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Malakay – Intervista

1) Ciao e grazie per l’opportunità che ci hai offerto, partiamo con la domanda di rito: chi è Malakay? Come hai iniziato a fare rap e perchè lo fai? Da dove deriva il tuo pseudonimo? Hai praticato o pratichi anche altre discipline dell’hip hop?

Ciao a tutti, ragazzi! Mi chiamo Andrea ma alcuni di voi mi conoscono come Malakay. Ho iniziato a fare questa roba più o meno nel 2001, non ricordo precisamente come, a dire la verità; ricordo solo che riempivo block notes di testi senza neanche registrarli. Solo nel 2005 un mio amico dell’epoca mi propose di registrare qualcosa con lui: ricordo che passavamo intere mattinate a registrare anziché andare a scuola.
Ero solo un ragazzino incazzato e volevo sputare fuori questa cosa, mi faceva stare bene e così ho continuato.
Quando ho capito che ero bravo ho iniziato a prenderci gusto, volevo dimostrare di essere più bravo degli altri perché per me il rap è il miglior modo per riscattarsi, è prestigio.
Ho provato anche a ballare e dipingere ma con scarsissimi risultati, te lo assicuro! Per quanto riguarda lo pseudonimo non ricordo come andarono le cose, un giorno tirai fuori questo nome e questo fu, tutto qui.

2) Recentemente è uscito il tuo “Re Mida Mixtape” (che noi abbiamo recensito: http://www.hiphopmn.it/malakay-re-mida-mixtape-recensione/), quali sono stati i feedback per questo lavoro? Era quello che ti aspettavi o speravi in più attenzioni?

Guarda, ho fatto la cosa più naturale possibile: ho scelto un po’ di beats e c’ho rappato sopra, e mi sono divertito! Volevo che l’ascoltatore si sentisse come sulle montagne russe per tutto il tape, che non sapesse mai dove stessi andando a parare e pensasse tipo: “Ora che dice? Come la chiude questa?” ma sopratutto volevo che si divertisse.
Il rap senza spettacolo perde di significato e volevo fare qualcosa che fosse spettacolare.
Dopo aver scritto alcune strofe pensavo addirittura di cambiarle, di tagliare qualcosa per paura che fosse troppo volgare o eccessivo. Pensavo: “Questo non posso dirlo, e neanche quest’altro!”; poi ho detto: “Sticazzi, se questo è quello che ho scritto perché dovrei censurarmi?”. Questa cosa penso sia stata apprezzata, la gente ha capito questo tipo di spontaneità e la mia indole provocatoria, si è presa bene anche ai live e alla fine è questa la cosa che conta.
Chiaramente ci deve essere una crescita, per ora sono soddisfatto e pronto per il prossimo step!

3) Tu sei di origini sarde, qual’è la situazione della tua Sardegna? Come si sta sviluppando il rap nell’isola e soprattutto nella tua Sassari? E’ presente una scena underground di spessore oppure no?

In Sardegna non c’è nessun circuito per quanto riguarda il rap, quindi farsi notare è molto più difficile rispetto a qualsiasi altro posto. Nella mia città c’è chiaramente della gente che fa hiphop, alcuni sono anche molto validi, ma non la definirei una scena.
Una scena può essere chiamata tale nel momento in cui ci sono degli artisti, un pubblico e dei soldi che girano e da me mancano le ultime due cose.
La cosa è molto più sviluppata nel sud Sardegna, forse perché alcuni sono riusciti a farsi notare, vedi Parabellum e Urtogang.
Alla fine reputo Roma la mia patria “artistica” per come mi ha accolto e per quello che continua a darmi. Ho fatto più in un anno li che in dieci nella mia terra, questa purtroppo è una triste realtà per chi vive nell’isola.

4) In “Chance” mostri un lato “disfattista e sfiduciato” verso la società attuale, spiegaci quindi a parole qual’è la tua idea a riguardo, davvero “non abbiamo più chance”, oppure pensi che in qualche modo si possa uscire dalla situazione difficile che attraversiamo?

“Chance” parla della mia generazione e penso che il problema della mia generazione sia l’indifferenza.
Quando nei miei pezzi parlo di “noi”, solitamente intendo noi come generazione e penso che appunto il “nostro” problema principale sia che non ce ne fotte un cazzo. Di niente.
Tu mi chiedi se possiamo uscire da questa situazione. Sinceramente non lo so, penso anche che tutto si possa risolvere, cambiare, migliorare se solo si avesse voglia di farlo. Però non ne abbiamo voglia, sembra ci piaccia sguazzare nella merda.

5) Sempre a proposito di chance, la tua potrebbe essere proprio Honiro Label? Come sei entrato in contatto con loro? Hai qualche accordo che prevede live/eventi o altro, oppure è solo un hosting del tuo lavoro?

Non ho nessun accordo con Honiro, ho caricato il tape sul loro sito come premio per aver vinto il full contact dell’anno scorso a Roma e ho suonato all’Honiro Summer Fest a Ostia, sempre come premio per lo stesso contest.
Quando gli ho mandato il tape gli è piaciuto molto e mi hanno proposto di pubblicare il video di “Re Mida” sul loro canale. Sono stati super disponibili e li ringrazio.

6) La domanda sul futuro non poteva mancare, hai dei lavori che stai preparando o che hai in mente? Si sa già un possibile periodo (se non addirittura una data) di uscita? Che concept seguirà il prossimo lavoro? Sarà sempre un mixtape oppure stai pensando ad un disco ufficiale o comunque ad un lavoro su basi inedite?

Sto lavorando al secondo volume di “Re Mida”, sto radunando un po’ di producers da tutto lo stivale e spero di poterlo pubblicare dopo l’estate. Sarà sicuramente super negro, questo è sicuro! (ahah)
Tra poco farò uscire un po’ di pezzi per il web, in attesa del tape, e ho anche un progetto parallelo in cantiere, ma di quello non posso ancora dire nulla.

7) Tra i rapper nostrani, ci sono alcuni a cui ti ispiri maggiormente o con cui ti piacerebbe collaborare? Mentre tra quelli americani, quali sono quelli che più ispirano il tuo modo di rappare e di approcciarti alla musica?

Quando ho iniziato a rappare sono letteralmente impazzito per Mr. Simpatia, Mi Fist e Roccia Music.
Sicuramente questi dischi e questi rapper mi hanno segnato e di conseguenza collaborarci sarebbe un piacere. Stimo molto anche Luche, lo reputo uno dei migliori rapper in Italia.
Chiaramente gli americani mi hanno influenzato maggiormente e mi influenzano tuttora, nell’ultimo periodo sto in fissa per Schoolboy Q, Kendrick, Asap Mob e Danny Brown.

8) Che cos’è la Best Purple? Come ci sei entrato? In che modo ti aiutano a portare avanti il tuo lavoro?

La Best Purple è la mia crew, l’ho fondata insieme a Pherro e Ks qualche anno fa. Abbiamo voluto creare un collettivo di amici, ci conosciamo tutti da anni e lavoriamo assieme da sempre. Questo ci ha permesso di spingerci tutti in maniera più coesa e mirata.
Abbiamo poi incluso nel collettivo Andrea Piras e Brazzai che curano foto e grafiche, Anonymuse e Norman Bane.
Ogni volta che finiamo un pezzo ci confrontiamo tra di noi quindi possiamo capire dove sbagliamo e come migliorarci. Penso sia la cosa migliore che abbiamo fatto negli ultimi anni, vedo che poi la gente ci segue molto di più dopo l’ingresso di Pherro in Roccia Music e il mio tape “Re Mida”.
Per alcuni siamo una specie di bandiera e questa cosa mi fa molto piacere. Tra poco uscirà anche il tape di Ks e Norman Bane,“Purple Drunk”. Stanno finendo le registrazioni e ti assicuro che è una figata incredibile.

9) Congediamoci con un saluto alla pagina ed ai tuoi fans!

Grazie a voi per l’intervista ragazzi. Seguite la fan page, tra qualche giorno ci saranno delle news! Boss!

THE FUTURE IS PURPLE

Contatti:
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