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Don Gocò e la sua “Conclamata Normalità” – Intervista

Don Gocò e la sua “Conclamata Normalità” – Intervista

don gocò

Bentornati su HipHopMn, oggi intervisteremo Don Gocò rapper di origini calabresi che ci racconterà qualcosa del suo nuovo disco “Conclamata Normalità”.

1) Ciao Don, prima di tutto, raccontaci qualcosa del tuo disco, qual è il tuo obiettivo?

L’obiettivo è il motivo per il quale nasce e cioè l’esigenza personale di fare una raccolta di brani degli ultimi anni. Il mio obiettivo principale era definire un prodotto che potesse riassumere questi miei anni e dargli una forma condivisibile. Questo perché sono stati anni ricchi di esperienze e formazione umana, professionale e artistica molto preziosa. Sento che tutto questo ha trovato in me uno spazio di integrazione ma che non mi appartenga in modo assoluto, appartiene tutto ai nostri tempi, alla nostra società e se da li mi è arrivato credo giusto rimetterlo in circolo. Il rap è il mio strumento per capitalizzare le esperienze (le energie) e rimetterle in campo.

2) Cosa vorresti che gli ascoltatori percepiscano del tuo lavoro?

Mi farebbe piacere che percepissero la lente con la quale vedo la realtà, i miei riferimenti e la possibilità di tenerli in considerazione per poter arricchire a loro volta la loro modalità di guardare la realtà. Così come io cerco di fare quando ascolto e guardo attraverso le lenti di altri autori, che siano musicisti, scrittori, studiosi ecc. Mi piacerebbe che l’attenzione per alcuni temi, la salute mentale in primis, siano tenuti in considerazione non solo nelle loro forme più estreme e con un approccio compassionevole, ma che si condivida maggior consapevolezza e lo si intenda come aspetto integrante della nostra salute, non meno importante o meno “trattabile” delle altre branche della medicina. Spero presto ci si vergogni sempre meno per le proprie condizioni psicologiche così come non ci si vergogna di quelle fisiche.

3) Personalmente, sin dal primo brano, ascoltando ad occhi chiusi, ho immaginato molte delle scene che descrivi: “il rumore delle forchette nei piatti, penso sempre a casa”. Immagino un ragazzo lontano ovviamente da casa sua, ma che lascia il cuore lì da dove è partito, penso che moltissime persone si potrebbero rispecchiare sin dal primo brano, volevi raggiungere proprio questo?

E’ bellissimo sapere che questo è successo ma in realtà non è un pensiero che ho nel momento in cui compongo. Quando scrivo penso poco a quello che possono leggerci gli altri… purtroppo! Sto più sul mio bisogno di esprimere e sul cosa e come ho bisogno di esprimermi. A volte questo mi penalizza proprio nell’immediatezza della comprensione da parte di chi ascolta ma è una libertà che mi concedo poichè incontra un mio bisogno autentico e posso permettermelo grazie al fatto di non avere la musica come unica professione. In questo caso PERO’ l’immagine che ti è arrivata è coerente con il vissuto che volevo esprimere.

4) Qual è il momento del disco a cui sei più affezionato? Perché?

Sicuramente i momenti in cui Libberà veniva a casa mia a “supervisionarmi” nella scelta dei brani, nelle registrazioni, nella realizzazione del disco e a comporre gran parte dei beats. Come ti dicevo prima quello che prendo cerco di rimetterlo in campo perchè poi da quello che metto in campo mi torna altra linfa. Così è stato con lui che ha iniziato a seguirmi come fan (per capirci) “prendendo” da me prima attraverso la musica e poi i consigli da “maestro” che gli ho potuto dare e che ha integrato in lui, nella sua personalità sia umana che artistica, originale e molto diversa dalla mia, per poi diventare a sua volta (oltre che un grande artista) mia guida, e maestro. Questa è stata la sensazione più bella che ho avuto nella produzione del disco e anche un grandissimo orgoglio nel sentire di stare crescendo a mia volta grazie a lui che era “cresciuto” anche “grazie” a me. Una ciclicità che è propria della vita.

5) Tutto il disco varia in musicalità, quanto ti ci è voluto per scegliere tutte le produzioni?

Il beat più vecchio è quello di Nudi, sempre di Libberà e ha circa 3 anni gli altri sono nati più o meno negli ultimi 2 anni. Nascono tutti in modo molto diverso, alcuni avrebbero fatto parte di un lavoro con Casa del crudo che poi non siamo riusciti a concludere e del quale mi sono “impossessato” di “Babebabebabebabe” e “ThisAbility” prod. da Brigante, altri nascono dalla collaborazione con i musicisti poi diventati la mia band Dongo&Co’ e altri da una “classica” collaborazione con Dirty Blade Beats, per la serie “mandami un beat che ho voglia di scrivere!”.

6) Ma soprattutto, quando hai iniziato a lavorarci sopra, sapevi già cosa fare, avevi impostato tutto? Oppure è frutto dell’istinto artistico?

E’ frutto di una difficile e sofferta selezione. Tutto era partito dal fare un resoconto dei brani composti negli anni e mai pubblicati, e la cartella conteneva circa 40 file… calcola che nel disco ci sono anche brani che hanno 10 anni ma per i quali non ero mai riuscito a trovare il giusto beat o un posto negli altri dischi. O semplicemente, a volte penso, non ero ancora pronto per realizzarli pur avendoli già scritti da tempo. Il titolo “Conclamata Normalità” nasce anche da questi vissuti e ce lo avevo in testa anch’esso da tantissimo ma non lo avevo mai utilizzato. Man mano che selezionavo i brani, grazie a chi mi ha supportato “passando da casa” (come dico in Pratiche Inevase che infatti apre il disco), notavo che stavano bene sotto questo titolo.

7) Com’è nata la collaborazione con Kiave e Macrobeats studio?

Con Kiave ci conosciamo dalla fine degli anni ‘90, anche qui torna la ciclicità di cui ti parlavo. Io lo seguivo, ero fan sfegatato fin dalle sue prime produzioni. Poi dai consigli siamo passati alle collaborazioni e alla condivisione dei treni e dei palchi (già nel 2005 lo accompagnavo nei suoi tour in giro per l’Italia). Lui ha curato sempre il suono di tutti i miei lavori solisti. Lui ha sempre avuto una grande passione per il suono, e se un tempo mi mixava i pezzi nella “cameretta” ora avviene nel macrobeats studio.

8) “Nostre Storie”, vorrei che mi raccontassi qualcosa di questo brano che è personalmente il mio preferito; mi ha fatto viaggiare con la mente e mi sono sentito vicino alle tue esperienze.

Ero in cucina, dal balcone entra una voce e un piano che mi rapiscono e mi metto beato a prendere il caffè ascoltando. Non riconosco il brano e lo googolo, scopro che è di un tale Pino Marino, che inizio ad ascoltare e adoro fin da subito. Scopro poi che a cantarlo era proprio lui che abitava vicino casa mia. Compro i suoi dischi e uno dei suoi brani (il mio preferito) è “Ciao come stai?” che mi suggerisce sin da subito mille immagini, richiama alla mia memoria esperienze fortissime che mi portano a scrivere di getto la seconda strofa e il rit. di Nostre Storie. Nel suo brano tra l’altro c’è una parte strumentale che sembra fatta apposta per farmi scrivere su quel mood. La sua intenzione probabilmente non c’entra nulla con quello che c’ho immaginato io, e nonostante il legame forte che ho con quel brano, non mi interessa nemmeno sapere a cosa si riferisse lui. Penso che in qualche modo quando interpreti un brano con le tue esperienze la canzone diventa anche un po’ “tua” e questo aspetto della musica, questa possibilità di lasciare un margine di ambiguità interpretabile dall’ascoltatore, secondo me è un valore aggiunto. Qualche tempo dopo, per diverse esperienze accadute in campo lavorativo venne fuori quella che poi diventò la prima strofa e mi resi conto che era il completamento di quel pezzo rimasto per circa 2 anni incompleto.

9) Tu hai origini calabresi, come me, che consigli daresti ai ragazzi che spingono questa musica qui al sud? Molti per via dei pregiudizi (Inspiegabili ormai nel 2017 se si pensa che si parla di musica) smettono e non ci provano più.

Credo che al sud, non solo ma in particolare, i ragazzi siano disabituati a seguire i loro sogni in generale. Non è facile ammettere una “mancanza”…ma questa è la più grave perdita! I sogni, i desideri (de-sidera) sono le stelle che mancavano nella vita reale, e tenerle presenti invece ci illumina e non ci fa perdere. Poi è possibile che seguendole ci si imbatta in altre stelle altrettanto, o più belle, non credo si possa essere felici solo realizzando i propri sogni, ma sicuramente con la luce dei sogni ben fissa nel nostro cielo è più facile trovare anche altre stelle meravigliose.

10) Quali sono le tue intenzioni per il futuro prossimo? Hai già in cantiere altri lavori?

Si abbiamo già diversi brani arrangiati con la Dongo&Co’ che vorremmo realizzare il prima possibile ma per ora cerchiamo di portare il più possibile dal vivo Conclamata Normalità, e realizzare altri videoclip già in lavorazione. Poi già da questi primi 2 mesi dall’uscita sono successe tante cose quindi ….vedremo.

11) Concludi dando un consiglio alle nuove leve. Ed un saluto a modo tuo!

Voglio dare un consiglio e un saluto contemporaneamente: cercate sempre dentro di voi qualcosa per cui poter dire: KEEPALATA!!!

Fenix – Zema




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