1) Ciao Pin! Ti ringraziamo per quest’intervista concessaci. Come nostra consuetudine iniziamo chiedendoti come ti sei appassionato al rap e alla cultura hip hop, come hai iniziato a rapare e se, col senno di poi, sei soddisfatto di questa carriera intrapresa.
Ho iniziato come tutti, da ascoltatore, anzi da “divoratore” di dischi. Ho sempre amato il rap, e la cultura hip hop in generale, la considero parte di me. Il rap mi ha promesso di esprimere alcune parti nascoste di me ai più, per questo l’ho scelto; l’ho scelto e l’ho fatto mio…
Ho scritto centinaia di pezzi, e ora se guardo indietro non posso che considerarmi abbastanza soddisfatto di ciò che ho prodotto.
2) Parliamo del tuo ultimo lavoro uscito “The Equinox”, realizzato assieme a Kennedy: è un lavoro molto particolare e distante dalla maggior parte dei dischi che escono perlomeno in Italia.
Come avete concepito questo disco? Che riscontri avete ottenuto? Inoltre puoi darci qualche commento e spiegazione al booklet molto particolare della versione limited in copia fisica di The Equinox?
Kennedy mi passa beats quasi ogni giorno, e credimi, se avessi tempo e ancora tempo farei un disco alla settimana! Ma volevo fare qualcosa che fosse per me davvero speciale, non le solite punch.
Avevamo a disposizione dei beats un po’ particolari, in più io ero perso nel mondo esoterico e stavo ascoltando tutt’altro. The Equinox non è altro che il risultato di tante piccole cose: è ore ed ore di Led Zeppelin e Black Sabbath, di Aleister Crowley, di libri esoterici, di Rock progressive, di campioni pescati chissà dove ecc ecc… Abbiamo modellato il tutto e lo abbiamo reso come piace a noi, rap e grezzo, fuori dagli schemi.
Credo di aver fatto un buon lavoro, pieno di piccoli dettagli che lo hanno a mio parere impreziosito: inizia e termina nello stesso modo, con le voci al contrario; stairway to heaven e l’intervista di manson sono una vera perla; abbiamo unito due pezzi sotto un unico titolo solo per avere 13 tracce…
Ahahahah diciamocelo, eravamo fuori di testa! Quindi non mi stupisce il fatto che la gente non lo abbia capito poi così tanto…
Che dire del booklet, JO e Ilaria Gorgoni sono stati magnifici, hanno reso appieno ciò che volevo e ne hanno fatto un’opera d’arte. È fantastico, vedere per credere! È crudo, macabro, cupo… É parte del concept del disco. Lo adoro!
3) La maggior parte dei tuoi lavori è uscita in freedownload e quasi sempre da indipendente, escludendo QSE Nightmare uscito mentre eri sotto Blocco Recordz. La scelta di continuare il percorso da indipendente è voluta? Non senti l’esigenza di appoggiarti a una qualche etichetta magari per migliorare il lato di distribuzione e promozione dei tuoi lavori?
Per me la musica è passione, amore, è arte. La mia musica è prima di tutto mia, e deve essere come dico io. La scelta di essere indipendenti viene non solo da noi, ma anche da chi ascolta il rap oggi e da chi del rap ne ha fatto il proprio lavoro.
Ti spiego brevemente: io voglio avere carta bianca su tutto e capisco che ciò non si sposi bene con le “regole” che vengono dettate da un’etichetta, ma anche l’etichetta potrebbe chiudere un occhio se io fossi l’idolo di tutti e avessi un potenziale di vendita di migliaia di copie. Ma quando chi compra è fondamentalmente “ignorante” in materia, e chi vende è costretto ad accontentare chi compra, e chi finanzia non osa… Be’, Ecco che il nostro rap non trova spazio. È molto semplice.
Farebbe piacere a tutti vivere e campare di rap, anche a me. Bisogna vedere come e se è possibile la cosa.
4) Parlaci un po’ della scena rap della tua regione, la Sardegna; come la vedi? Secondo te è una scena così sottovalutata rispetto al resto d’Italia?
La scena sarda è a mio parere abbastanza buona: siamo in pochi, poco “motivati” ma nonostante tutto abbiamo un livello che non ha niente da invidiare ad altre regioni italiane.
Ci sono rappers che sono davvero bravi e meriterebbero più di quello che hanno.
La distanza dalle due “capitali” del rap, Milano e Roma, ci fa soffrire un po’ rispetto agli altri, siamo un po’ penalizzati sia per quanto riguarda i live, sia per quanto riguarda il confronto con gli altri, le opportunità, gli agganci ecc… Pian piano però stiamo riuscendo un po’ ad emergere.
Poi ovvio, c’è la Machete che è l’eccezione che conferma la regola.
5) In molti tuoi pezzi, possiamo sentire molte frecciate più o meno velate alla scena rap italiana, in particolare a quella mainstream; di conseguenza siamo costretti a chiederti: è veramente messa così male la scena rap in Italia secondo te? Non c’è nulla che salvi?
Il rap in Italia sta vivendo la sua golden age. Ora davvero si può fare il grande passo e diventare qualcuno mediaticamente parlando. Io non ho niente contro tutto questo, anzi… Questo non fa che accrescere l’attenzione su questo meraviglioso mondo, avvicina i giovani al rap e dà loro la possibilità di esprimersi in un modo nuovo.
Quelle che tu chiami “frecciate” sono solo il mio modo di vedere il rap e chi fa rap, sono abbastanza schietto. Molto di ciò che esce dalle major non mi piace, e anche rappers validi come i Dogo fanno delle cagate che le mie orecchie non possono sentire. Alcuni rappers famosi, come per esempio J-ax per me farebbero meglio a tapparsi il culo…
A loro spetta il compito di educare le masse, e invece fanno merda per 15enni, e questo non lo sopporto!
Altre realtà sono più vicine al mio modo di concepire il rap, anche se magari non sempre coincidono con i miei gusti musicali, come Propaganda o Machete che sono state capaci di ritagliarsi un grossa fetta di pubblico pur non passando in radio e/o scadere musicalmente.
6) Il tuo rap spesso viene etichettato come eccessivamente “ignorante” e autocelebrativo; come rispondi a queste “accuse”? Secondo te questo tipo di rap fatica a trovare spazio in Italia? Se sì, perché?
Be’ è vero, e quindi? Chi cazzo se ne frega. La musica italiana è per 9/10 fatta di canzoni d’amore e qualcuno ha il coraggio di dire a me che mi autocelebro troppo, sono gli altri che si autodeprimono troppo scrivendo pezzi sulla sofferenza che si prova alla fine di una storia!
Il pubblico vuole queste merdate quindi il mio rap resta dov’è, nell’underground. Il mio non è un lavoro, mi permetto il lusso di farlo come piace a me, quindi me ne fotto di ciò che dice la gente, alcuni apprezzeranno, altri no e sarà sempre così.
7) Puoi anticiparci qualcosa su tuoi prossimi progetti? Stai già lavorando a qualche nuovo disco?
Sto lavorando ad un nuovo EP con Kennedy e dj Yodha, sarà un piccolo ritorno all’ignoranza che ci ha contraddistinto in progetti come QSE Nightmare o Questo ÉP. A breve uscirà il singolo accompagnato dal video.
In più siamo al lavoro sul nuovo merch e su altri progetti musicali paralleli come Movimento II con Coliche. Parabellum non si ferma mai… Stay tuned!
8) L’intervista è terminata! Ti ringraziamo ancora una volta e concludiamo con un tuo saluto ai fan e a chi ci segue!
Un grazie a voi della redazione per lo spazio e l’impegno che mettete ogni giorno per supportare il rap e artisti come me, e un secondo grazie a chi mi segue e mi da ogni giorno la possibilità di essere quello che sono davvero, senza mai scendere a compromessi. Lunga vita al rap.
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