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Smoke DZA – He Has Risen (Recensione)

Smoke DZA – He Has Risen (Recensione)

c8ba7ddd<<Kush God, bitch. Once again!>> sono le parole che aprono quest’album di Smoke DZA  interamente realizzato con il solo ausilio del socio Harry Fraud, che oramai abbiamo imparato a conoscere bene qui su HipHopMN.
Perciò esclusa la traccia ‘‘It’s Real’’ co-prodotta da Alchemist il tutto è lavoro di Harry alle macchine quanto da DZA sul microfono – eccetto una piccola
guest che preferisco non svelarvi.
‘’He has risen’’ è il nome di questo disco composto da nove capitoli per la breve durata di venticinque minuti circa, fuori dal 4 di marzo, preceduto dall’EP “Ringside 3” un lavoro che fa parte di un progetto, o meglio una serie, ispirata al wrestling e a cadenza annuale.

Il disco che trattiamo quest’oggi però ha a che vedere con ben altre cose, le quali chi conosce bene DZA non esiterà a immaginare, che da sempre permeano le tematiche e le atmosfere di Dza ovvero: Erba, Erba, Erba e infine tessuti narrativi intrisi di street-knowledge, punchline e giochi di parole. Il tutto come al solito si svolge in modo altalenante e a tratti ripetitivo, e qui chiamo in causa entrambe le parti, dovuto forse a un’eccessiva assunzione in fase di realizzazione o cos’altro non sta a me saperlo; rimane il fatto che tra quest’album e il primo tape di Dza, fra le storie, il flow e quant’altro la differenza non è poi così sottile e lo stesso discorso è valido per Harry, quando in più di un pezzo  nello stesso album si può trovare lo stesso campione, le stesse strutture e le stesse ambientazioni.

Tuttavia, questo non vuol dire che non ci siano passaggi interessanti, e data la breve durata del tutto non si fatica a ottenere un minimo di replay value, ciò non toglie che su nove tracce quelle che colpiscono non arrivano a riempire le dita di una sola mano.
C’è da aggiungere che per assurdo questo lavoro è in parte migliore del precedente ‘Rugby Thompson’ data la consistenza nonché la crescita seppur lieve di Harry alle macchine – bilanciata come già detto da scarsa fantasia – che rende il disco più scorrevole e accessibile, perciò quando Dza evita di fare di tutto per non farsi ascoltare – cioè quando entra in cabina in condizioni normali, o forse il contrario – è facile lasciarsi trasportare dalla musica, a fronte anche della chimica indissolubile che lega gli autori. In finale perciò mi sento di consigliarvi un’ascolto
veloce e decidere poi il da farsi.




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