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Lince ci racconta “Lincertezza” – Intervista

Lince ci racconta “Lincertezza” – Intervista

Lince

Durante una serata in cui Lince si esibiva abbiamo avuto l’occasione di scambiare due parole con lui e con One Love Movement, la sua etichetta.

L’album è uscito pochi giorni fa. Raccontaci come è nato il progetto e quali sono le differenze rispetto ai vecchi progetti.
L:
Io prima ho sempre fatto pezzi su strumentali rubate, quindi era un processo molto istintivo, uno sfogo.
Ora le cose sono più serie, complice anche l’avere un’etichetta dietro (One Love Movement).
Ho curato molto di più il progetto, ad esempio è stato fatto un gran lavoro sugli arrangiamenti.

A mio parere, viene un po’ ripreso il contesto che c’era nei progetti con i Milizia Postatomica (MZP): basi spesso molto fresh arricchite da liriche taglienti e contenuti interessanti.
L:
Per quello che è la mia visione del rap, se non avessi contenuti da esporre non scriverei proprio.

Ma la cosa figa infatti è che non suona “vecchio”, troppo spesso per dare spazio ai cosiddetti contenuti si finisce per fare canzoni che annoiano.
L:
Io sono formato dalla vecchia scuola, però ho 25 anni, tutta la nuova scuola è la mia scuola.
Quindi adoro i suoni tamarri, però non adoro le stronzate. La roba deve avere un senso, piuttosto non farla, e questo è un po’ il mio punto di vista, che è lo stesso dei miei soci Milizia e di One Love.

Anche perché le solite quattro cazzate sull’hip hop sono state dette e ridette. Fare un pezzo nel 2016 che suona come nel 93 sarebbe (ed è) anacronistico.
L: Esatto, io adoro quel sound, però in Italia siamo sempre stati un po’ bloccati da certi meccanismi, vuoi per i centri sociali, per le posse, etc. Queste cose avevano senso in quel periodo, col passare del tempo sono scaduti tutti gli ideali, quindi rifarle adesso vuol dire non stare al passo con i tempi.
E questo sicuramente ha dato il largo a tutto quello che è il rap odierno, che a me può anche non piacere in alcuni casi, però spacca innegabilmente.

Anche a livello grafico il progetto è stato molto curato.
L:
Il ragazzo che mi ha fatto la copertina è un grande artista, si chiama Capitan Artiglio, lavora anche con Zerocalcare, e farà uscire un suo libro illustrato tra qualche anno.

Si nota che c’è molta Torino in questo progetto. Quanto ha inciso sul disco e sulla tua formazione artistica?
L:
Torino è strana, fino a 10 anni fa era “La FIAT”, il grigiore, la città industriale. Oggi è un polo universitario, giri per le zone e ci sono ragazzi proveniente da tutta Italia ed Europa. Hai uno scambio culturale con un sacco di persone, è una città viva.
A parer mio, il primo ad aver portato Torino con sé è stato Willie Peyote, che è anche un mio amico.
Anche per noi MZP Torino è fondamentale, noi siamo proprio torinesi, e anche il rap che esce da questa città ha uno stampo tutto suo. Nonostante Torino sia in qualche modo una capitale europea, è ancora molto periferica, come diceva appunto Willie è “sabauda”. Riesce a darti molte influenze e allo stesso tempo ti limita per certi aspetti, però ti impronta verso le cose che principalmente piacciono a te, poi chi se ne frega di come è il commercio.

E il progetto One Love Movement com’è nato?
OLM: One Love è nata come collettivo tra amici, insieme organizzavamo live e serate. Ora siamo diventati un’etichetta vera e propria unendoci con un’altra realtà molto affermata di Torino, cioè MakeNoize.
Da lì abbiamo deciso di concentrarci su tutta la marmaglia che avevamo dietro, che principalmente ora sono Giorgio Ferrini e Lince.
Le cose sono comunque a gestione famigliare pur rimanendo molto professionali. Quello che ci interessa è divertirci e allo stesso tempo lavorare bene.

Tornando al disco, le basi invece chi le ha prodotte?
L:
Perlopiù KD-One e Dinu. La maggior parte sono ri-arrangiamenti, io scrivevo la strofa su un beat americano e poi mostravo loro la mia idea. Altre volte invece mi arrivava il beat e ci scrivevo sopra di getto.
È stato un percorso abbastanza difficile, perché è molto più facile scrivere su un beat già edito, mentre ri-arrangiarlo e lavorarci sopra è diverso. Infatti ho chiesto più volte a loro di fare delle modifiche perché suonasse come piaceva a me.
Sicuramente è stato molto strano per me, perché prima io scrivevo il mio sfogo e lo facevo uscire, mentre adesso si parla di far uscire delle canzoni per un disco vero e proprio.

Dai tuoi pezzi si nota che sei un gran appassionato di libri. Quanto aiuta questo nella creazione di un testo?
L:
Secondo me è importante avere un sacco di input e riproporli agli altri, quindi deve essere una cosa che smuove te in primis e che può smuovere anche i tuoi interlocutori. È un discorso molto lungo, ad esempio ad oggi mi sembra che le persone non siano più curiose, mentre quello che a me ha sempre fomentato e spinto nella ricerca di cose nuove è proprio la curiosità.

Ad un ascoltatore attento magari anche solo un nome o una citazione può far scattare qualcosa, talvolta.
L:
Esatto. “Che storia è quella che sta citando? Andiamo a cercare.” E così via.
Purtroppo negli ultimi anni vedi sempre più scemare la curiosità da parte dei ragazzi, sono sempre più distanti. Troppi dicono “Che cazzo me ne frega”, ma in realtà te ne dovrebbe fregare.

E dai Milizia Postatomica cosa dobbiamo aspettarci?
L:
Stiamo lavorando ad un disco, stiamo facendo da ghost-writer per altri gruppi famosi, per il resto non ci abbiamo mai capito molto come gruppo (Ride). Siamo fratelli da 10 anni, abbiamo fatto vari progetti tra cui “Nevica su Folletti, Medici e Fantasmi”, l’ultimo EP uscito ($E77E) e altri progetti ancor prima. Facciamo quello che ci piace.

Prossime novità in uscita?
L:
Il prossimo singolo sarà “Omologarsi”, perché mi piaceva il fatto di destabilizzare l’ascoltatore.
Il primo singolo (Fatto Male) è molto old school come scenario, mentre il prossimo sarà “trappone”. Mi ha fatto piacere sentire gente che prima non mi conosceva che mi ha detto “Minchia spacchi, non hai usato l’autotune!”, e io gli ho risposto “Aspetta il prossimo singolo.” (Ride)
Perché, in realtà, non me ne frega un cazzo, faccio quello che mi sento senza dovermi chiudere in dogmi inutili.

Si ringrazia Lince, One Love Movement (Nicholas Sano Atzeni, Carlos Korven Guidone) e sPAZIO211 (TO).

Simone Giorgis




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