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Intervista a Soulcè & Teddy Nuvolari

Intervista a Soulcè & Teddy Nuvolari

Soulcè & Teddy Nuvolari

1) Bentornati ragazzi e saluti da parte di tutta la redazione di Hiphopmn! Iniziamo subito: la prima parola che mi viene in mente ascoltando “Soundtrack” è ‘elettronica’! Non vi è di certo nuova, ma cosa rappresenta per voi questa parola? In che modo secondo voi valorizza il vostro lavoro?

Ciao a voi e grazie per questa bella ospitata! L’elettronica c’è sempre stata nei nostri lavori, anche i brani più jazz e blues che abbiamo tirato fuori dal cilindro nella nostra storia, avevano sempre una prepotente base elettronica su cui crescere e costruirsi. “Soundtrack”, è un disco di musica elettronica con il cantato sopra: non ci siamo voluti mettere né limiti né paletti, Teddy stava ricercando un suono che potesse essere contemporaneamente moderno, potente e giusto per le mie storie, e questo è quello che ne è venuto fuori. E siamo ovviamente molto soddisfatti del risultato finale.

2) Parliamo adesso dei contenuti…sono sempre contento quando sento i testi impegnati. C’è una rima in particolare o un pezzo di “Soundtrack” che vi rappresenta di più?

In ogni brano c’è una quartina o una rima o un verso che, per me, spicca sugli altri, e funge anche da guida per poter leggere tutto il brano in un certo modo. Se dovessi scegliere una canzone o addirittura una rima sola e farne paradigma dell’intero album, però, avrei molte difficoltà: nonostante la coerenza sonora e lirica che abbiamo cercato di mantenere nelle quattordici tracce del disco, ogni canzone è un mondo a sé, ed è giusto che sia così e che abbia vita propria. La prima che mi viene in mente, perché mi è venuta voglia di dirtene almeno una, è proprio nella title track, “Soundtrack”, e così recita: “ho paura dei re / ho paura dei servi / i primi decidono e gli altri ti uccidono / mentre gli urli che smetti / mentre gli scopri i difetti”. Ci sono tanti di quegli spunti di riflessione in queste trenta o quasi parole che potremmo discuterne per ore.

3) Qual è, invece, il pezzo che vi ha dato più difficoltà a livello creativo?

Abbiamo lavorato benissimo e con molta serenità su tutti i brani, lasciando che le nostre emozioni, prima ancora che la nostra ratio, ne decidessero struttura e forma. Forse solo con “Revolver” abbiamo dovuto fare diversi tentativi prima di riuscire a far quadrare il cerchio, ma ne è venuta fuori una super hit che ci fa credere che ne sia valsa la pena.

4) Oltre ai contenuti è apprezzabile anche la tecnica. Se ci sono, avete come riferimento degli artisti in particolare a cui vi ispirate?

Gli artisti di riferimento per noi sono sempre di più: a quelli che ci sono sempre stati se ne sono aggiunti e se ne aggiungono ogni giorno tanti altri, ed esiste nel mondo così tanta musica che non smetteremo mai di conoscere altri artisti che ci piacciono e da cui farci ispirare. Per cui potrei nominartene cento di artisti di riferimento, volando senza problemi da Anderson .Paak a Cremonini, dai Roots a Drake, da De Andrè a Flume.

5) Se vi chiedessi di mettere in play un pezzo adesso, quale sarebbe? Tra le ultime uscite, anche internazionali, c’è qualcosa che secondo voi è da consigliare?

Metteremmo in play l’ultimo disco di Murubutu, “L’uomo che viaggiava nel vento” e “Body Wash” di Mndsgn. Ma quanto ci spostiamo?

6) Guardando al futuro: qual è l’obiettivo di “Soundtrack”?

Conquistare il mondo, naturalmente. Ma non solo il mondo della musica. Il mondo, proprio.

7) Soulcè, la tua vita è divisa tra recitazione e rap: in che modo si incontrano questi due mondi? Ti è mai capitato di scrivere un pezzo pensandolo per un monologo per poi trasformarlo in canzone?

Alcuni miei pezzi, da sempre, sono in realtà dei monologhi in qualche modo. Anche in questo disco brani come “Supererò(i)”, o “SCTF_Soundtrack”, o “Porpora”, o “Un piccolo fastidio”, detti ad alta voce e senza musiche potrebbero sembrare dei piccoli pezzi di teatro in rima. Quando mi capita di partecipare a dei poetry slam, e quindi recito i miei versi rigorosamente a cappella, mi rendo conto a pieno di questa cosa. Infatti, anche perché arricchito da queste esperienze un po’ in un punto di mezzo tra il rap e il teatro, sto pensando da un po’ di scrivere qualcosa ad hoc per unire queste mie due metà.

8) Grazie mille ragazzi, vi lasciamo i complimenti e un grande in bocca al lupo! C’è un’ultima cosa che vorreste dire a chi sta leggendo l’intervista?

Grazie a voi, per lo spazio e per le belle parole. Viva il lupo ora e sempre. E se stai leggendo quest’intervista, vuol dire che del nostro mondo un po’ magico e un po’ strampalato, in qualche modo ne fai parte. L’unica cosa che devi fare quindi, oltre a restare a bordo per l’eternità, è invitare sull’astronave Soulcè & Teddy Nuvolari chi non ha ancora avuto modo di viaggiare con noi nello spazio.

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