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Intervista a Dj Myke

 

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1) Ciao Myke, benvenuto su HipHopmn!
Ultimamente è uscita una “Black Edition” di uno dei tuoi dischi storici “Hocus Pocus”.
Hai dichiarato che “Hocus Pocus è un intruglio fatto di ritmologie, di selezione inaudita e di creazione folle di suoni, che nascono da un approccio eretico al turntablism.
Cosa intendi di preciso?

Di preciso intendo proprio quello che dico, nel senso che siamo abituati alla musica, ai personaggi, addirittura ai dischi fatti in serie. In tutti gli ambienti si importa un filone, tutti si accodano e vogliono salire sul carro dei vincitori continuando a riproporre sempre la stessa minestra riscaldata.

Per carità, i numeri parlano chiaro, ma è quanto dureranno le tue opere che conta.

Oramai siamo alla scadenza da bancofrigo, dopo due giorni tutto è vecchio. Invece, credo che Hocus Pocusnegli anni sia stato un esempio più unico che raro di opera che si sia discostata dallo scimmiottamento repentino che ogni decade torna a farci visita.

Ci sono dei brani dellalbum che dureranno negli anni, volenti o nolenti, voi preoccupatevi delle mode, ma fate in fretta, perché le mode si evolvono.

2) Perché rispetto al vecchio disco sono state tagliate delle tracce?

Perché fondamentalmente faccio quello che voglio! (ride) Hocus Pocus” è uscito prima in versione CD con un certo numero di tracce , poi in versione digitale con laggiunta di altre, poi non poteva mancare una versione remix, ed oggi eccoci con questa riedizione in vinile. Ho fatto negli anni un piccolo sondaggio chiedendo al mio pubblico quali sarebbero state le tracce che avrebbero voluto ascoltare in un ipotetico doppio vinileed eccoci qua :)

3) Hai tagliato delle tracce, ma ne hai aggiunte anche due nuove.
Come sono nate le collaborazioni con Viro da una parte e Claver Gold e Shorty dall’altra?

Viro mi aveva scritto circa un anno fa inviandomi un suo freestyle, su una mia base presa dal mio canale Soundcloud. Mi ha colpito la sua naturalezza ed abbiamo iniziato a lavorare insieme.

Per Shorty e Claver, la collaborazione è nata attraverso il mio socio/fratello Stefano MarvelMexTasciotti, che ascoltando la strumentale mi ha detto: Moci penso io ad organizzarti un bel featuring. Ovviamente mi sono fidato di lui ed ho fatto bene.

4) “Hocus Pocus” per me è stato un album importante. Quando ero un ragazzino l’ho consumato perché dentro c’era del gran rap e delle produzioni che erano diverse ed originalissime rispetto a quello che girava in quegli anni. Riascoltandolo adesso, con una consapevolezza diversa magari, lo trovo anche un album parecchio trasversale, riuscisti a spaziare tra diversi generi musicali presenti della nostra penisola. Secondo te è questo il motivo principale per l’apprezzamento generale del disco?
E, in generale, secondo te cosa ha rappresentato “Hocus Pocus” per la scena rap italiana?

Lapertura mentale, artistica, produttiva, creativa. Il fatto di spaziare tra un genere e laltro, la differenza tra produttore e beatmaker, cosa ancora oggi non chiara in Italia. Trovo che la scena rap italiana stia artisticamentesfruttando un pomale questondata di notorietà, mentre a livello di comunicazione di immagine sono dei veri e propri fenomeni, ma la domanda è: prendiamo un DJ come me, quanto può durare una carriera basata solo sullautoreferenziarsi?

 

5) Fu grazie ad “Hocus Pocus” che entrasti per la prima volta in contatto con Rancore? 

Pensavate già di fare dei dischi assieme in quegli anni?

No, lidea ci, anzi mi” è venuta dopo Lo spazzacamino, brano assurdo secondo me.

Ho proposto a Rancore di lavorare con me e lui ne è stato entusiasta, viste le bombeche poi ha scritto in seguito sulle mie produzioni.

 

6) La copertina del disco era particolare, cosa rappresentava?

La copertina del disco è unopera di un grande artista italiano, Marco ZED1Burresi, uno dei miei writer preferiti a livello mondiale. Facendogli ascoltare le tracce in anteprima, mi disse: Questo è quello che ho visto, tu sei riuscito a far nascere dal nulla una foresta rigogliosa, una cosa viva da una cosa inanimata.

Per me fu un gran complimento.

7) Alla fine della traccia con la Sanobusiness c’è una registrazione di uno skit con il tuo chitarrista storico, Svedonio. Parlavate di un distorsore potenziale, puoi raccontarci l’aneddoto?
Se ti va raccontaci anche altre storie divertenti che ti sono successe mentre lavoravi ad “Hocus Pocus”.

Il distorsore era tutto, era quella cosa, quel mood, quella battuta, quel suono, quella dritta che poteva modificarci la giornata. Ai tempi io e Svedonio vivevamo della musica stessa. La giornata era caratterizzata dalle idee, quindi positiva se cerano, negativa se non cerano: per me la musica è vita, tutto dipende dal distorsore e da quanto riesce a distorcere la mia giornata.

Di aneddoti ce ne sono talmente tanti che non basterebbero 25gb di server.

8) Cosa hai in programma per il futuro prossimo dopo questa “Black Edition”?

Non esiste futuro dove la parola cultura spaventa, dove non esiste passato perché “vecchio, dove il ricambio generazionale in realtà è più uno scontro fra generazioni e soprattutto dove ha ragione non chi parla di pancia, ma chi parla al bucio del culo del nostro paese.

Ho imparato a vivermi il presente, perché quello che mi interessa è la contemporaneità. I discorsi sul futuro dei giovanissimi li trovo ridondanti, come quello degli anziani sul passato: sembra che chiunque voglia venderti il suo tempo, io mi limito a vivere adesso. E a suonare, produrre, scratchare, adesso.

 

9) Grazie per tutto Myke, l’intervista è finita.

Saluta chi ti segue e chi ci legge.
Buon lavoro e buona fortuna per il futuro.

Grazie a voi, molto gentili, un saluto e un ringraziamento a tutti quelli che hanno dedicato il loro tempo a leggere questintervista.

 

https://www.instagram.com/djmyke_micionero_/

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https://www.youtube.com/watch?v=uNVen0NpDV8

a cura di Davide Frascogna




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