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Claver Gold – Mr. Nessuno (Recensione)

Solitamente quando ci si appresta ad ascoltare un disco l’aspettativa minima è che questo sia ovviamente un album musicale composto da un tot numero di tracce: non è questo il caso.
Mr. Nessuno è Claver Gold stesso. Daycol è un ragazzo di Ascoli Piceno del 1986, ormai trasferitosi a Bologna da qualche anno ed entrato nel mondo dell’hip-hop, come spesso capita, facendo writing e scoprendo solo successivamente il rap in senso stretto e l’mcing. All’attivo vanta già più di un disco, un paio di EP e numerose collaborazioni con artisti tendenzialmente underground. Un ragazzo umile di sicuro, che occupa il suo posto nel mondo senza farsi notare eccessivamente ed impropriamente, dote non da trascurare nell’attuale panorama hip-hop, anzi diciamo nel panorama generale…

Mr. Nessuno è composto da 18 tracce con un discreto numero di featuring, una traccia bonus e bla bla bla… Bando a ciò che potete riscontrare tutti;

Mr. Nessuno è più di un disco: l’artista con la sua voce un po’ peccatrice di qualche sigaretta di troppo riesce a descrivere con una precisione meticolosa tutto ciò che accade attorno a lui, tutto ciò che ha capito di se stesso, tutto ciò che circonda il suo ambiente. Il tono è quello di un familiare amico, la catarsi musicale raggiunge livelli altissimi: non meravigliatevi se ascoltando il disco vi ritrovate in molte situazione descritte dall’mc ascolano e non meravigliatevi nemmeno se tra le righe, condite da un lessico precisissimo, doveste rintracciare qualche risposta nel percorso verso equilibrio che tutti nella loro esistenza cercano; probabilmente Claver Gold non aveva esattamente questo intento, ma mettendosi a nudo al 100% riesce incredibilmente e in modo molto naturale ad abbattere la barriera ascoltatore / artista creando un affetto che induce a porgere l’orecchio molto attentamente ad ogni traccia, ad analizzarla e a farla propria: raramente ho sentito un mc così vicino mentre sganciava rime dure e profonde come queste.

Questo album è completamente antitetico al rap che in Italia a livello mainstream la fa da padrone, quello distaccato e utilitaristico di cui abbiamo già parlato; occhio però: se dopo questa frase pensate che il disco possa non essere un gran che non avete capito niente davvero di questa musica; forse proprio per questo Claver Gold è Mr. Nessuno: Claver è nessuno perché soverchia i canoni musicali errati di cui siamo, chi più chi meno, prigionieri. L’affermazione forte è riscontabile bene o male nel disco stesso, ma a prescindere da questo rappresenta la mia idea.

Passando all’aspetto meramente tecnico, si può pensare che il disco sia un po’ difficile da digerire data la durata sopra la media e le argomentazioni di un certo spessore, tuttavia Claver riesce, un po’ a fatica sinceramente, a stemperare questa atmosfera (piacevole e coinvolgente come detto ma alla lunga un po’ “opprimente” ) nell’intro e nella “non-posse track” posta al penultimo posto in compagnia dei FNO, Lord Madness, Don Diegoh, Moder e Kenzie Kenzei.
Gli stessi featuring, escluso quest’ultimo, alle volte rischiano di passare un po’ in secondo piano rispetto al protagonista del disco, del resto decisamente meglio questo difetto micro che il difetto opposto, ben più grave.

Per quanto concerne le strumentali non molte notazioni da fare dal momento che queste svolgono il loro compito senza dare troppo nell’occhio, il lavoro in fase lirica fatto da Claver comunque maschera un po’ questa mancanza da non doversi considerare grave a prescindere. In conclusione, il disco liricamente saprà regalarci ben più di una soddisfazione mostrandoci una serie di perle di pregevole fattura, non unica, ma pregevole da dover menzionare in particolare la seconda strofa di “Soffio di lucidità”.

Ascoltate, scegliete cosa preferite da tutto ciò che Claver Gold ci ha messo a disposizione e vi ritroverete decisamente soddisfatti di aver passato un’ora in compagnia di un “amico” … Qualcosa vi rimarrà dentro, garantito. “Alcuni li ho lasciati scossi, depressi e commossi Vieni nei pressi poi dimmi chi pensavi che io fossi”

Voto: 8/10

 Michele Garribba.



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