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Un po’ di domande a Jack The Smoker alla presentazione di “Jack Uccide”

Il giorno 18 Marzo siamo stati invitati ad assistere alla presentazione ufficiale del secondo disco solista di Jack The Smoker “Jack uccide”, fuori con Machete e distribuito Sony. Abbiamo avuto modo di porgli un po’ di domande su questa sua nuova fatica molto importante per la sua carriera. Buona lettura!

Sono passati diversi anni dall’uscita del tuo precedente disco V.Ita. Cosa è cambiato nel frattempo e come hai concepito questo nuovo lavoro e che direzione hai preso durante la sua lavorazione?

In questo periodo tra V.Ita e questo disco mi sono più concentrato nel fare i mixtape e varie collaborazioni nei dischi di altri rapper, in quanto ho avuto la fortuna di essere contattato da molti che volevano una mia strofa. Nel frattempo però studiavo il momento migliore per fare uscire questo nuovo lavoro. Machete Mixtape Vol.3 è stato molto importante, un nuovo punto di partenza in un certo senso, perché grazie a Machete e a questo mixtape ho potuto reinserirmi nel rap game in maniera più “arrogante” di prima. “Jack Uccide” è un punto di arrivo che chiude un percorso iniziato nel 2003 con “L’Alba”, e spero sia a sua volta l’inizio di un nuovo percorso.
Il titolo “Jack Uccide” è provocatorio; questo disco vuole “uccidere la scena”, colpire gli altri rapper e il pubblico e dimostrare la capacità di fare un disco completo che non sia solo farcito di punchline e rime ad effetto, ma un disco con diverse tematiche ed argomenti come dovrebbe essere un qualsiasi disco. Mi è piaciuto confrontarmi su diversi tipi di sonorità e argomenti che prima non avevo affrontato e mi sono cimentato in cose tipo ritornelli cantati, cose che in precedenza non avevo fatto perché avevo un imprinting più strettamente “underground”. È comunque lampante e fondamentale l’importanza che do alla tecnica dentro questo lavoro, ma comunque c’è la voglia di fare un disco completo a 360° e non solo incastri fini a se stessi.
La differenza principale con V.Ita è il tentativo di non fare un concept album; non è una compilation ovviamente ma comunque è un disco vario. Ci sono produzioni più trap che possono far storcere il naso ai fan di vecchia data, ma stiamo cercando anche noi di far abituare gli ascoltatori a questi suoni e comunque io credo che sia importante per un artista fare cose nuove e “rinfrescarsi” e non limitarsi al compitino.

 

In questo disco notiamo che non c’è neanche un tuo beat come succedeva in passato e non ci sono nemmeno i featuring soliti a cui ci avevi abituato, come ad esempio gli ex-Spregiudicati. Come mai questo cambiamento?

Avevo già fatto dischi e parecchi mixtape con collabo da parte dei miei amici di sempre come Bassi, Kuno, Bat, Zampa ecc., gente con cui ho condiviso palchi ed esperienze bellissime. Ma è anche giusto secondo me non rifare sempre lo stesso discorso e cercare di rinnovare anche le collaborazioni, se no diventa tutto un po’ monotono. Poi comunque uno prova a fare certe collaborazioni ma non sempre si arriva a qualcosa che rientra nel gusto dell’artista o che si inserisca bene all’interno di un certo disco; per esempio con Bassi abbiamo provato fino all’ultimo a far qualcosa da inserire nel disco, ma senza riuscirci. Ma sicuramente ci saranno occasioni future. Comunque dentro questo disco ci sono molti dei miei rapper preferiti e tra i rapper più forti in questo momento e sono molto contento di averli all’interno del mio lavoro.
Per quanto riguarda il discorso dei beats, io sono molto autocritico e credo che le produzioni attuali, sia classiche che moderne, siano più avanti di quelle che sto facendo io attualmente e comunque ultimamente ho dedicato tutte le mie energie alla scrittura piuttosto che alla produzione. Io ancora produco ma sentivo che il suono che uso io, caratterizzato dal solito modo “sample+synth” non era molto in sintonia con l’atmosfera del disco. Ma comunque mi son confrontato molto coi producer, con Low Kidd in particolare, e ci ho messo del mio; per fare un esempio in “Non mi va” avevo in testa questo campione utilizzato da Ghostface Killah in “One”, ne ho parlato con Low Kidd che ha tirato fuori il beat finale che potete sentire nel disco.

 

Come hai detto prima, questo disco ha un tiro meno underground rispetto ai precedenti e molti fan di vecchia data potrebbero rimanere interdetti e/o delusi, gli stessi fan che da te si aspettano un nuovo “classico”. La sentivi in qualche modo questa pressione e questa attesa da parte dei fan mentre lavoravi al disco? Che feedbacks ti aspetti dal disco?

La premessa è che gli ascoltatori decidono se hai fatto un classico o meno. Non è possibile mettersi al lavoro con l’idea di scrivere un classico, al massimo scrivi un singolo (ride, ndr). Magari fai un pezzo in mezz’ora ed è una bomba, anzi più spesso capita che minore è il tempo impiegato, maggiore è la resa di un pezzo perché vuol dire che non sei stato lì a farti dei calcoli o idee su come fare un pezzo più catchy, il numero di sillabe ecc. Uno va e fa. E questo mi ha aiutato molto per questo disco: meno calcoli e paranoie, senza pensare a come fare felici i diversi fan perché è impossibile accontentare tutti, ti incarti. Io stesso ero imprigionato in questa idea anni fa, ma ora ho deciso di fare il disco che voglio e fine.
Poi se devo dirla tutta i fan che stanno a idolatrare cose antiche sono fan che non vanno ai concerti e non comprano dischi; i  ragazzini invece, sui quali si possono dire un sacco di cose come la fugacità dei loro gusti, i dischi li comprano e supportano. Anzi è più importante accaparrarsi fan giovani visto che ogni anno c’è un ricambio generazionale negli ascoltatori. Poi per carità se una roba vale sul serio piacerà sia ai vecchi che ai nuovi fan.

 

Come mai questa copertina molto minimale?

Volevamo farci arrestare dalla Marlboro (ride, ndr). No, seriamente volevamo una cover che non assomigliasse alle cover di altri dischi e con una copertina così tra gli scaffali di un negozio questo disco salta subito all’occhio. Inoltre in generale c’è un ritorno al minimalismo ultimamente anche su ste cose, basti vedere la cover dell’ultimo disco di Kanye West.

 

In questo anno e mezzo di lavorazione al disco hai registrato magari più pezzi che poi hai scartato? Se sì, è possibile che in futuro vedremo questi scarti in un qualche lavoro come magari un “Game Over Mixtape Vol.2”?

Un “Game Over Mixtape Vol.2” sicuramente lo voglio fare, visto che il primo volume è il mio lavoro preferito in assoluto. Ho tanti pezzi scartati dal disco e qualcuno probabilmente lo faremo uscire anche a breve.

 

Prima della tua entrata in Machete, molti ascoltatori ti reputavano un eterno “sottovalutato” e pure te in vecchie rime facevi sentire questa cosa. Ora invece in questo disco si sente un certo senso di rivalsa. La domanda è: senti che adesso ce l’hai fatta?

Sicuramente sono contento che sia finita questa storia del “sottovalutato”. Penso di aver fatto un percorso artistico coerente penalizzato solo dalla poca esposizione, perché avevo pochi mezzi e in generale io non sono stato un grande promotore di me stesso, e probabilmente era ciò che faceva sì che fossi considerato un sottovalutato. Ma spero che ora sia finita e anzi ora io venga un attimo sopravvalutato per compensare questa cosa (ride, ndr). Ma comunque ancora non ce l’ho fatta, questo è solo l’inizio di un nuovo percorso.

 

Francesco “Gobba” Gobbato




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