1) Bella K-Ant! Ti do il benvenuto a nome dello staff su Hiphopmn!
La prima domanda è quella di routine, come ti sei avvicinato al mondo dell’Hip Hop, qual è stata la scintilla che ha fatto esplodere questa passione, e quale quella che ti ha portato ad andare oltre il rap?
Ciao ragazzi e un saluto a tutti i lettori di Hiphopmn. Beh, il mio approccio al mondo dell’hip-hop è stato un po’ tardivo, risale a metà degli anni ’90 e grazie agli Articolo 31. Più che una passione verso questa cultura, la mia è una vera e propria passione per la scrittura in metrica rap, perché mi viene molto più semplice e naturale scrivere in questo modo. Andare oltre il rap… direi che tutto è nato nel periodo in cui sono stato il cantante di un gruppo ska (i Mo’ska), in cui ci si contaminava a vicenda essendo in 8 componenti. Per cui alla fine di quella esperienza nel 2008, avendo ripreso in mano questo progetto da solo, avevo voglia di proseguire su quella falsa riga, mettendo su una band che unisse il rap al rock e ai suoni in levare oltre che elettronici.
2) Tu e il tuo gruppo siete originari di una piccola realtà della provincia Barese, quali sono state le difficoltà incontrate, e soprattutto come le avete affrontate ?
Tecnicamente la band ha sede a Molfetta perché i 2/4 sono molfettesi (bassista e chitarrista), io sono di Bisceglie mentre il batterista è di Terlizzi. Le difficoltà sono tante, perché si prova ad emergere dalla provincia, si prova a darsi visibilità con i contest che sono molto importanti in questo senso, e si cerca di fare amicizia con altre realtà musicali in zona e non solo, per un supporto reciproco. E anche quando sembra che con la vittoria di un bando le cose possano cambiare in meglio non sempre poi la realtà rispecchia le aspettative, perché ci si deve confrontare e spesso scontrare con presunzione, incompetenza e poca umiltà delle persone a cui ti affidi.
3) Dal 2011 in poi avete girato l’Italia, vincendo parecchi contest e aprendo anche concerti di spicco come Caparezza e Manu Chao, quale è stata l’esperienza per te più significativa, quale rifaresti e quale invece vorresti fare per la prima volta?
Siamo stati una band che sin da subito ha voluto mettersi in gioco scommettendo su sé stessi partecipando e affrontando tanti contest, e qualcuno abbiamo avuto la bravura e fortuna di vincere. L’”A.R.T. Medimex – ARCI Re.A.L. Tour 2012” è stata una bella boccata d’aria fresca inaspettata che ci ha permesso di fare qualche data in più in giro per l’Italia e anche opening importati come quello con i Persiana Jones al Carroponte di Milano, o uno dei più bei live che abbiamo mai fatto come quello al Tambourine di Seregno. Le esperienze con Caparezza e Manu Chao sono state di un’emozione incredibile, grandi palchi, grande pubblico, e per fortuna grande affetto da parte di chi era lì ad ascoltare e vedere live questi due grandi artisti. Beh, l’esperienza che vorremmo fare per la prima volta è avere un tour tutto nostro, organizzato da chi, come l’etichetta, in questo momento dovrebbe farlo, diversamente da ciò che sta accadendo ora in cui tutte le date live che ci sono le abbiamo cercate e trovate noi con enormi sacrifici da parte nostra.
4) Se qualcuno totalmente digiuno del sound dei K-Ant Combolution in generale volesse ascoltare il vostro lavoro, cosa gli direste per invogliare l’ascolto, qual è il concept dietro a “La concezione del tempo” ?
Di sicuro gli diremmo di ascoltare il brano n° 2 del nuovo album, “La rivoluzione del Ctrl Alt Canc”, del quale uscirà presto il videoclip ufficiale (autoprodotto) girato dagli Acqua Sintetica. È un biglietto da visita messo in tracklist all’inizio proprio per questo motivo, serve da presentazione per chi ci stesse ascoltando per la prima volta, ed è un sunto di ciò che è adesso il nostro progetto e il nostro sound. In realtà tutta la tracklist del nuovo disco è strutturata in modo tale da lasciar libero l’ascoltatore di entrar a far parte del nostro mondo dandogli assaggi dei nostri brani e del nostro sound, e con i testi portarlo all’interno di argomentazioni su cui vorremmo che chiunque spendesse un momento in più per riflettere. Non ci sono brani “autoreferenziali” nel disco, non è nella nostra politica di band esaltare troppo noi stessi, cerchiamo invece di lanciare messaggi con i testi lasciando che ognuno possa farlo proprio a suo modo.
5) Quale sarà il prossimo progetto, ci sarà un lavoro individuale oppure continuerete a fare i pezzi insieme?
È una domanda che mi e ci spiazza un po’. In realtà il progetto “K-ANT Combolution” è una band, non un “1+3” inteso come cantante + band. Per cui, il mio desiderio è quello di poter continuare così. Il disco “La Concezione Del Tempo” è nato in questo modo, abbiamo arrangiato insieme tutti i brani dandogli una veste rock perché è così che volevamo venisse fuori. Per cui, per il prossimo progetto spero davvero di poter realizzare qualcosa di ancora meglio, in circostanze decisamente migliori e con qualcuno che dall’esterno segua passo passo e con costanza il nostro progetto, e non solo nei ritagli di tempo come accaduto durante l’estate per le riprese del disco e che accade tutt’ora.
6) Nel vostro ultimo lavoro ci sono solo 3 collaborazioni di cui due made in Puglia, la prima è l’ormai famosissimo Caparezza l’altro la Band emergente Think about it, come mai queste scelte?
Tre collaborazioni, ma devo correggerti, tutte e tre sono pugliesi doc. Caparezza, Think About It, e anche Molla. Persone conosciute durante il nostro percorso musicale, in varie circostanze e con le quali ci si è trovati in forte sintonia su diversi fronti. E dal rispetto e stima reciproca sono nate le collaborazioni finite poi all’interno del disco. Tutte in modo differente: con Caparezza c’era la voglia di rendere pungente ma con la giusta ironia il tema della mafia trattato in “Nel lontano West”, con Molla la volontà di portare agli occhi di tutti una versione più concreta della figura dell’artista all’interno de “La mia giornata inutile”, e con i Think About It, beh con loro mi sono innamorato del loro sound caldo e molto funk/soul, e gli ho proposto il brano “La concezione del tempo” che ero certo fosse nelle loro corde. E in modo molto naturale poi tutto si è ritrovato al proprio posto come i pezzi di un puzzle.
7) Qual è la tua concezione di Musica, e quella di Hip Hop, secondo te le due cose come sono in relazione tra di loro?
La mia concezione della musica è che questa deve comunicare qualcosa. Deve dire e dare qualcosa a chi ascolta. E credo sia la stessa missione dell’hip-hop. La musica non è solo per noi stessi, non serve ad elevarsi agli occhi di chi ci vede da sotto un palco, serve a far riflettere e sognare, serve a coinvolgere le masse, di diversa estrazione sociale. Deve servire ad unire e non ad allontanare. Certe volte nel rap, e lo vediamo ancora oggi purtroppo, la musica viene usata come momento di scontro e insulto, ed tutto ciò che io non approvo, né condivido, né supporto, in qualsiasi sua forma. Il male del rap sono proprio questi “rapper” che si ostinano e continuano a registrare brani in cui l’unica cosa che sanno dire è “io son meglio di te, tu sei peggio di me”. L’apoteosi dell’idiozia.
8) L’intervista è finita, pace. Vi ringrazio a nome dello staff per la disponibilità e vi auguro di continuare a spaccare, un saluto ai nostri lettori
Grazie a voi per questa intervista, e grazie davvero per lo spazio che date a tutti i progetti come il nostro che prova con le proprie forze a fare musica e a dire qualcosa con ciò che fa.