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Lord Madness – Il grande addio (Recensione)

Tracklist:
1- Parla la mia rabbia
2- Nuovo Charles Manson (Deep cover 2016)
3- Mi-so-Genius
4- Voce della coscienza
5- Storie di tutti i giorni (Stephkill intro)
6- Dal Vietnam alla Mecca
7- Tra il superflow e il superfluo…tra il genio e l’ingenuo (feat Dj Fastcut)
8- White afro (feat V’aniss)
9- Il 30 febbraio
10- Denuncio la mia ombra per stalking (feat Dj Fastcut)
11- White nigga’s black humor
12- Doggystyle (feat Doublejay)
13- Dio non ha il senso dell’umorismo
14- Michele vs Maddy
15- Volo come un’aquila (feat Stephkill)
16- Il grande addio

Lord Madness è notoriamente uno dei più particolari MC della penisola, capace di reinventare nei suoi testi il concetto di metrica e flow e sempre capace di divertire chiunque si approcci ai suoi dischi, con le sue punchline irriverenti e perfettamente piazzate. Oggi esce finalmente il suo primo progetto sotto “Glory hole”, l’etichetta indipendente che piano piano sta conquistando il posto di label principale dell’underground italiano, avendo dalla sua l’esperienza di rapper straordinari.
Non ve lo nascondo, Maddy è da sempre uno degli artisti che stimo infinitamente, una garanzia in tutto e per tutto, infatti non penso di aver mai ascoltato una sua strofa che mi abbia deluso. Su questo disco in particolare, “Il Grande Addio”, avevo speranze ed aspettative altissime ed averlo potuto ascoltare prima degli altri per recensirlo oggi, il giorno dell’uscita, l’ho visto come un privilegio, anche perchè mi sono ritrovato nelle cuffie una bomba a mano.

Da dove cominciare?
Potrei iniziare descrivendo “Il Grande Addio” come un disco tecnicamente e concettualmente perfetto. Preparato senza dubbio con cura e dedizione, ma soprattutto con pazienza ed intelligenza.
Perchè premettere ciò?
Perchè ci ritroviamo davanti ad un disco di ben 16 tracce, moltissime considerando che nella media dei dischi di oggi, dopo 10 canzoni già ti sei stufato. Invece ora è completamente il contrario, un ora di ascolto sembrano dieci minuti scarsissimi ed alla fine ti ritrovi con questo disco nelle casse per giorni e giorni, senza stancartene mai.
Tutto ciò diventa possibile grazie non solo al livello altissimo di rap che ritroviamo ne “Il Grande Addio”, ma anche grazie ai ritornelli orecchiabilissimi e molto piacevoli ed alle liriche a volte cariche dei sentimenti più puri, altre volte dell’ “I DON’T GIVE A FUCK RAP” più spietato, satirico e dissacrante che esista.
Proprio quest’ultimo, diventa il punto forte dell’album. In fondo, nella scena underground di oggi, ci sono decine di rapper capaci di utilizzare metrica e flow in modo pazzesco, ma pochi di loro riescono ad abbinare a questa bravura stilistica, la capacità di trasmettere emozioni o una semplice, fragorossissima risata. E diciamocelo, come si fa a non ridere sentendo barre massicce come: “Femminista prendi un cetriolo, fatti felice, lo so che nella tua idiozia ti sei autoimposta regole rigide”; oppure: “Quindicenni con l’apparecchio me lo prendono in bocca mentre si spremono i foruncoli”; o ancora, quella che considero il non plus ultra della punchline: “Eppure so della merda dal colore di Emma Marrone, ma queste se ne sbattono il cazzo Tiziana cantone” … Geniale.
Per il resto tutta ordinaria amministrazione per Maddy, rap facile, incastri invidiabili ed una tecnica sempre importante.

I featuring sono tutti canori, tranne per gli scratch di Fastcut, che si riconferma come fenomeno indiscusso in ciò che fa. Punto debole del disco sono i beat, che, tranne in alcuni casi, sono nell’ordinario, troppo poco per ciò che mi aspettavo. A sorreggere il tutto, però, basta Madness, che potrebbe rappare anche su uno snare composto dalle pentole della mia cucina e spaccare lo stesso tutto quanto.

Una cosa ci tengo a sottolineare, il rapper, con questo album, sancisce il ritorno in auge della terza strofa, che anche kiave nel suo ultimo disco ha definito a rischio d’estinzione. Ed è vero, ormai se ne sentono sempre di meno, poichè vanno ad appesantire fin troppo alcune canzoni. Certo, il problema per Lord Madness non si pone, lui è puro hardcore, pura genuinità e le sue terze strofe non puoi considerarle pesanti, bensì massicce, un po’ come non puoi considerare un disco che è un classico un semplice disco vecchio. Il paragone, non arriva a caso, solo il tempo sancirà l’entrata de “Il Grande Addio” nell’olimpo dei dischi che devi assolutamente ascoltare per avere una cultura generale solida del rap Italiano, ma diciamo che scommetto il mio euro, sulla vincita di Maddy alla prova del tempo.

Voto 8.5
Davide Frascogna




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