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Paura – Slowfood (Recensione)

Prima di iniziare a parlare di questo disco, voglio premettere che non sono un grande conoscitore della scena rap Campana, in quanto l’ho sempre poco considerata e, diciamo pure, snobbata. Il lavoro in questione però l’ho trovato una piacevole sorpresa e mi ha fatto parecchio ricredere grazie alla sua originalità, soprattutto per quanto riguarda i suoni utilizzati, di cui andremo presto a parlare.

Per chi non lo conoscesse Paura è un veterano della scena rap, inizialmente membro della storica crew 13 Bastardi e, più recentemente, parte del trio Videomind, assieme a Clementino e Tayone. Slowfood è il suo secondo album solista (terzo se consideriamo il disco coi Videomind) e potrei definirlo la testimonianza della maturità artistica dell’artista in questione: l’album infatti è tutto incentrato su Paura stesso, il quale in un certo senso si mette a nudo, esprimendo al massimo il suo pensiero sulla scena rap e le sue idee e la sua mentalità riguardo la musica, ma anche in generale. Sono un esempio di tutto ciò pezzi come “Non me ne frega” e “Vecchio” dove il rapper di Napoli prende le distanze dall’eccessivo purismo e attaccamento alla vecchia scuola che spesso sfocia in un’eccessiva chiusura, ma è anche da segnalare soprattutto un pezzo come “999 Hit Combo”, traccia a mio avviso tra le più interessanti e piacevoli che potremmo definire una sorta di “”nerd anthem”” per la gran quantità di riferimenti al mondo dei videogiochi e delle serie tv. Da segnalare è anche “Priorità”, traccia incentrata sulla passione per il buon cibo.

Il vero fiore all’occhiello di questo disco però sono i beats utilizzati, quasi esclusivamente incentrati sulla dubstep e sull’elettronica (fanno eccezione solo un paio di pezzi quali “Sangue e Inchiostro” e “Figli Ingrati”) senza tuttavia assomigliare a nulla di sentito di recente nel panorama rap italico. Il tutto merito di producers quali Ceri, Goldentrash (quello dei PowerFrancers, che produce la già citata “999 Hit Combo”, superando quindi la mia diffidenza), Retrohandz e i The Jawas, duo formato da Paura stesso e Daniele Francese.

In sostanza abbiamo di fronte un Paura parecchio diverso rispetto al primo disco “Octoplus”, dove le atmosfere erano più classiche, un Paura che spiazza l’ascoltatore regalandoci un prodotto molto valido e reale pur suonando “fresco” ma rimanendo comunque originale e totalmente diverso dagli altri prodotti della scena rap napoletana, ma anche italiana in generale; consiglio a tutti di darci un ascolto in quanto a mio avviso è tra le novità più interessanti dell’anno e dentro si possono apprezzare una grande dose di “genuine sound and delicious lyrics” (cit.)

VOTO: 8/10

Francesco “Gobba” Gobbato




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