1) Bentornato Lustro, oggi ti chiediamo qualcosa a riguardo del tuo nuovo album, “L’anno della luce”, lavoro secondo me veramente interessante.
Spiegaci innanzitutto come hai iniziato a lavorarci sopra, hai sin da subito pensato ad un concept che seguisse quella direzione, cioè sapevi già come volevi impostare l’album?
Ciao, grazie per il bentornato, in questi anni non mi sono mai fermato. Ho iniziato a lavorare al disco più di tre anni fa partendo dalle produzioni, mentre contemporaneamente portavo avanti il progetto degli ep della serie “the Experiment” (scaricabili gratuitamente sul mio sito www.lustromusic.com).
Dopo aver arrangiato i primi beat li ho fatti rielaborare a Dj Dust e Grillo e da quel sound ho aperto la strada agli altri producer che ci sono nel disco come Fid Mella, Donuts, K9. Quindi il concept di partenza è stato incentrato sulla musicalità.
2) Ascoltandolo, ho notato che una buona parte dell’album esprime malinconia, come nella traccia numero 8: “Cerco”. E’ una scelta voluta quella di voler trasmettere queste sensazioni per gran parte del progetto?
In parte voluta, in parte è una mia esigenza personale. Di solito mi ritrovo a scrivere proprio in quei momenti di malinconia, o quando si accumulano tensioni emotive interne che hanno bisogno di essere sfogate. Scrivo come se fosse un diario personale, c’è tutta la mia vita recente in questi testi.
3) Noto anche che nomini spesso l’Italia, non voglio che venga frainteso, perché ne parli in modo intelligente, come se fosse la tua donna, ciò che ami, come se te la stessero maltrattando mentre tu sei “inerme”. E’ solamente una mia impressione oppure è proprio quello che volevi comunicare?
Si ho voluto raffigurare l’Italia come una bellissima donna che viene abusata e maltrattata dall’ignoranza, dalla corruzione dalla malavita, da una classe politica che la sta mandando in rovina. C’è un’pò la sensazione di impotenza di fronte a un sistema marcio fino alle radici, ma c’è anche la voglia di agire per cambiare le cose dall’interno. Andrebbe stravolto proprio il modo di pensare e di agire, serve un cambiamento forte. Per fortuna qualcosa si sta muovendo.
4) Nella traccia numero nove, “Linea Gialla”, tratti un tema molto interessante. Una tematica che rischia di venire sottovalutata, il brano non è solamente una critica allo stato, ma è diretto anche a tutte quelle persone che non rischiano, sia per ciò che viene imposto, per i dogmi o le paure. Inizia con una frase che sentiamo spesso in stazione: “non oltrepassare la linea gialla”, quindi stiamo parlando di non oltrepassare i nostri limiti. Secondo te, nel rap, c’è la paura da parte di molti mc di superare la “Linea Gialla”? Cioè di provare a sperimentare, vuoi perché molti della vecchia scuola, crescendo con quei suoni e quei concetti, ancora faticano ad accettare quella che alcuni definiscono evoluzione?
Si hai colto un ottimo taglio in questa interpretazione. Non è da tutti sperimentare, provare a trovare un suono nuovo, che sia per paura o insufficenza creativa si tende a rimanere, per inerzia, legati totalmente al passato. Per di più spesso prevale lo spirito di emulazione verso ciò che va, quindi finiscono per suonare tutti uguali.
Fare bene musica non è facile, quindi per alcuni rimanere nella propria confort zone aiuta a fare ciò che già sanno fare.
5) E sempre riferendoci al brano nominato prima, quale pensi possa essere in ambito musicale una tua “Linea Gialla”?
Per quanto mi riguarda cerco sempre di superare i miei limiti, negli ep che hanno preceduto il disco ho sperimentato sonorità un’pò fuori dai canoni dell’hiphop. Nel disco ho provato a cantare più del solito nonostante non sono molto confident con questo aspetto, volevo dare un apertura musicale maggiore. Il risultato mi soddisfa ma continuerò a lavorarci su e studiare per poter essere più forte vocalmente.
6) Passiamo alle collaborazioni: mi piace ascoltare i featurings perché adoro vedere intersecarsi le menti diverse degli mcs, puoi spiegarci come sono nate?
Le collaborazioni presenti nel disco sono con persone che stimo molto artisticamente e che ho la fortuna di avere come amici.
Ogni brano è stato pensato e adattato allo stile e l’attitudine di ognuno di loro.
Basta sentire la differenza che c’è tra i brani con Hyst e Jesto, sono fratelli ma il loro modo di fare musica è diverso. Stessa cosa per i brani con Mista o Solucè, ho voluto rispettare proprio questo aspetto.
Il pezzo Microphones Killarz è proprio con il sound che avevamo nell’ultimo disco assieme, ma suona comunque molto attuale.
7) Mentre riguardo la scelta dei beats: hai scritto semplicemente su quelli che ti piacevano di più o sono stati ricercati e richiesti in questa specifica maniera, con questi sound?
Di partenza ho scelto i producer in base al suono che volevo, poi ognuno di loro ha avuto delle indicazioni di massima e mi ha mandato dei beat fatti ad hoc.
8) Un’artista in particolare con il quale non hai mai collaborato e ti piacerebbe farlo?
Ti direi Ray Charles e Steve Wonder (ride), magari in un altra vita. Tra gli artisti a me vicini mi piacerebbe fare un pezzo con Johnny Marsiglia e Big Joe.
9) Hai già in mente di rimetterti “a lavoro” a breve oppure ti prenderai una pausa?
Al momento sono concentrato sulla promozione del disco e i live. Ma sto già elaborando idee e iniziando a preparare il terreno con Giancarlo Prandelli, il produttore della Gne Records, per il prossimo disco, voglio farlo tutto suonato con una band.
10) Ti richiediamo un altro saluto a modo tuo.
Nel salutarvi auguro ai lettori di cercare la propria luce interiore e mostrarla al mondo, è una sensazione fortemente piacevole e di grande libertà.
Gya!
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