Hiphopmn

Siamo stati in Universal per parlare con Mondo Marcio del suo nuovo disco

Il giorno 8 Marzo noi di Hiphopmn siamo stati invitati nella sede di Universal Music Italia, assieme a tanti altri siti e testate che si occupano di rap in Italia, per incontrare Mondo Marcio e discutere principalmente sul suo nuovo disco in uscita l’11 Marzo, dal titolo “La Freschezza del Marcio”. Abbiamo avuto modo di porgli personalmente alcune domande su questa sua nuova fatica, sul sound utilizzato, le collaborazioni, alcune sue opinioni sul rap in genere ecc. Buona lettura!

 

– In questo disco possiamo notare che il sound è molto diverso da quelle che sono le tendenze che vanno più in voga nel rap mainstream attuale, molto ispirato alla scena trap e quella francese. Come mai questa scelta?

Io ascoltavo molti generi diversi, rap, soul, r’n’b, ma anche rock; per dire io da ragazzino andavo a pogare ai concerti dei Green Day. Ho avuto influenze da parte di tutte le scene musicali e con questo disco sono riuscito a farle emergere di più, per un motivo anche fisiologico perché col passare degli anni ti annoi a fare della musica che hai già fatto e quindi ho cercato di far uscire di più queste influenze, in particolare quella soul che rispetto ai miei lavori precedenti si sente molto, come dimostra il singolo “Un altro giorno”.
Ho fatto molta ricerca musicale per quanto riguarda le produzioni e mi sono messo in gioco, non tanto per un fattore commerciale, ma più per un discorso di soddisfazione personale: la ricerca musicale che c’è in questo disco parte dalla noia culturale che, purtroppo, mi affliggeva quando ho iniziato a scrivere il disco, nel senso che trovavo poca ispirazione e stimoli in Italia. Quindi sono uscito un po’ dal recinto e ho trovato nuove ispirazioni nella musica suonata dal vivo e ho lavorato con molti musicisti per trovare un sound che non fosse già sentito. Quelli con cui ho lavorato non sono necessariamente artisti famosi; difatti non c’è la ricerca sfrenata del featuring famoso per arrivare alti in classifica, ma c’è la ricerca di qualcosa di stimolante e diverso da quel che si sente di solito.

 

– Oltre al sound, anche a livello di testi si percepisce un distacco dal resto della scena, in quanto si possono ascoltare in vari pezzi del disco alcune critiche e frecciate a quelle che sono le tendenze rap di oggi. Qual è la tua opinione sulla scena rap ora? C’è qualcosa che vorresti cambiare?

Più che critiche sono stimoli, sferzate, cioè dico “Io sto facendo questa cosa, tu cosa stai facendo?”. Io penso che la cosa migliore che possa fare un artista in generale, anche non hip hop, sia creare un dialogo. Fare musica per autocompiacersi e finire lì il discorso non mi interessa; è molto più interessante per me creare un dibattito e un confronto, non necessariamente con gli altri artisti, ma all’interno della cultura hip hop/rock o qualunque essa sia. Se si arriva a parlarne e c’è un botta e risposta va tutto bene e questo deve essere lo stimolo.

 

– Puoi spiegarci il titolo “La Freschezza del Marcio”? Cosa rappresenta questa “freschezza”?

La Freschezza del Marcio nasce dalla volontà di voler togliersi di dosso tutti i cliché, la maschera e i preconcetti tipici del rap e non fare necessariamente pezzi rap canonici, ma fare qualcosa di più, delle canzoni vere e proprie, della musica. Per esempio in America vediamo che funzionano molto bene artisti agli antipodi come Kendrick Lamar e Future. Il primo ha fatto una ricerca sul piano autorale, mentre il secondo una ricerca più sul piano musicale sviluppando questo sound molto digitale pieno di effetti, ed entrambi funzionano. Quindi penso che la chiave non sia trovare una soluzione nel mezzo, perché come abbiamo detto prima deve esserci confronto, bensì deve esserci una ricerca in qualche direzione. E da qui nasce la freschezza del titolo di questo disco.

 

– Per quanto riguarda i featuring di questo disco, come li hai scelti? Come ti sei trovato a lavorarci assieme? È stato importante il contatto diretto con loro per concepire i pezzi?

È molto importante l’incontro con altri artisti, assolutamente. È una cosa che negli anni avevo perso o comunque la tenevo di poco conto. Con molti artisti presenti avevo già collaborato o magari avevamo provato a far uscire dei pezzi o degli esperimenti che però magari non sono mai usciti perché non è tanto importante il singolo da mandare in classifica, ma è importante il tuo contributo che dai alla società e alla musica. Per esempio quando ho lavorato con Ax abbiamo parlato di un sacco di altre cose che hanno contribuito a rendere questo disco più forte, non solo la nostra singola traccia. Idem con Fabri con cui il dialogo mi ha aperto gli occhi su tante cose; in particolare con lui ci siamo trovati a collaborare a distanza di molti anni nonostante ci conosciamo da parecchio tempo, da quando stavamo entrambi in Vibrarecords, ma abbiamo collaborato poco, non tanto perché non volessimo farlo, ma perché magari in un certo momento io nella musica volevo dire certe cose e lui voleva dirne altre e solo adesso siamo riusciti a trovare un punto d’incontro. In pratica non è importante tanto il concepire un disco e basta ma piuttosto il viaggio che fai per lavorarci e concepirlo e alla fine ne esci arricchito a livello di esperienza.

 

– In mezzo a nomi più blasonati come J Ax e Fibra, nella tracklist del disco troviamo anche questo ragazzo giovane nel pezzo “Qua per restare”, ovvero Nico Flash, che nella sua strofa fa capire di aver firmato per Mondo Records. Come sei entrato in contatto con questo ragazzo e come ti sei convinto a scritturarlo? Puoi anticiparci qualcosa sulla futura attività della Mondo Records riguardo la promozione dei suoi artisti?

Lo spirito dietro Mondo Records, che è sia label che management, è molto simile allo spirito che sta dietro questo disco, ovvero che non c’è una ricerca di firmare talenti già affermati, ma una ricerca di dare nel nostro piccolo una chance a chi magari non riuscirebbe a farsi notare da nessuno. Nico sicuramente parteciperà ai miei futuri live, è dentro al mio disco giusto per iniziare. Insomma c’è la voglia di spingere qualcosa o qualcuno solo per il fatto che ha valore e non perché sta già alto in classifica. I soldi sono una conseguenza, non possono essere un punto di partenza. Nico si è fatto notare mandandoci molte mail e allora l’abbiamo invitato in studio per metterlo alla prova perché sono molto scettico visto che purtroppo o per fortuna ormai tutti quanti rappano, ma lui si è fatto notare perché ha una carica e una forza fuori dal comune e penso che questo lo porterà molto lontano.

 

– Sempre nel pezzo “Qua per restare” c’è una tua barra che recita:”Quanti Moreno devono ancora morire per farti vedere la luce?”. Una tua opinione sui talent e in particolare sui rapper che escono dai talent?

Io penso che i talent siano una figata e chi ci va faccia una figata. Penso si debba aver le idee chiare e che vada vista comunque come una forma di intrattenimento e c’è da chiedersi se faccia veramente bene alla musica italiana tutto questo “rumore” e attenzione alla vetrina televisiva della musica o comunque alla sua parte più estetica. Per esempio nei talent esteri conta molto di più la canzone che porta ognuno dei partecipanti, e non la giacca che metti, la forma fisica o la faccia che hai; quindi secondo me è fondamentale concentrarsi sul lungo percorso e non limitarsi a una singola apparizione a un talent per poi sparire.

 

– In conclusione questo disco rispetto ai precedenti è più maturo ed è presente una maggiore introspezione. Che aspettative hai dall’uscita di questo lavoro e che feedback speri di ricevere?

A questo disco ho lavorato un anno e mezzo e registrato 140 pezzi e come già detto ho fatto molta ricerca musicale per registrare un prodotto originale e curato. Ho cercato di buttarci dentro maggiore introspezione e ricerca musicale anche per stimolare gli ascoltatori e poter creare un dialogo e buttare giù delle barriere, tipo l’idea che un rapper debba fare sempre lo stesso tipo di musica rap, quella classica e canonica, perlomeno in Italia. Già avevo cercato di fare la stessa cosa col precedente lavoro “Nella bocca della tigre”; questo disco è un’ulteriore prova dove cerco di portare maggiore musica suonata in un contesto rap dove grossomodo tutto nasce da un MPC. Poi comunque i feedback e l’apprezzamento del disco stanno solo al pubblico.

 

 

Francesco “Gobba” Gobbato




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