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FFiume e The Irhu Experience – Intervista

FFiume e The Irhu Experience – Intervista

FFiume è da poco fuori col suo nuovo disco The Irhu Experience che sta ricevendo ampi consensi tra gli ascoltatori. Il nostro Antonio “Fenix” ne ha quindi approfittato per fargli alcune domande sul disco e sulla sua esperienza in generale.

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Ciao FFiume! Innanzitutto complimenti per il tuo album ‘The Irhu Experience’, l’ho molto apprezzato. Puoi raccontarci brevemente come è venuto fuori e che messaggio vorresti che le persone recepiscano prima di tutto da The Irhu Experience?

Ciao ragazzi, grazie dell’ascolto! Mah… prima di tutto vorrei farvi una domanda… l’avete apprezzato solo voi o anche le vostre amiche??? Io vorrei che lo apprezzassero le vostre amiche, ecco… (risate). L’album è venuto fuori da sé, in parte scaturito dall’incontro con Irhu e dalla musica che amiamo, in parte dall’esigenza personale di scrivere rime nuove e creare qualcosa che fosse più assimilabile a “canzoni” anziché a “pezzi” e basta. Ho cercato di trascendere l’aspetto strettamente personale, andando a sconfinare nello storytelling e nell’intrattenimento quasi cinematografico. Vi è una parte dell’album che prende le mosse da esperienze autobiografiche e una parte dove do puramente sfogo alla fotta di scrivere, inventando storie e situazioni, essendo la mia scrittura uno strumento stesso al servizio di un insieme musicale più grande.

Leggo di te che sei un giramondo e hai vissuto tra la Francia, la Corsica e ora sei in Inghilterra. Quanto influisce su di te e sulla tua musica questo spostarsi e in che maniera?

Un botto. Posto che vai, dischi che trovi, musiche nuove che ascolti, suggestioni che riporti e riprendi a modo tuo per creare altro, eccetera. Adesso, per esempio, da quando sto a Londra, ascolto con modo e orecchio diverso anche la stessa musica che ascoltavo da ragazzino, musica che proveniva da qua, e che situavo in un certo modo nella mia immaginazione, non so come spiegarti. Adesso tutta quella cosa lì ha una prospettiva diversa. Ed è così per tutti i posti in cui sono stato. Ovvio che influenzino la mia musica. E se non direttamente la mia musica, influenzano me.

Da come dai modo di capire sei calabrese. Come vedi la scena rap italiana e che differenze trovi in quella estera? Ci sono artisti rap mainstream (e non) che secondo te possono essere considerati un esempio da seguire?

La scena italiana… stanno tutti bene, mi pare, no? Direi che è tutto okay… culturalmente, forse, la scena è ancora acerba, rispetto a situazioni estere, per motivi ovvi. Mi riferisco a chi ascolta, non solo a chi produce. Cioè, la scena è limitata nell’essere impattante per questioni squisitamente musicali. Mi spiego. Quello che è mainstream, con pochissime eccezioni, e a volte anche underground, assurge agli “allori” della cronaca per un fattore di costume, più che per la musica stessa, secondo me. Guarda un Fedez, per esempio. Non ce l’ho con lui, è un esempio, non è per sparare sulla croce rossa, ma hai mai ascoltato roba sua? Oggettivamente, la voce a tratti è cacofonica e quello che dice è di una pochezza e di un qualunquismo disarmanti. Zero stile, zero flow, zero. Se sta là dove sta è perché piace, e perché ci ha saputo fare e si è sbattuto, io su questo non disquisisco, bravo lui se ha realizzato quello che voleva. Se ti piace, probabilmente, ti gusta lui come personaggio, forse, ma anche la sua musica? Tu mi dici che ti pompi un disco del tizio e ti piace? Bella per te… ti sta simpatico lui, ci posso stare, ma la musica è un’altra roba per me. Queste cose in Italia accadono perché manca un legame concreto della musica stessa alla quotidianità, manca una cultura musicale. L’hip hop e le musiche da cui questo proviene non hanno delle radici vere in Italia, a livello medio. Questa è la differenza con altre scene. Manca un vero meticciato culturale, che sta iniziando solo ora. Importiamo modelli da fuori e li riadattiamo alla nostra salsa, questo dai tempi del secondo dopoguerra, non è una novità ma, quello che mi sembra sia chiaro, è come la musica oggi sia un elemento ancora meno centrale rispetto al passato. Nella scena attuale però non è tutto una porcheria, come stili e messaggi, e come musica, trovo bravi musici e performer, su tutti sicuramente Ghali ed Enzo DONG, hanno lo spirito, l’attitudine e il messaggio, e sono esempi di meticciato culturale a palla di cannone, in modo diverso. È trap e non è rap? Boh, è musica. Ne parlavo col Danno un po’ di tempo fa, di ‘sta cosa della trap, lui li chiama “i neomelodici del rap”, e ha ragione, un po’ è vero, spesso si tratta di linee melodiche, non di rap nel senso stretto. Ma non mi dà fastidio, è un altro genere, è musica pop tout court spesso, ma è musica, è espressione, parla alla gente con la lingua della gente, ha un suo background e una sua dimensione, e va bene così. Alcune cose mi piacciono, ne riconosco il valore, altre non mi piacciono, per X motivi. Di sicuro, a me non piacciono le etichette e le costrizioni. Musica fatta bene e musica fatta male, non solo in senso tecnico ma contenutistico e di ricerca, quello esiste per me, l’anima o la plastica. L’hip hop flirta da sempre con diverse sonorità e culture, ma se è fatto bene, bene. Non sono uno di facili entusiasmi e non batto stecche a destra e manca. Poi che ne so, esce un pacco di roba, bella e brutta, ce n’è per tutti i gusti. Avanti!

Io sono un fan dei contenuti: mi piacciono gli artisti che si raccontano e che raccontano i propri pensieri. Contenuti che nell’album ho ritrovato. C’è una traccia a cui sei più affezionato?

Probabilmente “Dopo la Tempesta”. Ex-aequo con “Sciamano”. Ed “FFSS”. E… no, una sola traccia no, devo dire un po’ tutte, ognuna per un motivo diverso. Sono particolarmente contento di quest’album.

Ti definisci un ‘maniaco del vocabolo’, qual è la tua rima preferita dell’album?

“La frase è arma laser, psycho faser, magma & geyser, contatori Geiger, Hellraiser sulle strade”… questa merda non è malaccio… come anche il resto della strofa… ci sono un bel po’ di immagini che mi piacciono, qui. Per me il punto è che tu con le rime riesca a far visualizzare cose a chi ti ascolta, e il primo a cui deve capitare ‘sta cosa sei tu che rappi.

Nella prima skit si sente parlare di musica… ma FFiume, da dove prende ispirazione? Cosa ascolta?

FFiume compra dischi e digga nei crate quasi ogni settimana, scarica dal net quasi giornalmente e compra e ascolta di tutto. Dal rock al funk passando per il soul, il reggae, l’afro, l’italian classic e la discomusic, l’hip hop e via dicendo. Ascolto tonnellate di cose diverse, mi sveglio e mi addormento con la musica, studio le declinazioni del groove al di là dei generi. L’ispirazione viene da dischi, romanzi, vita quotidiana, lavoro, chiacchiere con gli amici, and so on.
Tu sei sia un rapper che un produttore. Il FFiume che produce è diverso la FFiume che rappa? O c’è una linea comune che agisce in entrambi i tuoi lati di artista?
Dipende, se produco per me o conto terzi. In generale, la mia ricerca è virata sul groove e sul funk, inteso non come genere musicale, ma come disegno ritmico, come mood, stato mentale.
Bene FFiume, io ti ringrazio da parte di tutto lo staff di HipHopmn per averci dedicato il tuo tempo. Ti salutiamo con l’ultima domanda: cosa ti aspetti da questo sesto album? C’è un messaggio che vuoi lasciare?

Ringrazio voi per lo spazio. Non mi aspetto nulla, non devi mai aspettarti nulla, prendi bene quel che c’è, se c’è, e via. Il messaggio? “Chi vuole esser lieto, sia, di doman non c’è certezza”. State bene!




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