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Kendrick Lamar – Untitled Unmastered (Recensione)

Kendrick Lamar – Untitled Unmastered (Recensione)
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Kendrick Lamar Untitled Unmastered (cover)

Rifuggendo le aspettative create di volta in volta su questo o quell’artista mi appresto a recensire ‘’Untitled.Unmastered’’ di Kendrick Lamar che per chi fosse tornato ora da un viaggio spazio-tempo rappresenta il rapper più discusso degli ultimi quattro anni se non dell’intero secolo – se escludiamo ‘tu-sai-chi’ in quanto beat maker o musicista che dir si voglia più che rapper. Questo EP o Compilation che sia quindi, realizzato da soli otto pezzi ( tra l’altro scarti del precedente TPAB )  per una mezz’ora di musica circa, volge a confermare la tesi secondo la quale Kendrick sia il rapper più forte in circolazione – dove per forte non s’intenda il più tecnico o il più lirico.

A colpire l’ascoltatore quindi, oltre la ruvidità dell’intero ascolto, più delle reali capacità di Kendick – oramai più che comprovate – è la cura di ogni dettaglio e di ogni pezzo; nei quali non mancano parti suonate,cantate o brevi skit tra una traccia e l’altra. Ci sono senza ombra di dubbio passaggi più riusciti e l’intera compilation si lascia ascoltare quasi come fosse un vero e proprio album – nonostante sia una semplice raccolta di demo. Questo è ciò che probabilmente avrà colpito la stragrande maggioranza degli ascoltatori ma che al contempo non basta a giustificarne l’immenso hype generato, se si pensa al fatto che qualcuno addirittura lo considera già miglior album dell’anno. Passiamo ai fatti, l’album esce il quattro marzo del 2016 per l’Aftermath/Interscope come è supposto che sia, seguito dalla release del singolo ‘’Untitled 07 / Levitate’’ il ventiquattro marzo che nella seconda parte vede alle macchine ‘Egypt’,  giovanissimo – dove giovanissimo sta per cinque giri di calendario appena –  beat maker  figlio di ‘Swizz Beat. Oltre all’appena menzionato producer, a completare la rosa dell’album seguono: ‘Sounwave’,’ Cardo’, ‘Thundercat’,’ Mono/Poly’, ‘Adrian Younge’ e ‘Ali Shaheed Muhammad’ ; mentre tra i Feat oltre all’immancabile ‘Anna Wise’ troviamo anche ‘Cee-Lo Green’.

Tralasciando le riflessioni e le divagazioni del caso, oltre a inutili track-by-track,  mi sento perciò di consigliarvene l’ascolto a priori per la già menzionata riuscita del tutto – davvero, non lo dico con sarcasmo si tratta di un’ottimo progetto –  nonostante credo che non ce ne sia nemmeno bisogno e vi invito perciò a condividere la vostra opinione nel perenne dibattito in corso su Kendrick Duckworth.

Voto: 7,5/10

Matt Rocc




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