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Enigma ci mostra il suo lato più “rude” – Intervista

Enigma ci mostra il suo lato più “rude” – Intervista

Col tempo Enigma si è sempre fatto più spazio nella scena italiana imponendo il suo stile molto d’impatto. Prima con il team Machete alle spalle, e ora in solitaria con il suo ultimo disco “Shardana”

Con lui abbiamo fatto una chiacchierata proprio in occasione dell’uscita dell’ultimo album.
Enigma (foto Riccardo Melosu)

Diamo il benvenuto ad Enigma su HipHopmn!
Sei in uscita con il tuo nuovo disco “Shardana”, cosa ti ha portato a scegliere questo nome come titolo?

Ho pensato a qualcosa che potesse rappresentare l’aggressività e l’impatto che a mio avviso traspare dal suono e dalle liriche, perciò l’immaginario di un guerriero leggendario, che si dice possa avere avuto origine sarde, mi sembrava perfetto.

In “Shardana” si può trovare un Enigma diverso da quello che si conosceva, appare evidente un grande lavoro su te stesso e sul tuo modo di approcciare alla musica, arrivando ad una vera e propria evoluzione.
Sei d’accordo?
Se sì, puoi spiegarci come si è sviluppato questo processo di evoluzione?

In realtà penso semplicemente si tratti della normale evoluzione di un’artista anno dopo anno. Ogni progetto è fotografia delle emozioni che provi in quel periodo, e questa volta ne è venuto fuori un qualcosa di “rude”. Poi è chiaro che più acquisisco esperienza, più miglioro dal punto di visto tecnico, e della cosiddetta “delivery”.

Tu hai sempre avuto tantissimi produttori nei tuoi dischi passati, in questo invece hai optato per una scelta diversa, affidando a Kaizén metà dei beat del progetto.
Come mai questo cambio di abitudini sul punto di vista del tappeto musicale?

Per una volta volevo sperimentare il discorso di avere un produttore predominante. Con Kaizén ci conosciamo da una vita e lavoriamo costantemente a stretto contatto, il che significa raggiungere anche un’empatia suono-liriche non indifferente. È come quando ti produci una roba da solo, inevitabilmente ci scrivi meglio: in questo senso appunto siamo una cosa sola.

I tuoi dischi non hanno mai avuto durata eccessiva, però questo è sicuramente il più “corto” che hai fatto. 12 pezzi di cui solo tre di questi superano i tre minuti di durata.
In effetti il progetto scorre davvero benissimo, puoi ascoltarlo anche 2-3 volte di seguito senza accusare la stanchezza.
La mia domanda, però, riguarda altro. Ormai quella di fare pezzi che durano poco più di 2 minuti è diventata una scelta di mercato ben definita, una scelta a cui deve sottostare anche “il poeta del secolo ventuno”?

Essere “del secolo ventuno” significa appunto stare al passo coi tempi. In sintesi: se posso arrivare a far capire bene il mio messaggio/stato d’animo dei miei testi un po’ più complessi con questo “escamotage”, perché no?

Invece, cosa vuoi fare intendere con il verso: “Che l’Hip Hop è religione ci credo ma fotte nada d’esser parte del clero”?

Che rispetto la solennità dell’Hip Hop come cultura radicata, ma non mi interessa essere un ottuso seguace di certi concetti che vanno tra l’altro secondo me a “ghettizzarlo” troppo. Oltretutto non avrei le competenze di essere il portavoce di una cultura del genere.

Nel disco c’è una barra in cui sostieni: “Mi sento più scrittore e meno rapper e lo ammetto”.
Tempo addietro lessi un post di un altro artista che si lamentava degli rapper che vengono definiti “Buone penne”. Diceva “Se ho a che fare con una buona penna leggerò sicuramente il suo libro, ma non vedo perché dovrei ascoltare il suo disco”.
Cosa pensi di quest’affermazione?

Penso dal canto mio di aver lavorato molto appunto sulla musicalità e su altri aspetti di ciò che faccio, perché appunto scrivere bene non basta.

Ci puoi spiegare meglio cosa sono per te i “Sobborghi di me stesso”?

Sono le parti più intime, sconnesse e scure di me. Non per niente in quella traccia ho fatto liricamente e musicalmente proprio quello che volevo, senza pensare.

Ne “La Cenerentola del Ring” fai un parallelismo tra te e James Jay Braddock.
Che similitudini e che differenze trovi tra voi due?

Mi ritengo anzitutto un umile come lo fu lui. Certamente io non ho passato le avversità che ha passato Braddock, però diciamo che mi piace l’idea di fare un percorso di rinascita come il suo, attraverso dedizione, valori e serietà.

Da Enigma traspare un’inclinazione ed una preparazione classica a cui non si può rimanere indifferenti. Che cosa stai leggendo in questo periodo e quali sono i libri che ti hanno formato di più nella tua vita?

In realtà mi piace spizzicare qua e là, non ho autori di riferimento a dirla tutta. Da Palahniuk a Coelho, da Castaneda ai libri biografici sugli sportivi. Tutto mi lascia qualcosa, così come i film di vario genere.

Dopo “Shardana” è previsto un tour in giro per l’Italia?

Assolutamente sì, aggiorniamo costantemente le date sui miei social:

Facebook: EN?GMA
Instagram: @enigmarcello
Sito Web: www.enigmartist.com

A cura di Davide Frascogna

Qui di seguito invece potete ascoltare l’intero album su Spotify:




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