Hiphopmn

J.Cole – Forest Hill (Recensione)

Jermaine Lamarr Cole, rapper, cantante e beatmaker, nasce nel millenovecentottantacinque a Francoforte da madre bianca e padre afro-americano.
Si trasferirà quindi a Fayetteville, dove crescerà solo con la madre e il fratello maggiore una volta abbandonati dal padre, nel North Carolina a sud della costa East dei Stati Uniti lontano perciò dalle grandi aree metropolitane di New York o Los Angeles.

Si avvicina all’ Hip-Hop a dodici anni e a soli quindici comincia perfino a produrre basi e creare le sue prime composizioni che lo porteranno, dopo il diploma, a spostarsi appunto a New York per realizzare il suo sogno di intraprendere una carriera nel Rapgame.

Da qui i numerosi tape, il contratto con la Roc Nation di Jay-Z e l’apparizione su ‘’Aa star is born’’ pezzo presente su Blueprint III, fino all’esordio discografico e il successo ottenuto negli ultimi anni.

Venendo all’album non ci sono featuring – e da 25 anni nessun rapper aveva raggiunto il disco di platino senza featuring – né beat maker esterni tranne rare eccezioni. La copertina ritrae appunto Cole seduto sul tetto della sua vecchia casa: ‘’2014 Forest Hill Drive’’ il vecchio indirizzo di casa Cole nel North Carolina, ecco perché la lunga introduzione a questo concept-album che ripercorre l’ascesa di Jermaine dall’adolescenza al trasferimento a New York City passando per delusioni,  vittorie, rimpianti, sconfitte e traguardi.
Il disco esce per Roc Nation, Dreamville e Columbia Records il 9 dicembre 2014 supportato dai singoli ‘’Apparently’’ ‘’G.O.M.D.’’, ‘’Wet Dreamz’’ e infine ‘’Role Modelz’’. L’album si compone di tredici pezzi per una durata complessiva di 64 minuti. Dopo un breve intro si passa a ‘’28th January’’: primo pezzo a metà tra autocelebrazione e biografia che tra l’altro espone la teoria secondo la quale i veri
king nascono appunto il 28 gennaio (tanto per fare un nome, Rakim).
Si arriva poi a quello che è considerato all’unanimità il miglior pezzo di quest’album ovvero ‘Wet Dreamz’’ splendida storia d’amore sincera e su un altrettanto splendido beat dello stesso Cole nonché probabile analogia con il proprio percorso artistico. Inoltre, si tratta di un pezzo che doveva in origine appartenere a quel ‘’Sideline Story’’ di tre anni prima.
Seguono ‘’03’ Adolescence’’, ‘’A Tale of Two Citiez’’ e ‘’Fire Squad’’, la prima che segna proprio il trasferimento dalla
ville alla grande mela, la seconda che racconta della propria città d’origine delineandone due profili ben distinti e infine la terza – su un beat che picchia a dovere dello stesso Cole – passa dal’ego trip alle frecciatine al ‘’white privilege’’ e rappresenta appunto l’ascesa definitiva nel mercato discografico del nostro.
Arriviamo quindi a ‘’St. Tropez’’: ennesima metafora della propria ribalta costruita su un sample già reso noto dai Mobb Deep con niente meno che ‘’Give Up The Good s’’ presente sul loro esordio discografico ‘’The infamous’’.
Arrivati alla metà dell’album seguono i due singoli ‘’G.O.M.D.’’ e ‘’No Role Modelz’’ (<<I came fast like 9-1-1 in white neighborhoods>>) entrambe correlate da video ufficiali,  per poi lasciare spazio sulle ultime battute agli episodi forse un po’ meno riusciti ‘’Hello’’ e ‘’Apparently’’ prima di quella che secondo me è la traccia migliore di questo progetto ovvero ‘’Love Yourz’’ (<<Think being broke was better>>) che riporta appunto Cole a riflettere sul proprio percorso e a valutare le scelte fatte piuttosto che le amicizie perse e le cose lasciate alle spalle insieme al rapporto con la famiglia d’origine già trattato in ‘’Apparently’’, portandolo a scrivere quindi le riflessioni presenti nel suddetto pezzo.
L’album si chiude quindi con la conclusiva ‘’Note To Self’’ cioè quattordici minuti di ringraziamenti e
shoutout vari a tutte le persone care, le influenze artistiche e ogni cosa faccia parte della nostalgia che pervade l’album in questione.

In sostanza si tratta di un lavoro molto sentito, vero e autentico per quello che riguarda il rap che, per chi non conoscesse Cole, non eccede mai nel tecnicismo – per usare un’eufemismo – e che volentieri sfocia nel canto. Anche le liriche non sono nulla di astruso o troppo complesso, mentre le sonorità vanno dall’ Hip-Hop al R’n’B fino al Pop  nonostante le migliori capacità di Cole stiano proprio nell’uso del campionatore e del sequencer, a mio parere.
Detto ciò rimane il lavoro che segna la maturità definitiva di Cole più la sua concreta affermazione nel circuito
mainstream, il concept prosegue senza intralci per tutta la durata e non ci sono ‘’stronzate’’ del tipo autotune o basi fatte in dieci minuti con i preset dei software più blasonate, al contrario emerge una ricerca stilistica che sappia coniugare il Rap – e anche quello più ruvido – con cose più orecchiabili per le masse e la classifica. Mi sento di consigliarlo un po’ a chiunque perché si tratta di un lavoro di sicuro interesse che sa come arrivare a tutti, con qualche idea originale e privo di sbavature sotto tutti i punti di vista, e inoltre curato meticolosamente sotto l’aspetto della qualità audio, motivo in più per non negargli un’ascolto.

 

Voto:8/10




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