Amill Leonardo, rapper di Cinisello Balsamo di origini marocchine, è fuori da qualche tempo con “Striker”, suo primo EP ufficiale che esce per la sua etichetta FLUS Music e distribuito da Sony. Siamo quindi andati a fargli qualche domanda su questo suo nuovo progetto e la sua musica.
“Striker” è il tuo primo lavoro ufficiale e distribuito Sony. Come ti fa sentire questa cosa? Cosa è cambiato rispetto a “N9” e “Push Her”?
La roba bella è che comunque c’è una crescita anche personale. Si può dire che “Striker” segna un nuovo inizio della mia carriera. La cosa è stata molto naturale, non ho pensato a cosa facessi, ho fatto musica come l’ho sempre fatta però molto più consapevole e preso bene. E la cosa si è inoltre più responsabilizzata, ora è un lavoro a tutti gli effetti; cioè, anche prima era un lavoro, ma ora ci sono anche date e scadenze da rispettare e la cosa è molto stimolante. Poi penso che l’obiettivo di qualsiasi rapper sia arrivare a questo punto.
Una cosa che personalmente mi ha colpito molto, vedendo la tracklist di “Striker”, è la presenza del singolo “Walida”, pezzo molto profondo e personale, all’inizio dell’EP, quando solitamente siamo abituati a sentire dischi rap che iniziano sempre con pezzi più aggressivi. Come mai questa scelta? E’ voluta?
All’inizio del pezzo si sente mia madre che mi benedice in marocchino dicendo “Che Dio ti aiuti, che Dio ti dia tutto quello che vuoi, che sei un ragazzo che si merita il meglio…” e questa cosa volevo metterla all’inizio del disco, volevo iniziare il disco con una benedizione. E comunque volevo mostrare anche questo lato di me, che di solito la gente tende a etichettarti; Walida ho voluto farla per mia madre, per raccontare le mie origini e la mia storia. Prima nei pezzi e dischi precedenti cercavo di fare la hit che spaccasse, ma poi ho capito che non serve tanto ed è molto meglio raccontare se stessi. Volevo andare un po’ in controtendenza: ora per dire abbiamo sdoganato il fatto che la trap debba essere senza contenuti, ma invece la trap così come il rap deve essere genuina e lasciare un messaggio. Per carità è bello fare un pezzo che non dice niente e diverte, ma è anche bello fare un pezzo con un contenuto e lasciare un messaggio, a maggior ragione per il fatto che siamo un esempio per tanti ragazzi.
Parliamo un po’ delle collabo presenti nel disco, in particolare con Maruego e i 2nd Roof.
Coi 2nd Roof avevo già iniziato a collaborare nel pezzo “Numero 9” del precedente mixtape. Poi sono tornato a lavorare con Lekter che è il ragazzo con cui ho iniziato; ci eravamo un attimo divisi per “N9” però quando c’è stata la possibilità di entrare in Sony ho riconosciuto sto fatto che abbiamo iniziato assieme e volevo portare avanti sta cosa, anche perché magari spesso si discute per cose frivole e stupide e io volevo metterci una pietra sopra. Sono riconoscente per quello che ha fatto lui per me, siamo amici e mi sembrava stupido chiuderla là. Con Maruego ci sentiamo tutti i giorni e siamo amici: avevo fatto il pezzo “Walida” coi 2nd Roof e ci siamo detti “Qui sopra l’unico che ci starebbe benissimo è Maruego”. Condividiamo le origini e secondo me il pezzo è anche un bell’esempio per quei ragazzi di seconda generazione che stanno qua in Italia e diamo un bel segnale. A parte le cazzate però: io e lui abbiamo sbagliato tanto nella vita, non possiamo definirci dei musulmani modello però siamo comunque ragazzi di quartiere genuini che inseguono il loro sogno e tanti marocchini si rivedono in noi e quindi un pezzo del genere è una cosa bella da fare nei loro confronti.
Parliamo della scena rap italiana che oramai è cambiata molto, sono arrivati tanti ragazzi nuovi, tra cui te appunto, e c’è stato un enorme cambiamento a livello di sound e attitudine. Tu come vedi la scena adesso? In particolare il rapporto tra voi nuovi rapper e chi c’è da prima.
Penso che ci sia rispetto prima di tutto, perché senza di loro non ci saremmo noi. Penso che sia una cosa bella questo cambiamento e abbiamo smentito chi diceva che questo fosse un paese per vecchi. Stiamo spaccando, ognuno fa il suo ed è bello. Poi il pubblico si è allargato e non è più una cosa di nicchia: vedi i ragazzi vestiti bene che in discoteca ballano la trap, vanno tutti in discoteca anzi perché le ragazze belle le trovi là (ride, ndr). Non voglio dire che altra musica sia peggio del rap, però è meno genuina perché nel rap si racconta più vita reale. Ad esempio anche in TV quei programmi che mostrano vita reale, tipo che so “Il Banco dei Pugni”, funzionano perché mostrano verità e la gente vuole questo perché si è stufata di finzione. Così nella musica molte canzoni sono studiate a tavolino e c’è poco di reale, invece il rap è più diretto e arriva subito, parla come mangia.
Tu hai già collaborato con un pezzo di storia del rap italiano cioè Vacca. C’è qualche altro big con cui ti piacerebbe collaborare?
L’unico che ti direi, per una questione personale, è Guè Pequeno. Lui diceva “Sono il padre di tutti questi rapper” e secondo me è così. Poi sì lui così come Salmo o Marracash, ma l’unico che sento mi rappresenta di più è proprio Guè Pequeno.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Ci sono già date fissate per la promozione di Striker? Sei già al lavoro su nuovi progetti?
Stiamo chiudendo già delle date: sabato 14 Ottobre siamo a Vicenza, ma la data più bella credo sarà il 9 a Milano al Sio Cafè insieme a Maruego. Non vogliamo però chiuderne tante perché sono già al lavoro su un altro progetto che sarà più ufficiale di un EP, di cui ora non voglio svelare nulla. Mi sto concentrando molto nel lavorare in studio che girare per i concerti e nel mentre fare musica non è facile. Ma è solo l’inizio del mio percorso, vedrete tante novità in futuro.
a cura di Francesco Gobbato