione. Ma se poi continui a insistere su questi argomenti, non sei un criminal minded, sei solo un coglione.”

E infine c’è spazio anche per sue considerazioni sull’hip hop

“Per me l’hip hop è qualcosa che mi emoziona ancora. Io non ho paura a parlare di hip hop, lo faccio spesso anche nella mia musica. Passo dal club al centro sociale, dalla periferia alle ville ecc. L’importante è solo questa nuova “droga” di cui mi hanno parlato e di cui non riesco più a farne a meno: la cultura. Con questa andremo ovunque. E se parliamo di hip hop parliamo di cultura perchè questo è. Poi possiamo anche parlare di rap, di trap ecc. Tupac diceva che il rap non è altro che una filastrocca ritmata, a cui ci mettiamo dietro della musica. Non importa se fai extrabeat, rimi come i francesi o gli inglesi, se fai gli incastri, usi l’autotune ecc. stai comunque rappando. Si tende a etichettare gli artisti tipo “Sei dalla parte di Chief Keef o sei più J Cole?” e io dico che son solo Tedua. Io mi godo il flow, la tecnica, la metrica e il contenuto.”

Si conclude così la presentazione di “Mowgli”, il disco della giungla. L’impressione che rimane è quella di un ragazzo veramente genuino, che ha un amore viscerale e profondo per questo rap e che in modo altrettanto genuino riversa questa passione nella sua musica. Tedua non è la rapstar del momento che si trova dove è ora per aver azzeccato la hit al momento giusto e durare una stagione, è un ragazzo con tantissima gavetta alle spalle che cerca di comunicare tutto quello che ha dentro, che dà valore a ogni pezzo e ogni rima che sputa. In modo altrettanto genuino durante il party post-conferenza stampa dà inizio a una “jam” dove ogni rapper presente e invitato inizia a fare freestyle, tra l’esaltazione generale. Lì, proprio nel locale di Dolce & Gabbana. Se non è questa la cosa più hip hop del mondo….

Mowgli è fuori su ogni piattaforma di streaming e da martedì 6 Marzo sarà disponibile in copia fisica, anche in versione deluxe con due brani aggiuntivi, di cui uno co-prodotto da Sick Luke. Il consiglio è ovviamente quello di ascoltarlo e acquistarlo il prima possibile.

 

a cura di Francesco Gobbato




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