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Zampa – Nuova intervista su Il Richiamo della Foresta

Zampa – Nuova intervista su Il Richiamo della Foresta

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In occasione del live del 21 Maggio al Barrios (MI) organizzato da Skynight, dove si esibivano Jack The Smoker, Zampa, Claver Gold, Mirmo Riot e molti altri, abbiamo approfittato per fare una chiacchierata con Mr. Zampini, reduce dall’uscita del suo ultimo disco “Il Richiamo della Foresta”. Di seguito quindi le nostre domande riguardanti prevalentemente tale lavoro.

1) Ciao Zampa! Ti diamo il bentornato su Hiphopmn! Da un mese circa è uscito il tuo ultimo lavoro “Il richiamo della foresta”, che ricordo lo definivi su un tuo post su Facebook il miglior disco che hai mai concepito. Ora che è uscito ed è stato recepito dai fan senti di poter confermare ciò? Sei soddisfatto dei feedbacks che stai ricevendo?

L’album è uscito da un mesetto e in questo periodo sono abbastanza contento di come sta andando il disco. A livello personale confermo che è l’album più bello che ho fatto e sono assolutamente contento. Più che altro è esattamente l’album che volevo fare e, come ho scritto più volte, è la chiusura di un cerchio che comprende tutto quello che ho fatto a partire da “Gorilla Guerriglia”. Non chiusura perché non scriverò più, ma perché riprende tutto il percorso che ho fatto e secondo me lo conclude bene. A livello invece di riscontro, tenendo conto che è uscito autoprodotto ed erano sette anni che non usciva un mio disco solista, sono abbastanza contento. Abbiamo stampato 500 copie e le abbiamo finite quasi tutte, ce ne rimangono una sessantina. Quindi il riscontro è stato buonissimo e il live di questa sera è il primo live che faccio dall’uscita del disco. Ovvio che rispetto ai numeri che fanno altri artisti ti viene sempre da dire “mi piacerebbe fare un po’ di più” però comunque son soddisfatto considerando i nostri mezzi e obiettivi e sono anche contento dei feedback che stanno arrivando. Mi sembra che il disco stia piacendo e questo fa assolutamente piacere.

2) Il disco è caratterizzato prevalentemente dal mood un po’ malinconico a cui ci hai già abituato da un po’ coi precedenti lavori, ma c’è una traccia in particolare a cui sei più affezionato o di cui sei particolarmente soddisfatto?

Cavoli, in realtà sentivo oggi un po’ di gente che mi diceva che è il mio disco meno malinconico, però c’è comunque un po’ di struggle (ride, ndr) perché comunque è il mio modo di scrivere, ma molti comunque mi dicono che è un po’ più solare.
Come tracce, sicuramente sono legato moltissimo a “City Blues” che è il primo singolo che abbiamo fatto, anche perché in realtà l’avevo scritta su un altro beat. Poi “Precipitare” anche, ma sono legatissimo a “Blue Bird” che è ispirato a una poesia di Bukowski che parla proprio dell’attitudine a esprimersi, cioè tutte quelle sensazioni che ti porti dentro e a volte hai paura a tirarle fuori. Non sono un grande esperto di poesia ma questa mi ha colpito molto e ho deciso di provare a metterla in musica.

3) Una traccia che personalmente mi ha colpito molto è “Z.A.M.P.A.”, dove ci sono parecchi riferimenti ai fan, a chi ti ascolta, ai vecchi dischi, alle storie e opinioni che ti senti dire sulla tua musica. La domanda è un po’ strana, ma qual è la cosa che più ti senti dire riguardo la tua musica e/o i tuoi dischi?

Il pezzo l’ho scritto perché mi sono accorto che c’è molta gente che ancora non mi conosce anche se son tanti anni che sono in giro. o magari c’è gente che mi seguiva all’inizio poi ha smesso e quindi non sa che ho fatto altra roba nel mentre, anche perché non è che i miei lavori abbiano mai avuto tantissima promozione. Come ti dicevo questo disco è la chiusura di un cerchio e quel pezzo lì voleva essere un raccontarmi da quando ho iniziato fino ad oggi e ripercorre tutte le tappe sia a livello di rap che di crescita personale. Quello che mi sento dire più spesso è che mi posiziono in un mondo un po’ mio rispetto alla scena italiana a livello sia di tematiche, che di slang, che di attitudine, ma questo alla fine è dovuto al posto da cui provengo. Ogni tanto qualcun altro mi dice “Cazzo, rispetto ad altra gente dovresti svoltare di più, fare più views, vendere più dischi” ma non so mai se me lo dicono per amicizia o per altro (ride, ndr).

4) Sempre in questo pezzo dici “Non seguo la moda, non sono il capo del ghetto, non me ne frega un cazzo del tuo cazzo di rispetto”. E’ una critica velata alle nuove tendenze del rap attuale, sempre più direzionato verso un’impronta molto “street”?

No, io ascolto di tutto e mi piace di tutto e a livello di hip hop non sono mai stato un integralista che dice che il rap va fatto solo in certo modo. Un po’ perché non me ne frega tanto, un po’ perché penso di essere abbastanza open-minded; però so bene quello che piace a me e cosa mi piace fare e si vede che a livello di musica e mosse discografiche non mi muovo per assecondare qualcuno. Non faccio certi tipi di pezzi e non sto tanto a postare sui social come si usa fare adesso. Ora che va di moda un’attitudine un pochino più street e tanta gente si è reinventata, io continuo a essere lo stesso, come sono negli album lo sono nella vita vera e questa è una cosa che ha sempre contraddistinto me sia i ragazzi che son con me. Questo è quello che intendo con quella frase: me ne frego delle mode e di cosa gira ora nella scena, io continuo a fare la mia roba perché mi fa stare bene, a prescindere che agli altri piaccia o non piaccia. Ognuno fa il suo alla fine…. basta che poi non mi vengano a rompere i coglioni (ride, ndr).

5) Nel disco sono presenti due tracce che si discostano dal mood degli altri pezzo, ovvero “Ronin” e “Lontano dai guai” con Coliche e Louis Dee, soprattutto per sound e modo di rappare. Come mai la scelta di inserire questi brani? Volevi misurarti su sonorità un po’ diverse da quelle a cui sei abituato?

A me le sonorità moderne che vanno adesso piacciono un sacco, quelle che vengono definite trap. Ho scelto di inserire questi brani per prima cosa perché sono prodotti da due persone che stimo un casino, ovvero Mekoslesh e Retraz, e da sempre c’era la voglia di fare qualcosa assieme e mi hanno fatto ciascuno un beat secondo i miei gusti e il loro modo di produrre; per secondo perché quando mi hanno mandato questi beats mi sono piaciuti molto e ci ho visto un mondo dentro e ispirazione per scriverci; terzo perché come tutti i rapper ho bisogno e voglia di confrontarmi con cose nuove. Mi son divertito a scrivere questi pezzi perché sicuramente sono diversi come attitudine, ci ho visto un mondo che magari non riuscivo a vedere in altri pezzi e sono soddisfatto del risultato fine. Non è stata una cosa studiata a tavolino, avevo questi beat semplicemente e sono finiti nel disco, sicuramente con l’ottica del provare a fare qualcosa di diverso e anche per non avere tutti pezzi con atmosfere uguali, e difatti penso che questo disco sia più eterogeneo rispetto ai precedenti.

6) Nella nostra precedente intervista fatta in occasione dell’uscita de “I Giorni del Condor” ci avevi accennato che eri di nuovo al lavoro con Capstan e Non Dire Chaz su un seguito di quel disco intitolato “L’Ombra del Condor”. Puoi dirci novità su questo e in generale sui tuoi progetti futuri?

Dopo “Detox” di Dre c’è questo ahaha. Comunque con Capstan ci vediamo praticamente tutti i giorni e il 90% della musica che facciamo la facciamo assieme, quindi sicuramente faremo dell’altro. Chaz è un po’ incasinato per motivi di lavoro quindi ora non sta producendo tantissimo, anche se sta facendo comunque cose nuove. Faremo sicuramente altro assieme, non so dirti né quando, né come, né se manterrà quel titolo, ma sicuramente ci sarà qualcosa. Dal lato mio, devo dire che con l’uscita di questo disco sono molto infottato e quindi ho un sacco di voglia di scrivermi e fare pezzi. Ora mi sto dedicando a fare dei featuring che avevo messo da parte, però l’obiettivo è di rimettermi sotto al lavoro per Settembre. Non so ancora cosa farò, ma so che voglio fare altro di nuovo. Poi una cosa figa è che i live dell’album sto cercando di portarlo in giro con una band di musicisti, dei ragazzi di Verona che conosco da un sacco di anni, anche perché ci sono un sacco di pezzi malinconici che magari dal vivo alle jam non rendono tanto e quindi l’idea sarebbe di raggiungere una dimensione live suonata di questo disco, visto anche che io ho iniziato a fare musica suonata con la chitarra quando ero bambino, e magari in futuro fare un disco totalmente suonato.




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