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“Ave Cesare”. Intervista a Laioung

“Ave Cesare”. Intervista a Laioung

02 Laioung (WEB)

Ormai è da un po’ di tempo che si sente parlare di Laioung, il “giovane leone” nuova promessa della scena rap/trap italiana. Il ragazzo uscirà il giorno 21 Aprile col suo nuovo disco “Ave Cesare – Veni Vidi Vici” e noi di Hiphopmn siamo andati in sede della Sony a fargli qualche domanda al riguardo. Buona lettura!

Sei considerato un emergente della scena rap italiana, ma in realtà di emergente hai poco: hai già fatto un po’ di dischi in passato, anche in lingua inglese, hai prodotto per altri artisti e hai fatto musica in tutto il mondo, hai girato un sacco. Come mai adesso ritorni in Italia con un disco appunto in italiano? Senti un legame più forte con il nostro Paese? E cosa ti rimane di tutta l’esperienza trascorsa all’estero?

Io stesso non mi aspettavo tutto ciò! Oggi siamo in Sony dove mi state intervistando, e non riesco a capire se è un sogno ad occhi aperti o sto sognando sul serio! Ho fatto un disco in italiano perchè quando sei indipendente non hai nulla da perdere. Ero a Toronto quando ho fatto questo disco “Ave Cesare” che ha riscosso inizialmente poco successo; la gente diceva “questa roba è troppo avanti”, e infatti non è andato da nessuna parte. Poi ho fatto il pezzo con Tedua e Izi (“Giovane Giovane”, ndr), quando sono tornato in Europa dopo un anno che stavo in Canada e lì sono esploso. La gente ha iniziato a chiedersi “Chi è questo?” e sono andati ad ascoltarsi su Spotify il mio album, iniziando a scoprire chi fossi. Diciamo che è una bella sensazione vedere che oggi l’Italia è pronta per un mercato internazionale musicalmente e mi fa molto piacere il fatto che sono integrato in questo mercato così all’estero mi vedono sulla scena italiana con roba fresca. Sono parecchio euforico per questo.

 

Quindi immagino sia per questo che hai deciso di includere in questo nuovo lavoro la precedente versione di “Ave Cesare” più nuovi inediti.


Certo certo! Secondo me “Ave Cesare” non era uscito nel modo giusto, come doveva uscire. E’ stato un biglietto da visita per i miei fan, ma ora è il momento di farlo scoprire a tutti e quindi mi sono sentito di aggiungere qualche pezzo in più e creare un bel doppio album, così la gente ha un bel po’ di materiale in più, ha pure tutti i testi nel booklet e pure una bella custodia con la mia faccia sopra (ride, ndr)

Uno dei pezzi che mi ha colpito di più quando l’ho ascoltato è stato “Petrolio”, perchè ha una tematica sociale riguardante l’ambiente e, al tempo in cui era uscita la prima volta, riguardava anche il referendum sulle trivelle in corso. Ora non entro nel merito dell’opinione al riguardo, ma come mai la scelta di fare un pezzo del genere? Oramai non sono in molti a voler lanciare un messaggio politico/sociale nei propri pezzi.

Diciamo che secondo me la musica ci fa esprimere artisticamente, come l’arte e tanti altri modi di esprimersi. Esprimere la rabbia in una canzone come se fosse un urlo per me è un modo di comunicare: volevo comunicare la mia rabbia attraverso una canzone. E’ stato molto spontaneo: ero molto arrabbiato e volevo fare una canzone… e così è uscito “Petrolio”!

 

La scena rap negli ultimi anni ha subito un enorme cambiamento grazie a tutta questa nuova scuola di nuovi rapper, di cui fai parte anche te appunto. Tuttavia i puristi del genere tendono a classificare questa nuova ondata di artisti come qualcosa a parte lontano dal rap, come “trapper”. Tu ti ci rivedi in questa definizione? Cosa ne pensi al riguardo?

Secondo me l’ignoranza è parecchio diffusa. La gente non si rende conto che la trap esiste da più di un decennio. Basta andare nel sud degli Stati Uniti: Carolina, Atlanta in Georgia, Texas. Lì possiamo scoprire che questo stile e questo genere esiste da un sacco di tempo e ci rendiamo conto che invece è arrivato molto tardi in questo Paese perchè certi gruppi musicali hanno avuto il monopolio su un genere musicale classico (il rap, ndr) e questo ci ha portato all’estremismo. Io per esempio col pezzo con Guè Pequeno, “Vengo dal basso”, ho voluto fare un film più che fare un pezzo rap/trap/trash/quello che vogliamo, mi sono detto “Facciamo una Tarantinata e diamogli una melodia!”. Diciamo che molte persone che parlano di rapper e trapper non conoscono nemmeno questo pezzo (nel mentre mette in play dallo smartphone “Still Tippin” di Mike Jones con Slim Thug e Paul Wall https://www.youtube.com/watch?v=WYTBsN-KeNE , ndr), che sarebbe l’inizio di tutto, dove rallentavano le batterie elettroniche fatte dalle Roland e ci mettevano queste voci pitchate. Questo è proprio lo stile Texas dove è nato tutto. Ma possiamo chiamarlo trap? No. Questo è hip hop south, come esiste quello East a New York dove hanno il loro modo di fare le cose; anche loro si sono “elettronizzati”: se guardiamo French Montana, A$AP Rocky, A$AP Ferg, Chinx Drugz (R.I.P.), Jadakiss, Bobby Shmurda e le batterie elettroniche che usano in certi loro pezzi, per il mercato sono considerati trap però se ci pensi è tutto New York, è sempre il boom-bap di New York, ma nel 2016. Se invece guardi la West Coast ci sono sempre quei bassi stile West Coast con la batteria elettronica, Mustard on the beat ce l’ha dimostrato. Quindi il mercato si sta evolvendo, l’Italia ha preso l’acqua fredda in faccia e ha ovviamente aperto gli occhi. Io non posso che essere felice per il fatto che ci siamo sincronizzati.

 

Collegandoci a questo, qual è il tuo rapporto con i pionieri della scena rap italiana? In generale cosa ne pensi della scena? E come è nata la collabo con Guè Pequeno?

Io la vedo benissimo! Guarda, voglio dirti la verità, quando ero piccolo non ero appassionato tipo di J Ax o Fabri Fibra; quando è uscito Fabri Fibra ricordo ne parlavano tutti ma io non riuscivo bene ad ascoltarlo, non avevo mai sentito un pezzo suo. Oggi invece siamo amici ed è come un sogno perchè lui ha fatto sette dischi di platino e umanamente è un king. Fabri Fibra è un king. Ed è bellissimo vedere che due generazioni diverse possano collaborare. Musicalmente e artisticamente poi lui è un genio; gli ho mandato un messaggio l’altro giorno per dirgli che la sua strofa che ha fatto nel pezzo con Guè e Marra mi è piaciuta veramente un sacco. E’ bello vedere uno del suo livello che anziché fare l’estremista, mostra che si sta evolvendo e seguendo le nuove tendenze, come per dire “Guarda sto facendo anche io questa roba”. Per quanto riguarda il pezzo con Guè è nato molto genuinamente in studio: stavo registrando “Vengo dal basso” e lui è arrivato mentre ero in cabina che stavo cantando, abbiamo parlato un po’ di tutto, abbiamo ascoltato un po’ di produzioni e pezzi, gli piaceva la mia roba. Così siamo diventati amici e abbiamo iniziato a collaborare. Abbiamo già tipo quattro pezzi assieme, uno pure con la RRR Mob.

Oltre che rapper sei anche producer, difatti in questo disco hai praticamente prodotto ogni pezzo. Voglio chiederti prima molto banalmente se ti senti più rapper/cantante o producer, poi invece come lavori a un beat e come lo concepisci, viste le numerose influenze che si sentono nella tua musica.

Alla prima domanda ti dico che quando avevo 12 anni, e facevo schifo perchè non avevo ancora esperienza, ero un rapper e voleva delle produzioni, ma non era come oggi che puoi andare su internet e su YouTube, scaricare una base e spararci sopra l’autotune. Prima ero un rapper ispirato da Ludacris, ascoltavo “Grew Up A Screw Up” con Young Jeezy (https://www.youtube.com/watch?v=6JXawllCeoY) e mi ispirava un sacco, sentivo sta base e impazzivo, volevo trovare qualcuno che mi producesse una cosa del genere. Poi ho capito che non potevo contare su nessuno, quindi ho imparato da solo a farlo, poi sono diventato molto pignolo e ho trovato il mio modo di lavorare, ho iniziato a produrre per diverse persone e ho iniziato a mangiare così, senza aver mai chiesto soldi a qualcuno o essere finito a lavorare in un McDonald, poi sono diventato tecnico del suono e ho iniziato a registrare artisti, sono diventato direttore artistico e lavorare con altri. Così sono arrivato oggi che sono a 360° dentro la musica e riesco così a creare un prodotto. Diciamo quindi che sono fifty fifty.
Per lavorare ai beats anche lì è molto spontaneo: apro il mio computer, magari non so mi viene in mente qualcosa mentre sto suonando la tastiera del piano collegata al PC, prendo qualcosa dalle mie librerie musicali che ho e ci lavoro, oppure mi viene da creare una progressione di accordi e metterci una linea melodica sopra, oppure ancora voglio fare una batteria schizzata che fa scoppiare tutto, fare dei piatti molto particolari, dei bassi distorti che svegliano l’oltretomba ecc. In qualche modo ci arrivo, alcune volte più melodico, altre meno, alcune volte più ritmato. Poi mi piace giocare coi bpm. Alcune volte invece ho già la melodia in testa, altre volte invece non ho in mente nulla ma so solo che voglio fare qualcosa per forza e allora mi metto al lavoro e vedo cosa esce (ride, ndr).
Per concludere, il disco ora esce venerdì. Poi che progetti hai per il futuro? Sappiamo che sei al lavoro per il disco della tua crew, RRR Mob; puoi anticiparci qualcosa?

Certo! Spero che non mi odieranno per gli spoiler ahaha. Ho un pezzo con Luchè nel disco che dura 6 minuti, poi un pezzo con Guè e spero anche un pezzo con Emis Killa, così per far uscire un bell’album e siamo tutti contenti. Gli altri ragazzi della crew pure sono molto contenti, sono gasatissimi, non stanno nella pelle, ogni pezzo spacca più dell’altro e non sappiamo quale far uscire prima. Poi però mi dicono “Cerchiamo di maturare le tempistiche per non saturare il mercato che già vuole uscire con 18 pezzi poi il video, poi loro vogliono uscire col pezzo ecc.” ahahahahahaha

 

Francesco “Gobba” Gobbato




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