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EasyOne – Intervista

EasyOne – Intervista

01 EasyOne (1)1) Iniziamo subito, quanto tempo ti ci è voluto per dare questo determinato concept all’album? Cosa speri arrivi alle persone che lo ascolteranno?

Ci ho messo sei mesi per scrivere e registrare, ma due anni per buttarlo fuori, per motivazioni per lo più burocratiche e non prettamente artistiche. Spero che alle persone arrivi il mio cuore perché questo è un disco molto intimo e che mi rappresenta dalla testa ai piedi.

2) “Stessa Pelle”, quanto hanno influenzato la tua terra, la tua famiglia e te stesso, questo brano? Appena hai finito di scriverlo avevi deciso che sarebbe stata la title track?

Ovviamente tutto ciò che scrivo, come sempre, prende spunto da una storia vera, e questo brano parla di tutte le difficoltà che abbiamo vissuto io e mia moglie prima di mettere al mondo il nostro primo figlio. Ti svelo una curiosità: un giorno, guardando il cellulare, mi accorsi che gli sms che avevo inviato a mia moglie fino a quel momento si prestavano a diventare delle rime del brano, infatti il ritornello in particolare è l’unione di tre sms che io mandai a lei in momenti diversi. Sì, quando l’ho scritta mi sono subito detto: “questa darà il titolo all’album”. Per il titolo, inoltre, ho preso spunto dall’sms che Primo mi inviò dopo aver ascoltato per la prima volta il brano: “pelle d’oca, fratè”.

3) Fermiamoci ancora a questo pezzo, c’è una delle ultime collaborazioni di Primo Brown. Ai tempi dei Kalafro ci avevi già collaborato, come è stato per te poter condividere un brano con uno dei pioneri del rap italiano, uno degli idoli di tutti quelli che ascoltano il rap dagli anni ’90 ad oggi?

Com’era già successo con i Kalafro, è stata un’esperienza stupenda: formativa e divertente. Parlo di un’esperienza “formativa” perché se rappi insieme a un “maestro” come Primo Brown tutto diventa semplice. È un po’ come nel calcio: se giochi accanto a Messi è difficile fare brutta figura con gli avversari.

4) “Treno del Sud”. Com’è nata questa traccia con Clementino? Vi siete beccati sull’Intercity Napoli-Reggio Calabria e ti è scattata la scintilla?

No, ci siamo beccati in studio, anche se ci siamo conosciuti in giro suonando live insieme. Un giorno Clementino, durante una mia esibizione live, si avvicinò facendomi i complimenti e dicendomi di voler fare un brano insieme, inizialmente per il suo disco, poi, invece, ci siamo trovati bene sulla base di Francesco Shiva e abbiamo droppato la bomba sul mio album.

5) “La Tensione sale”, ottimo tributo ad un brano storico, insieme a due big come Mistaman e BloB, questa traccia sembra calzare a pennello su tutti e tre, come hai scelto questi featuring?

Allora, avevo già parlato con Mista, volevo fare un feat con lui da circa dieci anni ma non c’era mai stata la possibilità. Sono convinto che non bisogna forzare le cose ma spingerle nel verso giusto e nel momento giusto. Anni fa, sinceramente, non sarei stato in grado di tener testa a un mostro come Mistaman. Poi ho parlato con Blo, che è un mio fratello da tempo, e gli ho chiesto di fare un beat per “me, te e Mistaman”. Ovviamente, dopo poco tempo, mi ha girato questo beat clamoroso che è piaciuto a tutti e tre. Poi, come sai, Blo ha fatto una strofa monumentale, dunque di questo brano sono strafelice. State molto attenti perché Blo arriva con il disco nuovo e sarà una bomba (ovviamente l’ho già ascoltato :)

6) “Il tuo Spazio”. Un brano forte, quanto è difficile secondo te trattare determinati temi, senza cadere nel banale ma allo stesso tempo dare il giusto messaggio e rendere nel complesso il brano una traccia ad effetto?

Non penso che sia “una tracca ad effetto”, nel senso che, secondo me, è un brano sincero che parla di cose vere e attuali. Perché dallo storico brano dei 99 il mondo sembra essere cambiato ma se rileggi alcuni versi del loro testo, cos’è cambiato? “Forse un tossico che muore proprio sotto al tuo balcone, forse un inaspettato aumento d”o pesone, forse nu licenziamento in tronco d”o padrone, forse na risata’nfaccia ‘e nu carabiniere”. Ti rispondo io: non è cambiato niente.

7) La traccia numero 9 è una tra le mie preferite. Tu sei un artista molto legato al Reggae, basta ricordarsi il tuo passato e anche come scrivi tutt’ora, metti sempre quella barra che riporta a quel tipo di musica, quando ti sei legato anche a questa cultura del Reggae?

Mi sento più rappuso che regguso :) In ogni caso cerco di non fare distinzioni tra generi, cercando di non etichettarmi, perché questo renderebbe la mia musica molto più scontata e meno intrigante.

8) Arriviamo a “Senza una seconda possibilità”. Leggendo il titolo mi sono immaginato un brano che raccontasse di una “sconfitta”, ma poi ascoltandolo troviamo un brano che comunica speranza. Tu ed Ensi vi intersecate in maniera perfetta, come è nato questo pezzo?

È un brano che parla di tutte le fatiche che gli artisti fanno per rimanere a galla, Ensi era perfetto per questo brano e questa tematica, perché è il tipico rapper che, pur lavorando e vivendo della sua arte, non ha mai abbassato la guardia rimanendo sempre un autentico guerriero. Siamo stati felici di aver realizzato il brano insieme, visto che ormai ci conosciamo da più di dieci anni. Mi ricordo una frase che Ensi disse alla fine di un live fatto tra le periferie napoletane nel 2006 e che mi fece innamorare subito del personaggio: alle 5 di mattina durante l’aftershow disse questo “raga ma quanto cazzo è bello l’hip hop?”. Ci fu una standing ovation più che meritata da parte di tutte le persone che gli stavano accanto.

9) Cambiamo completamente discorso, non so se ti è capitato di vedere lo “sfogo” di Jax, dove dice di aver stravolto lui il mercato del rap Italiano e lo stesso genere. In parte secondo me ha ragione, per quel che riguarda le vendite, di meno invece per quel che riguarda l’hip hop italiano. Infatti negli anni bui di questa cultura in Italia, si può dire che lui non fosse riconducibile appunto alla scena rap, anche perché faceva tutt’altro genere, in quel periodo però uscirono dischi che vengono ancora ricordati come tra i migliori, come Mister Simpatia e Mi Fist. Tu durante quegli anni come vivevi questo periodo “buio”? E secondo te qual è stata la scintilla che ha fatto scattare la voglia nell’ascoltatore medio di dirigere l’orecchio verso il rap italiano? C’è un vero protagonista in tutto questo secondo te?

Allora, parto dicendoti che invece J-Ax è stato uno di quelli che, a mio avviso, ha dato un apporto molto importante all’hip hop e non solo al rap, “Strade di Città”, per quanto se ne possa dire, era un disco perfetto e soprattutto super hip hop. Sulla polemica di Ax non mi soffermerei tanto: le cose che ha detto fanno parte del suo lavoro, lui guida una macchina di successo da molti anni (molto bravo in questo, ci mancherebbe, e tanto di cappello) in cui il marketing e la comunicazione a volte sono più importanti del contenuto e della musica stessa. Penso che l’attenzione verso il rap sia di nuovo tornata alla normalità, penso che la gente si sia un po’ stancata dei fenomeni “web” che sanno lavorare con l’immagine e i social ma magari ancora non hanno imparato esattamente come stare sul palco per un’ora e mezza. Poi ci sono anche esempi celebri di “webstar” che invece la musica la sanno fare e anche bene.

10) Prima di concludere. Vivere con la musica, un sogno per molti, un obiettivo reale per altri, però a differenza delle altre scene estere, in Italia, per poter “vivere con la musica” sembra ci sia assolutamente bisogno di scendere a compromessi, altrimenti si resta nel limbo e ci si deve “accontentare” di fare musica e lavorare per potersi mantenere. Secondo te ci sarà mai un cambiamento in tutto questo o rimarrà sempre tutto uguale? La colpa può anche essere in parte dei locali che puntano sempre meno sulla musica live? (Di conseguenza, pagando il minimo o non pagando proprio, perciò senza supportare un’artista nonostante ci sia dietro la propria musica tanto sacrificio e tanto investimento.)

Sì, hai pienamente ragione, il problema parte proprio dai locali e dai promoter. Se i promoter/locali strutturassero le serate in un certo modo e con un certo criterio, sicuramente ci sarebbero più artisti in grado di vivere della propria arte. Il problema non è solo questo, però. Il pubblico di oggi scarica la musica e non la compra (l’abbiamo fatto tutti, ci mancherebbe) e mi chiedo: se davvero si è affezionati a un artista, comprare un disco all’anno è davvero una così difficile da fare? Penso che in Italia la domanda più frequente che ancora si fa a un artista sia sempre questa purtroppo “che lavoro fai?” e se rispondi “faccio l’artista”, replicano “dai non scherzare che lavoro fai?”. Questo purtroppo è lo specchio di un’Italia che dorme invece di sognare.

11) Concludi dando un consiglio alle nuove leve della tua terra e dacci un saluto a modo tuo!

Il consiglio che do alle nuove generazioni è di ascoltarvi il mio disco :) Un saluto ai fratelli di HipHopMN per lo spazio e la visibilità: io e voi della stessa pelle. Bless!

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